Recensione
La tela degli dei intreccia i destini di Eva, splendida e dotatissima pittrice al lavoro sull'opera della sua vita, e di Davide, scrittore in crisi e sull'orlo dell'alcolismo impegnato nella stesura del suo ultimo libro. L'esistenza dorata di Eva, che si muove a suo agio tra aste e ricevimenti, ammirata e corteggiatissima, a prima vista non potrebbe sembrare più distante da quella di Davide, che vive isolato in una grigia residenza di periferia. Eppure entrambi, pur vivendo in tempi, luoghi e modi diversi, hanno in comune una concezione assoluta dell'arte, una rigidissima interpretazione del processo creativo, e una sostanziale segregazione in una prigione di tristezza, solitudine e rimpianto. Filo conduttore sembra essere un alone di sovrannaturale che grava sulle loro vite, ma l'arte in fondo non è forse un processo prodigioso?
Mi capita spesso di riflettere sulla produzione letteraria italiana, ma puntualmente rimango incastrata in un circolo vizioso di pensieri. Essendo blogger per hobby, mi ritrovo a leggere molte opere di autori italiani che, salvo sporadici casi, riesco a classificare in due macrocategorie.
Ci sono gli autori dalla scrittura spontanea e ingenua, quelli che hanno tante idee in testa ma non hanno le capacità per esprimerle in un romanzo di valore: sognano una sfolgorante carriera letteraria, convinti che basti l'entusiasmo, l'onestà e l'amore per la scrittura, e non comprendono che il dono della bella parola non è da tutti, che non è sufficiente avere idee originali e avvincenti – vanno anche ben rivestite.
Poi ci sono gli autori dalla scrittura impeccabile, quelli che già dalla prima pagina rivelano al lettore esercizio, studio, cultura: sanno descrivere, sanno impegnare i loro personaggi in lunghe e arzigogolate riflessioni introspettive, sono in grado di attingere a un ricchissimo lessico che gli autori della prima categoria si sognano. Eppure anche a loro manca qualcosa: manca la spontaneità che nei primi abbonda, la capacità di sapersi relazionare con il quotidiano, e lo dimostrano con dialoghi ingessati, rappresentazioni eccessivamente minute di azioni banali come l'accendersi una pipa, prevalenza di descrizione sull'azione. Tele impeccabilmente dipinte, per usare una metafora che riprenda il romanzo in questione, ma che mancano di energia.
Lucio Schina, come avrete intuito, lo colloco nella seconda categoria: la testimonianza più evidente del carattere quasi accademico della sua scrittura è l'inserimento, in coda al breve romanzo, di quasi venti pagine di note (non dell'autore) sulla Porta Alchemica di Roma, un'appendice che sarebbe stata adatta a un saggio ma non certo a una storia di finzione in cui, peraltro, la struttura in questione appare solo brevemente.
Il romanzo manca di ritmo narrativo, frammentato in scene che isolano momenti minimi in modo abbastanza caotico – forse volontariamente onirico e surreale, ma il risultato è che è spesso necessario tornare indietro a rileggere alcuni passaggi – e, nonostante un'idea di base che poteva risultare vincente, il romanzo non riesce a lasciare l'impressione che esista una trama. Di fatto, il libro descrive momenti della vita di Eva e Davide, alternandoli, e mettendoli in contatto in un explicit labile, senza riuscire a costruire una storia lineare. Ma non è tutto qui: il finale del romanzo è un lungo scritto in prima persona di Matt Slowe e Karl Wissler (rispettivamente uno psichiatra intimo amico di Davide e un esperto di esoterismo da questi consultato) che spiega e interpreta esplicitamente gli eventi fin lì accaduti, come a imboccare un lettore distratto quando piuttosto lungo la storia non esistono indizi per capire cosa stia realmente accadendo.
Purtroppo non si salva nemmeno la costruzione dei personaggi: Eva e Davide tentano disperatamente di emergere da un oceano di parole volte a descrivere i movimenti studiati e lenti con cui viene afferrato un oggetto o il fruscio erotico di una vestaglia di seta sulla pelle, restando fantasmi sbiaditi che non riescono a imprimersi nella memoria.
Il mio giudizio, chiaramente, non è positivo: amo i romanzi ben scritti, anche quando mancano di una trama solida, ma ne La tela degli dei si ha la sensazione che l'impianto narrativo più elementare sia stato sacrificato all'altare di un erudito esercizio di stile.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La tela degli dei
- Autore: Lucio Schina
- Editore: Progetto Cultura
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Le scommesse
- ISBN-13: 9788860923639
- Pagine: 139
- Formato - Prezzo: 12,00 Euro
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