Vige ancora il regime fascista, benché in declino; la morte del gerarca Italo Balbo, sulla quale si indaga, non fa che accelerare la fine della dittatura.
Il Bel Paese di questa dimensione parallela, va riallineandosi con la realtà che conosciamo, riportando il corso della storia alla normalità. Un intreccio di personaggi e vicende costellano un panorama alternativo, ma in fondo riconoscibile e credibile.
L'inquietante premessa storica si scioglie in un processo "correttivo" della linea temporale, inducendo una riflessione sul corso degli eventi e il loro esito.
Recensione
Il genere 'ucronìa' è un'apparizione alquanto insolita sugli scaffali degli scrittori italiani e infatti quella di Capparelli sulla storia recente dello Stivale è una pubblicazione in formato digitale, insolita e, pur con qualche limite, apprezzabile.
Il romanzo ucronico ambientato in un'Italietta che si avvia a diventare postfascista e si sveglia sull'orlo del boom industriale procede su diverse linee temporali.
Una è quella delle indagini legate alla morte di Italo Balbo, non più abbattutto nella campagna d'Africa ma in un incidente aereo dalle cause misteriose, che rischia di portare a galla i retroscena politici e finanziari della sua Fondazione nei pressi di Orbetello.
L'altra è quella che segue il ritmo onirico e farneticante dei deliri dell'uomo della Provvidenza, che negli ultimi scampoli dell'agonia segue il filo dei ricordi in un colloquio immaginario con l'antico sodale Italo Balbo, e il cui nome rimane però una sorta di tabù.
>Mussolini giace in un letto d'ospedale, tenuto in vita per garantire che la transizione verso un regime meno autoritario - ma non necessariamente più democratico - segua un percorso prefissato, e diventa così, ridotto a una massa di carne inerte e vaneggiante, il feticcio di un apparato burocratico e politico che tenta di perpetuarsi secondo il noto teorema del Gattopardo, per il quale, affinché nulla cambi, tutto deve cambiare.
Un degno contrappasso, la morte lenta, impotente e inconsapevole, per un personaggio che nel bene (pochissimo) e nel male (estremo) aveva fatto della 'volontà di potenza' un principio irrinunciabile, non solo politico.
Il protagonista, l'ispettore Merùmeni, è personaggio emblematico di questo trasformismo portato avanti dai servizi segreti: agisce nella provincia toscana come manovratore per conto della centrale romana di polizia politica, ma non si lascia manipolare fino in fondo dal sistema.
La trama del giallo si intreccia con lo scenario attraverso la morte di due donne che sono legate al gerarca fascista da poco scomparso e le cui storie potrebbero mettere in seria difficoltà il regime sul punto di una svolta epocale: dopo un quarantennio di dittatura - non si parla di 'ventennio', dato che in questa realtà ucronica Mussolini ha saggiamente di entrare nella II guerra mondiale ed è rimasto in sella al governo, come è accaduto, davvero, al generalissimo Franco in Spagna - l'establishment del Partito, consapevole forse di non poter resistere alla morte del suo leader, tenta un traghettamento verso la democrazia con delle 'libere' elezioni, cui sono ammessi alcuni altri partiti riconosciuti, cioè i socialisti moderati e i popolari del dopo Sturzo.
Rimangono fuori dal confronto politico le 'bestie nere' bolsceviche e il mistero riguarda proprio presunti rapporti tenuti da Balbo con alcuni esponenti dell'opposizione clandestina: su questo versante l'intreccio però diventa piuttosto involuto, mettendo in campo anche i controspionaggi stranieri e una serie di complicate evoluzioni politiche che non sempre si riesce a seguire tra storia e finzione.
Il rischio del genere ucronìa è proprio questo: rimanere in bilico tra le dimensioni del verso e dell'immaginario richiede una forte coerenza interna e una notevole chiarezza, che non si trovano con costanza in tutto lo svolgimento di 'Una storia sbagliata'. Anche perché l'interesse che polarizza le scelte è più di natura descrittiva che narrativa: l'autore richiama, citazioni più o meno dirette, l'ambiente letterario italiano del dopoguerra, da Gadda in poi e in questo ambito crea dei personaggi davvero interessanti, tanto da far pensare che la realtà storica divergente sia solo uno sfondo per approfondire le sfaccettature del protagonista, i suoi conflitti interiori e il contrasto tra la forza esibita e le sue debolezze.
Dalle curiosità dei proverbi napoletani sciorinati da Fragapane, il sottoposto di Merùmeni, in riposta silente alle angherie del superiore, alle digressioni dell'ispettore sui ricordi delle sue esperienze coloniali di spia sullo scacchiere mediorientale, alle piccinerie di loschi figuri di secondo piano come il federale di Grosseto, diviso tra ambizioni poltronistiche e ruberie di danaro pubblico, il racconto snocciola una sequela di episodi e dettagli che ha il sapore di una galleria di ritratti, sospesa tra il lombrosiano e il satirico.
La descrizione dell'italica provincia, permeata di vizi privati (nascosti) e pubbliche virtù (millantate), fornisce una serie di spunti di genere che vengono valorizzati dallo stile attento alla ricerca linguistica, colorito e ricco di sfumature e crea il contesto ideale per modellare un protagonista forte come Merùmeni, le cui contorsioni mentali costituiscono il fulcro della trama, e alcuni personaggi meno approfonditi ma comunque ben tratteggiati: oltre all'appuntato Fragapane va sicuramente considerato nel novero 'La Vecchia'.
Questi, diretto superiore di Merùmeni nelle gerarchie del controspionaggio agisce, com'è giusto per un'eminenza grigia, su diverse partite contemporaneamente e fa del doppiogiochismo un credo: la sua figura richiama l'archetipo del 'grande vecchio', che si trova naturalmente a suo agio, salvo imprevisti, in una situazione che sta cambiando e che necessita di garanzie per gli equilibri economici e politici trasversali. In Italia il Gattopardo regna sovrano anche nelle storie parallele...
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