14 gennaio 2012

Intervista a Giuseppe Foderaro, autore di "Torre di Controllo"

L'autore

Giuseppe Foderaro, classe 1973, vive a Milano, dove scrive storie criminali per le principali testate di genere. È l'autore dei romanzi Torre di controllo e Rapporto in scala 1:1, e della antologia in eBook Il Dinosauro - www.giuseppefoderaro.com








Il libro

Per Sauro Badalamenti, investigatore assicurativo in Piazza de Angeli a Milano, tutto comincia così. Con una terribile esplosione sui tetti dello stabilimento della Coop in Via Benadir. Un caso banale, all’apparenza. Una fabbrica clandestina di fuochi d’artificio che è saltata in aria, portandosi via la vita di molti. Ma è proprio lì che trova, accanto al corpo dilaniato della più giovane fra le vittime, un libro rilegato a mano, pieno di inquietanti disegni tratteggiati a nero di china e giallo fosforescente. Non sa nemmeno perché ma lui, quel libro, lo porta via con sé. Quello che non sa è che lì dentro troverà descritti delitti che ancora non sono accaduti, quello che non sa è che quel libro racchiude anche il suo destino, quello che non sa è che, in mezzo a quelle pagine, tra disegni ossessivi e racconti allucinati, si anticipa la sua stessa morte. In una Milano indifferente a tutto tranne che a se stessa, c’è qualcuno nell’ombra che, protetto dal suo buon nome, uccide fanciulle a colpi di spranga. Ma prima le tiene segregate per mesi, fracassando loro le ossa una dopo l’altra, mantenendole in vita solo per il piacere di rifarlo ancora, e ancora, e ancora. Non è cosa che passi inosservata. Nella confusione tentacolare della città c’è qualcuno che un giorno per noia, con la moglie o con l’amante, ha sconfinato in un mondo che non era il suo. E ne è rimasto talmente soggiogato al punto che, ora, fingere non gli basta più. Qualcuno che si spinge ancora oltre, che mischia erotismo e sesso con la violenza e col dolore. Qualcuno abbastanza carismatico e affascinante da poter avvicinare ragazze tra loro così diverse. Ragazze che, come Biancaneve, non sanno, forse, che nel bosco di oggi non ci abitano solo gli elfi e le creature fatate. Una dopo l’altra le vittime vengono rinvenute cadaveri e la polizia sa che, prima di liberarsi di un giocattolo ormai rotto, l’assassino se ne è già procurato un altro. I segreti che quei corpi martoriati rivelano in sede di autopsia sconvolgono oltre ogni limite. Alla fine Sauro, nonostante la fiera opposizione di Miranda Venegoni, direttrice del Labanof, dovrà scegliere se lasciare che anche l’ultima profezia si compia, oppure negarsi al suo stesso destino. Ma, come lui ama sempre ripetere, la realtà bisogna saperla guardare in faccia, quando ce l’hai davanti.



L'intervista



1) Ciao Giuseppe, innanzi tutto complimenti per il tuo ‘Torre di controllo’. Come è nato il tuo libro?

Ciao Vittoria, e grazie per l'ospitalità, per me è un enorme piacere. Torre di controllo nasce dalla lettura di dati di cronaca raccapriccianti: ogni anno in Italia scompaiono nel nulla 23.000 persone, e i cadaveri non identificati, a livello nazionale, sono circa 7.000. Solo a Milano ogni anno approdano sui tavoli degli obitori più di 50 salme non “reclamate”, che non “appartengono” a nessuno. Che nessuno ha riconosciuto. L'idea che sta alla base del libro, tuttavia, è che il passato non dimentica, e quando meno te l'aspetti torna a presentarti il conto. Questo è ciò che succede a Sauro, il protagonista della storia, che mosso da qualcosa che non comprende si trova a espiare il suo passato losco di alcolista e omicida preterintenzionale.


2) Chi è Sauro Badalamenti?

È un ex buttafuori che, abbandonati i trascorsi oscuri nei bassifondi meneghini, diventa un abile detective assicurativo. È un uomo colto, disincantato, un duro che lotta contro l'inevitabile solo perché non gli piace subire gli eventi.


3) Come è nata l’ispirazione per il tuo personaggio principale?

Un romanzo privo di indagine, e quindi di colui che indaga, non può essere definito giallo. Nel mio giallo però non volevo un investigatore “normale”, il solito poliziotto stereotipato; non avrei saputo cosa farmene di un Commissario Cliché – come dice l'amico Andrea Carlo Cappi – di uno sfigato col trench bisunto, con problemi digestivi e una moglie rompipalle. Volevo un detective ganzo, un uomo pieno di sé, uno scapolone d'oro. E così ho preso come modello il leggendario Philip Marlowe di Raymond Chandler. Poi l'ho rielaborato in chiave moderna, lasciandogli comunque una certa venatura rétro, oltre a quell'attitudine tutta chandleriana di affrontare tematiche che riguardano l'uomo, il senso della vita e la continua ricerca del confine tra il bene e il male.


4) Nel tuo libro descrivi alcuni luoghi caratteristici di Milano portando il lettore direttamente laddove si svolgono i fatti. Qual è il tuo rapporto con la città?

Potrei sintetizzarlo così: è la città che abita me. Mi piace essere un tutt'uno con l'ambiente urbano che mi circonda. La metropoli, d'altronde, è l'unica realtà in cui riesco a vivere.


5) I fatti che descrivi in ‘Torre di controllo’ si intrecciano ad arte con altri fatti di natura quasi soprannaturale. Parlaci del tuo rapporto con l’intuizione e con il sesto senso.

Fondamentalmente non credo nei fenomeni soprannaturali. Nel libro però l'accenno al paranormale era inevitabile, vista la trama. Ho comunque cercato di oscurarlo il più possibile, e il richiamo alla fantarcheologia attribuisce, a mio avviso, un tono più alto al romanzo.


6) Le donne che descrivi sono molto diverse tra loro, tuttavia, non ho potuto fare a meno di notare alcune caratteristiche che le accomunano, pur sempre rispettando le differenze individuali. Ad esempio, sono donne determinate, indipendenti e molto coraggiose, donne che anche quando sbagliano sanno essere fedeli a sé stesse, fino in fondo…

Sì, ho caratterizzato le vittime del libro – tutte di sesso femminile – secondo canoni, se vogliamo, neoclassici, badando molto al rapporto tra forma e contenuto. Sono donne bellissime, interessanti, ciascuna con qualcosa di speciale da trasmettere. Una ad una cadono nella trappola di un pericoloso personaggio, abbastanza carismatico e affascinante da poter avvicinare ragazze tra loro così diverse.


7) In ‘Torre di controllo’, nel contesto della vita segreta di uno dei personaggi principali, si parla di modi diversi di vivere la sessualità, modi estremi e talvolta violenti.

Mi riferisco alle devianze sessuali, ai giochi di ruolo e alla dominazione. Nel libro parlo dei cc.dd. vanilla: gente sciapa, insipida, senza carattere... gente che ha una vita sessuale piatta, anonima e squallida. Ma pongo soprattutto l'attenzione su coloro che, invece, amano i sapori forti, e che cercano qualcuno da dominare e da plasmare a proprio piacimento. Qualcuno con cui la dominazione diventa un vero e proprio rapporto di possesso assoluto, più che un puro fattore di controllo cerebrale.


8) Che cosa resta a Sauro Badalamenti alla fine di un’inchiesta investigativa? Che cosa lo spinge a continuare nonostante l’amarezza?

Sauro, nel corso delle indagini, spera sempre di trovare almeno una ragazza viva. Ma poi pensa, una giovane donna, dopo che è stata tenuta per mesi segregata, percossa a colpi di spranga, con fratture che si sono saldate da sole, ossa che guariscono per poter essere spezzate di nuovo... vale la pena che la si ritrovi viva, rappezzata come una storpia? Col viso in poltiglia, i denti spezzati, le ossa fratturate? Siamo davvero sicuri che sua madre ne sarebbe grata?


9) Che cosa significa, secondo te, essere un investigatore privato?

Ti rispondo da narratore. Un detective privato, non dovendo sottostare alle regole della Polizia di Stato, può concedersi quei comportamenti non ortodossi che sono il diniego della prevedibilità, e pertanto riesce a muoversi con maggiore arbitrio e fornire più spunti per lo sviluppo di una trama avvincente.


10) Quale momento della giornata preferisci per scrivere?

La notte, senza ombra di dubbio. Sono un vampiro, non inizio mai prima delle undici di sera. Aspetto che ogni suono diventi ovattato e che la frenesia di Milano si ridimensioni in un ritmo più normale. Allora mi preparo una tisana alla menta piperita o un buon caffè americano, e comincio a vergare il numero di battute che mi sono imposto, puntualmente disattendendo la scaletta.


11) Quali sono i tuoi autori preferiti e da quali libri non ti separeresti mai?

Ho una sorta di venerazione per John Fante e per J. D. Salinger; quindi non mi separerei mai da “Chiedi alla polvere” e da “Il giovane Holden”.


12) Quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?

A breve uscirà il mio nuovo romanzo, “Rapporto in scala 1:1”, che avrà ancora una volta come protagonista Sauro Badalamenti, alle prese con un grave caso di terrorismo internazionale. E poi tante altre novità che al momento è meglio non svelare.


Grazie mille, Giuseppe, e tutto il meglio per il tuo futuro.

Sono io che ringrazio te, e saluto tutti i lettori del tuo blog. A presto!

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