Recensione
Fare il capitano dei carabinieri in una cittadina marittima come Maraglia può essere particolarmente problematico se, come il Capitano Osvaldi, non avete una spiccata simpatia per le barche. Per il solito perverso senso dell'umorismo del destino, infatti, i vostri concittadini sembrano intestardirsi nel compiere atti criminosi in zona porto o, peggio ancora, in alto mare e si accaniscono ulteriormente su di voi tentando di stordirvi con termini come randa, terzaroli e fiocco di cui ignorate candidamente il significato. In situazioni come queste conviene affrontare ogni cosa con calma e distacco, seguendo l'esempio del nostro Osvaldi, protagonista di queste sette piccole ma gustose pillole di mistero.
Nemesi di ogni carabiniere delle barzellette, il Capitano si presenta come un energumeno decisamente in sovrappeso e dalle movenze non proprio agilissime che però celano un intelletto acuto e una cultura fine ma mai esibita, fatto salvo per la debolezza per le citazioni di Bloch. "Nessun egittologo ha visto Ramsete" è infatti il leitmotiv che guida le sue indagini, una costante fatta apposta per tramutarsi in tormentone e che egregiamente riassume la tecnica investigativa di Osvaldi, basata sull'osservazione del dettaglio e l'ascolto paziente delle persone coinvolte che permettono la paziente ricostruzione degli eventi, come insegnava "papà" Poirot.
Infatti, come buona parte dei gialli italiani, anche questi racconti seguono la linea del giallo "classico", dove la tecnologia ha un ruolo tutto sommato minoritario, specchio della realtà italiana dove la scarsità di fondi non permette certo l'utilizzo di sistemi di indagine sofisticati ed avveniristici, soprattutto in località periferiche come l'immaginaria Maraglia. Se lo stile investigativo è classico, i crimini pescano ad ampio raggio dalla nostra attualità: mafia, corruzione, appropriazione indebita e più in generale tutto quel malcostume che infesta l'Italia in lungo e in largo e di cui Maraglia è ingloriosa sineddoche, quasi a voler celebrare quanto era solita dire un'altra creatura di Agatha Christie, l'anziana Miss Marple che, a chi le rimproverava di non conoscere la natura umana per avere trascorso l'intera esistenza in un piccolo ed appartato villaggio, soleva rispondere che un villaggio è come uno stagno, in esso si possono ritrovare tutti gli archetipi delle personalità umane.
Tramite le avventure del suo protagonista, Virginia Less tratteggia con ironia un ritratto del nostro paese pessimista ma non disfattista, in cui l'iniziativa del singolo non lascia spazio all'autocompatimento e lo fa con un linguaggio schietto, immediato e al tempo stesso curato e variegato, in grado di dimostrare che si può parlare del quotidiano in modo realistico senza per questo dover utilizzare una prosa spoglia, banale e ripetitiva. La struttura del racconto è sicuramente vincente per il tipo di storie che l'autrice vuole raccontare, così come mi sono sembrate azzeccate la disposizione dei sette racconti che compongono il libro,che segnano una sorta di diffidente percorso di avvicinamento del protagonista al mare, e la scelta di affidare la prima novella alla voce di un'abitante di Maraglia che compie una sorta di presentazione di luoghi e personaggi per poi lasciare il campo nei capitoli successivi al narratore onnisciente.
In definitiva quello del capitano Osvaldi è un'ottimo esordio sulle scene e non posso che augurarmi di rincontrarlo presto in libreria.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Mal di mare
- Autore: Virgina Less
- Editore: Autodafé
- Data di Pubblicazione: 2011
- ISBN-13: 9788897044130
- Pagine: 128
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 13,00
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