Buongiorno a tutti i nostri lettori,
torna oggi Angolotesti, una selezione di testi letterari o poetici nella loro interezza con una breve contestualizzazione perché possiate meglio apprezzarli.
Chiamiamo in causa nuovamente Hans Christian Andersen, probabilmente il fiabista moderno europeo più famoso dopo i fratelli Grimm, questa volta con una sua novella a tema Capodanno: La diligenza a dodici posti. Scritta nel 1861, la favola che segue ha per protagonisti i vari mesi dell'anno, antropomorfizzati e pittorescamente descritti.
Con questa novella vi ringraziamo per averci seguito per tutto il 2011 e vi diamo appuntamento al prossimo anno. Che sia pieno di letture per tutti noi!
Nota: testo reperito su lefiabe.com, che non riporta l'edizione né il nome del traduttore.
La notte era gelida e limpidissima: il cielo brillava di stelle. L'orologio della chiesa scoccò dodici rintocchi, e subito i mortaretti incominciarono a scoppiettare e una vecchia latta volò fuori da una finestra, perché era l'ultima notte dell'anno. In quel preciso momento, una vecchia diligenza sconquassata venne a fermarsi alla porta della città; portava dodici viaggiatori, quanti erano i posti.
I nuovi arrivati scesero dalla diligenza. Tutti erano forniti di passaporto e di bagaglio e portavano persino dei doni per me, per voi, per tutti.
- Buon anno! - augurò la sentinella. - avanti il primo: dichiarate nome e professione.
Il primo viaggiatore era tutto avvolto in una pelliccia d'orso e calzava stivaloni di pelo.
- Potete consultare il mio passaporto-disse - io sono colui a cui tutti guardano sempre con speranza. Distribuisco mance e regali, e ne darò uno anche a voi, se verrete a trovarmi domani. Faccio inviti e feste di ballo, ma non posso darne più di trentina. Le mie navi sono imprigionate in mezzo ai ghiacci, ma nella mia casa fa caldo. Mi chiamo Gennaro.
- Avanti il secondo - disse allora la sentinella.
Questi era un personaggio gioviale e pazzerellone: organizzava balli e divertimenti di ogni genere. Portava seco un grosso barile.
- Quando c'è questo, c'è baldoria - dichiarò. - Voglio stare allegro, perché ho poco tempo da vivere: ventotto giorni soltanto. Ogni tanto mi aggiungono un altro giorno per la buona misura, ma non ne faccio gran calcolo. - Poco chiasso! - ammonì la sentinella.
- Io posso fare tutto il chiasso che voglio - replicò l'altro. - Sono il Principe Carnevale, ma viaggio in incognito sotto il nome Febbraio.
Il terzo viaggiatore era magro come la quaresima. Studiava il cielo camminando col naso in aria, perché predicava il tempo e le stagioni. Al risvolto della giacca portava un mazzolino di violette piccine, piccine. Il quarto viaggiatore gli batté la mano sulla spalla.
- Don Marzo, - esclamò sento odor di punch! Nella saletta dei doganieri stanno preparando la tua bevanda preferita. Corri subito a vedere!
Non era vero: il nuovo venuto voleva soltanto giocare un tiro al suo compagno di viaggio; infatti si chiamava Aprile e incominciava la sua carriera con un pesce. Aveva un aspetto gaio, forse perché lavorava poco.
Dopo di lui scese una bella fanciulla che si chiamava Maggiolina. Indossava un vestito color dell'erba tenera. Aveva nei capelli un mazzolino di anemoni e profumava di tino. Quel profumo era tanto forte che la sentinella starnutì.
- Dio vi benedica! - disse la fanciulla.
- Fate largo che scende la dama di Giugno - avvertì il cocchiere.
La signora scese. Era una dama molto bella e un poco altera. L'accompagnava Luglio, suo fratello minore. Questi era un giovane grassoccio, indossava abiti estivi e portava sulla testa un largo cappello di panama.
Un po' affannata e rossa in viso scese poi Mamma Agostina. Era una venditrice di frutta, proprietaria di molti terreni, sempre in faccende.
Dalla diligenza, dopo di lei, sbucò un pittore: il professor Settembre. Aveva per sbaglio i tubetti del colore, perché il colore era la sua passione. Infatti appena entrava nelle foreste, gli alberi e le foglie sfoggiavano la più variopinta magnificenza; qua rosso acceso, là giallo, più in là bruno dorato.
Comparve poi un gentiluomo di campagna, il Conte Ottobre. Amatissimo della caccia, portava con sé il fucile, il cane e il carniere pieno di noci.
Novembre, il suo compagno, era tormentato da una violenta infreddatura. Era provveditore dei Focolari e doveva pensare alle provviste di legna, spaccarla e segarla.
E finalmente ecco l'ultimo viaggiatore: Nonno Dicembre, che stringeva lo scaldino fra le mani. Era freddoloso e intirizzito, e portava in braccio anche un piccolo abete.
- Voglio che cresca tanto da toccare il soffitto, alla sera di Natale - disse, - Così si potrà adornarlo con palle d'argento, candeline colorate e angioletti.
Il doganiere lo interruppe:
- Ogni passaporto è valido per un mese - avvertì. - Io lì ritirerò e, scaduto il tempo consentito, scriverò le note relative alla vostra condotta.
Finito l'anno, cari lettori, credo che anch'io saprò dirvi che cosa i dodici viaggiatori avranno portato in regalo a me, a voi, a tutti, ma per ora davvero non lo so! Forse non lo sanno neanche loro. Si vive in tempi così strani…
Hans Christian Andersen nacque nel 1805 a Odense, in Danimarca, da famiglia povera e al margine. Odense era ancora poco più che un villaggio agricolo immerso nelle superstizioni e nelle tradizioni, lontanissimo dalla società moderna che Hans troverà a Copenaghen nel 1819, dove si trasferirà per cercar fortuna a soli quattordici anni, nella segreta speranza di diventare attore. Ritenuto troppo magro per il teatro, Hans si impiegò come operaio e garzone. Dopo una brevissima carriera come soprano, Andersen venne ospitato e istruito dal direttore del Teatro Reale, avendo l'occasione di entrare in contatto con le classi alte e addirittura con il re di Danimarca, il quale, presolo in simpatia, lo mantenne agli studi. In seguito agli anni di difficoltosa formazione, dovuti alla sua dislessia e alla frammentarietà dell'educazione ricevuta nell'infanzia, Andersen riuscì a entrare nel 1828 nella facoltà di Filosofia dell'Università di Copenaghen. Tra il 1854 e il 1879, Andersen pubblicò poesie, racconti, romanzi, opere teatrali, vaudevilles e fiabe per un totale di trentatrè volumi di lavori.
I romanzi O.T. e Soltanto violinista ricevettero un buon riscontro presso il pubblico, tanto che nel 1848 venne riconosciuto all'autore un vitalizio che gli consentì di non dover più scrivere per necessità economiche. Dal resoconto del viaggio in Germania, Italia, Malta, Grecia, Turchia, nasce il Bazar di un poeta.
Andersen morì nel 1975 a Copenaghen. Sembra che, prima di morire, avesse chiesto alla padrona di casa di tagliargli un'arteria e di far incidere sulla sua lapide "Non sono morto davvero".
Tra le più famose fiabe di Andersen ricordiamo La principessa sul pisello, Pollicina, La sirenetta, I vestiti nuovi dell'imperatore, Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo, La regina delle nevi, La piccola fiammiferaia.
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