Splendidi cavalli al pascolo vi annunceranno un destino di tragedie. E ancora ragazzini-coniglio che fuggono in un gioco sanguinario, lucertole intrappolate che sognano vendetta, strane galline che covano uova gigantesche.
Chi potrà più dormire tranquillo?
I giorni delle bestie sono arrivati.
Recensione
Chi lo dice che l'horror non gode di libera cittadinanza nel Belpaese?
Se è vero che questo genere, a torto bollato come d'appendice nella ponderosa tradizione letteraria italica, non prospera sotto le Alpi, comunque qualche piccola eccezione non manca.
Se è vero anche che spesso queste fioriture extravaganti risentono abbastanza del loro scaturire da altre tradizioni, però questo non basta a classificarle come sottoprodotti di imitazione esterofila.
Esempio di questi esperimenti italiani è la breve raccolta di racconti di Stefano Pastor, sospesi tra tono favolistico e contenuto horror. Il tema annunciato dal titolo si traduce in un'ambiguità di fondo sul significato e sull'immagine della bestia. Se da un lato nell'immaginario popolare non mancano elementi legati al sentimento dell'orrido come aspetto del meraviglioso, il tratto che rende particolari queste favole moderne è la commistione dell'immagine della 'bestia' come icona di crudeltà con il tema horror dai toni ingenui legato all'innocenza dei bambini.
Innocenza che ha un valore di cui Pastor mette in luce una ricchissima vena di ambiguità.
I protagonisti delle sue storie sono sempre sulla soglia di due mondi che si sfiorano e mostrano somiglianze tanto enigmatiche quanto orripilanti: sono i mondi dell'infanzia e della paura.
Bambini sono i protagonisti di una versione horror del gioco della bottiglia, che si trasforma in una feroce scena di caccia, portando a galla limiti e inadeguatezza degli adulti come esempi di comportamento.
Bambini sono, condannati a un'eterna condizione di desiderio insoddisfatto, le vittime di un lupo mannaro donna, che associa a un senso materno instintivo e sensuale la ferocia e la sete di sangue del licantropo.
Bambino è nell'animo il modello brasiliano trasformato in puro involucro, sfruttato come manichino e immagine pubblicitaria in un ambiente perverso e privo di scrupoli.
Si associano spesso al mondo dell'infanzia nomignoli di animali come vezzeggiativi e sul ribaltamento horror di questo tranquillizzante stereotipo l'autore gioca, costruendo delle situazioni che rovesciano l'immagine innocua del mondo sdolcinato dei bambini. Il risultato è straniante e proietta il lettore in una dimensione allucinata che deforma le prospettive della realtà.
Seguendo lo stile semplice della narrazione, senza ricerca di profondità e meandri psicologici, privo di artificiosità e piano - per esempio il racconto che ha per tema il ruolo delle apparizioni dei cavalli nell'esistenza della protagonista ha un tono tanto semplice e lineare da sembrare quasi banale - il lettore oltrepassa la soglia dell'ignoto senza accorgersene e si trova in una realtà cambiata, dove diventa predominante l'elemento animale, o vegetale, come nel caso della statua di una santa ricavata da una foresta amazzonica, simbolo dell'eredità dei primordi.
E sono bambini e animali, nella loro purezza, che assume il significato di indifferenza morale alle idee di bene e male, simboli viventi di un'innocenza a tratti spietata e vendicativa, a guidare gli adulti nel percorso misterioso attraverso l'orrore.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: I giorni delle bestie
- Autore: Stefano Pastor
- Editore: Edizioni Il Foglio
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Fantastico e altri orrori
- ISBN-13: 9788876063534
- Pagine: 165
- Formato - Prezzo: Paperback - 14,00 Euro
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