Recensione
Finalmente riedito, Redenzione immorale è il terzo romanzo di fantascienza di Dick. Per le tematiche affrontate, per stile, scelta dei personaggi, è ancora assimilabile ai "romanzi d'esordio", scritti e pensati nell'America del dopoguerra. Il potere, il controllo delle masse, la globalizzazione sono temi che dominano il decennio che, in seguito alla fine della seconda guerra mondiale, ha conosciuto una maestosa opera di ridisegno geopolitico.
L'altra faccia dell'America è la sua realtà provinciale, villette a schiera o condomini, moralismo e perbenismo, che in realtà attraversa costantemente tutta l'opera di Dick. Nei tribunali condominiali, nell'esasperato moralismo delle donne di casa, sta davvero tutta l'essenza del maccartismo.
La trama, a un primo sguardo, risulta già vista, anche troppo. Non è un mistero che Dick abbia scritto questo romanzo ispirato dal più celebre Fahrenheit 451, uscito in quegli stessi anni. Inutile dire il capolavoro di Bradbury sia inavvicinabile. Nella descrizione delle varie forme dell'arroganza del potere, nell'esaltazione della letteratura, specie quella fantastica e horror, del potere dell'immaginazione, l'omaggio a Fahrenheit 451 rasenta praticamente il plagio. Al lettore attento, tuttavia, non sfuggirà la preziosa chiave di lettura che Dick fornisce: l'ironia. A cominciare dal titolo, il cui adattamento italiano, c'è da dire, presenta un'inconscia e inconsapevole ironia: Redenzione immorale capovolge, con buona ironia, il Rimor, la redenzione morale del regime totalitario e ultrapuritano del romanzo. The Man WHo Japed è il titolo originale (l'unico titolo proposto dall'autore ad esser stato accettato dall'editore!): il burlone, traducendo alla buona, altri non è che il protagonista Alan Purcell. Ben diverso dal protagonista di Bradbury, Purcell è un ironico antieroe alla maniera di Zeno Cosini: è la sua schizofrenia, il suo sdoppiamento dei ruoli a salvarlo, a donargli l'ironia e a renderlo un eroe capace di smascherare il regime. Un'idea fortunata: c'è chi persino vede in lui il padre del futuro giustiziere folle, la cui massima è più felice incarnazione è nel mascherato V di Alan Moore.
Se l'ironia è un elemento destinato a sparire nelle opere più tarde di Dick, parecchie sono le costanti. Ritorna la colonizzazione dei pianeti extratterestri, che nei primi romanzi di Dick ha sempre un valore fortemente utopico, quasi "infantile"; segno di inequivocabile maturità è allora la scelta di Purcell di restare sulla Terra, rifiutando la fuga. Ridimensionata, anche se mai messa da parte, è la tematica puramente fantastica delle facoltà extrasensoriali. Del resto, erano gli anni di Superman.
Romanzo d'apprendistato, dunque? Pare proprio di no: c'è qualcosa che innalza il livello qualitativo di questo romanzo, chiedendone la ricollocazione: più che nei romanzi d'esordio, Redenzione immorale segna effettivamente uno spartiacque, tale è la sua carica anticipatoria. Lungi dall'apparire un calderone di idee malamente assortite, come i precedenti romanzi, è piuttosto un laboratorio tematico e stilistico; nei capitoli dedicati alla nuova vita del protagonista nei panni di John Coates, Dick gioca con la rappresentazione della realtà, anticipando di molto romanzi come Ubik, interamente giocato sul conflitto tra realtà diverse. Nel suo ruolo di demiurgo dell'informazione e dell'intrattenimento di regime, e soprattutto nel suo vero e proprio sdoppiamento della personalità, Alan Purcell anticipa persino la disgregazione dell'individuo che si compie nel tardo e più celebre Un oscuro scrutare.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo originale: The Man Who Japed
- Autore: Philip K. Dick
- Traduttore: T. Pincio
- Editore: Fanucci
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Collezione immaginario Dick
- ISBN-13: 9788834717769
- Pagine: 198
- Formato - Prezzo: Brossura - 17,00 Euro
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