Iniziato il 2012, è tempo di bilanci: ma come si può istituire il bilancio di un anno di letture di più di dieci persone? Per rendere l'idea, un po' di numeri: quest'anno abbiamo recensito 253 libri, pubblicato 68 articoli di varia natura, e intervistato 20 autori.
Eppure, anche noi ci tenevamo a stilare una lista, sia pure rappresentativa, di libri che ci sono piaciuti particolarmente o che particolarmente non abbiamo apprezzato. Pertanto, rappresentativamente, abbiamo selezionato in modo casuale quattordici recensioni pubblicate quest'anno, secondo i criteri che seguono.
Moby Dick di Herman Melville
Scrive Polyfilo:
Che 'Moby Dick' sia molto più di un libro d'avventura è evidente sin dalle prime due parole dell'incipit: 'Chiamatemi Ismaele' è l'atto con cui il protagonista si autonomina, e lo fa con un nome che proviene dalla tradizione biblica.
Senza voler affrontare una recensione vera e propria per questo romanzo storico, che ha ricevuto sin dalla sua pubblicazione nel 1851 una serie ininterrotta di studi, interpretazioni e analisi testuali e letterarie, vorremmo solo appuntare l'attenzione su alcuni aspetti che rendono questa narrazione, epica e drammatica insieme, una specie di anomalia, o quanto meno un'espressione eccentrica della fantasia dell'autore: con la sua pubblicazione lo scrittore nordamericano si distacca dalle precedenti opere, narrativa di viaggi nei mari del Sud e perde anche gran parte del suo successo di pubblico.
Moby Dick è l'opera di Melville ritenuta più importante e universalmente considerata un capolavoro della letteratura mondiale.
La banda dei brocchi di Jonathan Coe - Feltrinelli
Scrive Tancredi:
E' proprio vero: La banda dei Brocchi ha fatto per gli anni Settanta ciò che La famiglia Winshaw aveva fatto per gli anni Ottanta: un ricchissimo spaccato di società e vita inglese durante un decennio complesso, tra gusti musicali che cambiano, alternarsi di governi e l'inevitabile crescita degli adolescenti.
Se, però, il primo è un romanzo più orientato verso la critica sociale, con la creazione di tipi particolari dell'establishment inglese, La banda dei brocchi è molto più poetico e raffinato, qualcosa a metà tra il diario e il documentario. Non tanto per le scelte narrative e stilistiche, quanto piuttosto per la scelta di giocare con personaggi adolescenti: e l'adolescenza, si sa, ha con sé una poesia che difficilmente ci si toglie di dosso. Ci sono passi di una bellezza assoluta, così profondi e spontanei che non sembrano scritti dall'autore, non sembrano pensati, costruiti, no, sembrano uscire fuori direttamente dai personaggi stessi, tanta è la profondità e la densità della loro caratterizzazione.
Aspettando i barbari di J. M. Coetzee - Einaudi
Scrive Lorenzo Pompeo:
Aspettando i barbari non è una lettura particolarmente piacevole. Il lettore lo comprende quasi subito. L'ambientazione indefinita, ovvero la provincia più estrema di un immaginario impero ai confini con i territori abitati dai Barbari, non aiuta il lettore a immaginarsi la vicenda del romanzo. Inoltre ricorrono scene di sgradevole crudeltà, di cui sarà vittima anche il protagonistra del romanzo, narrato sempre in prima persona. Per alcuni versi Aspettando i barbari può ricordare Il deserto dei Tartari. Rispetto a quest'ultimo, il romanzo in questione (senza nulla togliere al capolavoro di Buzzati) è molto più crudo, essenziale, profondo.
Racconti matematici di AA. VV. - Einaudi
Questa antologia solleva un vespaio di domande e di problematiche a qualsiasi lettore recettivo e curioso. Ognuno potrà scegliere il suo autore e il suo racconto preferito e quello a lui meno gradito. Tuttavia non si potrà negare un lampo di genio a nessuno degli autori selezionati. Cominciamo dalle domande più semplici: esiste un genere letterario che possiamo definire "racconto matematico"? Siamo abituati a ragionare intorno a categorie come "racconto fantastico" oppure generi come il giallo, noir oppure fantasy. Il racconto matematico possiede lo stesso diritto di cittadinanza? E ancora, se esiste il "racconto matematico" perché non estendere questa categoria anche al romanzo. Nella sua introduzione, il curatore, Claudio Bartocci, elenca alcuni narratori che hanno subito il fascino della matematica o che si sono serviti di processi logici matematici nelle loro opere. Devo confessare, tra l'altro, la mia scarsa dimestichezza con la matematica.
Tartarughe divine di Terry Pratchett - Salani
Scrive Daniele:
Pratchett non sbaglia nulla, ogni frase è una sferzante satira su religioni opprimenti, filosofie vacue e scienze saccenti. Su un terreno potenzialmente insidioso, T.P. gioca la carta dell suo tipico umorismo (il fantasy usato come arma per mettere alla berlina le consuetudini e le manie della realtà moderna) per il quale è osannato nel mondo e evita magistralmente prolissità e luoghi comuni. Lo stile è quello di tutti i suoi libri, quindi i fan si sentiranno come a casa, mentre i nuovi lettori avranno per le mani una storia dall'esito tutt'altro che scontato raccontata con una sagacia senza pari. Anche i personaggi, nonostante siano nuovi e non facciano parte di altre serie (l'unico già conosciuto è il bibliotecario, che appare in un fugace paragrafo) hanno un'aria familiare (tanto per fare un esempio, ci sono forti analogie tra il personaggio di Sono-Qui-Per-Regalare Dhblah e Mi-Voglio-Rovinare Dibbler) senza però scadere nella benché minima sensazione di déjà-vu.
L'isola dei Pellicani di Daniele Sartini - Marco del Bucchia Editore
Scrive Pythia:
Il romanzo non riesce a decollare. Brani introspettivi e meditati concentrano l'attenzione dell'autore a discapito di una maggiore contestualizzazione descrittiva - e San Francisco di spunti creativi ne ha a tonnellate. I personaggi sono delineati rapidamente, per lasciare spazio alle loro meditazioni. Ogni capitolo è come un'istantanea, un momento congelato dalle riflessioni dei protagonisti che si muovono assurdamente in un fast-forward tra una scena e l'altra, per poi fermarsi in lunghissime pause di discorsi e pensieri.
I temi che caratterizzano i personaggi sono di profondo dolore, un amore finito nel peggiore dei modi, un matrimonio in crisi, una colpa inconfessabile, un male mortale. Si intuisce una flebile speranza, una via di fuga, ma l'epilogo brusco e improvviso non lascia spazio alla catarsi.
Troppo rapido e superficiale per convincere davvero.
La bambola di vetro di Teresa di Gaetano - Montedit
Scrive Lorem Ipsum:
Quest'opera sembra una bozza, un insieme di paratesti, un quaderno di appunti disordinati a cui dare forma. Un'ambientazione onirica non può essere il pretesto per non caratterizzare i personaggi, la liricità non può significare dialoghi fuori contesto che fanno riferimento solo al flusso di coscienza, la scioltezza del testo non coincide con l'assenza di spiegazioni tra una fase e l'altra della storia, irreale non è sinonimo di assurdo.
Ultima nota ed estremamente dolente l'edizione, piena di refusi, errori grammaticali e sviste incredibili.
Jack stupratore di versi di Paolo Magni - Albatros Il Filo
Scrive Pythia:
Vanità di vanità, tutto è vanità: anche la scelta delle continue citazioni bibliche, indice di una cultura che non è da tutti e che quindi non tutti comprendono. Ed ecco il punto dolente: metafore al limite della blasfemia costellano ogni pagina e scatenano la repulsione anche in chi è ormai ateo. È questione di rispetto e buon gusto: Magni manca di entrambi. In virtù di cosa, mi domando.
Più che un romanzo, “Jack stupratore di versi” è un auto-incensarsi di uno scrittore ancora giovane, non tanto dal punto di vista anagrafico quanto sulla carta, quella dei romanzi che sembrano una terra a lui ancora sconosciuta.
Speak. Le parole non dette di Laurie H. Anderson - Giunti Y
Scrive Sakura:
Occorre essere obiettivi: questo è un romanzo che sicuramente piacerà alle ragazze di quattordici, quindici anni. Potrebbe portarle a considerare che nella vita ci sono problemi più gravi che l'avere qualche chilo di troppo o l'essere stata scaricata dal ragazzo per cui si ha una cotta. Potrebbe far sentire meno sole ragazze che soffrono di depressione, o -utopisticamente- persino aiutare eventuali vittime di violenze a capire che devono uscire dal guscio: il messaggio che dà è estremamente positivo, perché Melinda, dopo tanto penare, trova il coraggio di reagire.
Ma, signori, anche un abecedario è utile (insegna ai bambini a leggere), ciò non vuol dire che gli adulti siano tenuti a sciropparselo e ad apprezzarlo. Indi per cui, senza voler apparire insensibile, questo libro risulta tedioso oltremisura a persone di una certa età che, di questi problemi senz'altro gravi, ne hanno letto a iosa e certamente trattati in modo più approfondito e coinvolgente.
Il club delle ricette segrete di Andrea Israel e Nancy Garfinkel - Garzanti
Scrive Pythia:
Tanto di cappello a due autrici assolutamente geniali nell'escogitare un'autentica macchina da soldi, un Picasso dell'editoria contemporanea. A tutti sarà capitato di guardare un dipinto del grande Maestro del Novecento ed esclamare "lo saprebbe fare anche mio figlio/mio cugino/mio nipote di due anni!": la differenza tra il bambino e l'artista è che questo ci ha pensato - e, aggiungerei, è arrivato per primo.
Gli ingredienti di quello che è acclamato come un autentico successo editoriale, raggiunto con il solito e ormai trito passaparola, sono estremamente semplici.
Lorenzo. Lettera a mio figlio di Marco Neri - Iacobelli
Scrive Tancredi:
Una grande ricchezza di contenuti e di stimoli, dalla grande carica riflessiva, e senza che il tutto risulti eccessivamente pesante: merito dell'ottima prosa dell'autore, nonché della lineare narrazione anno per anno, dall'inizio del viaggio ai giorni nostri.
Un viaggio dentro l'uomo, dunque, per citare direttamente il testo, nel quale, tuttavia, non mancano le delusioni. Eppure alla fine Mario Neri non smette di amare la sua Africa: un "amore folle", una "follia d'amore", questa è l'Africa. Più forte di questo sentimento c'è solo quello per il figlio Lorenzo, punto di approdo del viaggio: tutto questo, dice Neri, l'ha condotto a lui.
Come l'insalata sotto la neve di Luca Gallo - Intermezzi
Scrive Tancredi:
Questo è un romanzo che mi è apparso dotato di tutti gli ingredienti giusti, in perfetta armonia. Le singolarità dei personaggi sono controbilanciate dalla normalità delle situazioni vissute, o per meglio dire, sono proprio quelle piccole cose fuori posto a rendere più umani i personaggi. Quella di Gambier è una storia triste e difficile, ma l'autore riesce a garantire una lettura piacevole, commovente e divertente allo stesso tempo. E ancora: la ricchezza verbale e stilistica è controbilanciata da toni modesti, affatto pretenziosi, privi di ostentazione, che rendono credibile ogni singola parola, per quanto ricercata, posta sulla bocca muta di Gambier. La cura dell'autore è massima tanto nella caratterizzazione dei personaggi, quanto nell'apparato stilistico, nonché nella costruzione dello scenario sociale, nella gestione degli spazi e dei tempi.
Memorie di un sognatore abusivo di Paolo Pasi - Spartaco
Scrive Tancredi:
Non ci si può non riconoscere nell'amorfa e apatica massa che ha visto i suoi sogni tassati e sottratti. Ma anche nel nuovo regime, le cose non cambiano: ci siamo già dentro, oggi, in questo mondo che confeziona ad hoc il futuro e lo vende ad un prezzo di mercato.Per questo è un libro intelligente. Per questo motivo è un libro da 5 stelle. Ed è per questo che dovete leggerlo.
Notte di sangue a Coyote Crossing di Victor Gischler - Meridiano Zero
Scrive Polyfilo:
Una bella fetta di America profonda, cucinata al sangue - tanto e fresco -, in un piatto decorato con stile impeccabile, servito in uno di quei fast food che si possono immaginare disseminati sui rettilinei deserti della pianura del Midwest, da leggere, pardon, da divorare con gusto e senza rimorsi.
Ringraziandovi ancora una volta - calorosamente - di averci seguito per tutto il 2011, ci auguriamo che continuerete a farlo anche quest'anno. I nostri buoni propositi? Continuare a offrirvi il meglio che possiamo, come sempre.
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