Recensione
Jake Epping ha trentacinque anni, una tranquilla professione d'insegnante, un matrimonio naufragato alle spalle a causa degli abusi d'alcool della moglie, una vita – in definitiva - tranquilla e benvoluta. Quando il conoscente Al Templeton lo convoca alla tavola calda di cui è proprietario, Jake non ha idea di cosa lo aspetti: e grande è la sua sorpresa quando lo ritrova invecchiato di parecchi anni e a uno stadio terminale di cancro ai polmoni. Nonostante l'evidenza – i due si sono visti troppo poco tempo prima perché sia possibile un simile cambiamento -, Jake non può fare a meno di ritenerlo un po' svitato quando Al lo informa che nella sua dispensa c'è una buca del coniglio, un passaggio spaziotemporale che conduce sempre, precisamente, alle 11:58 del 9 novembre 1958. Jake, spaesato e confuso, si lascia convincere a fare una prova: al suo ritorno sono trascorsi esattamente due minuti, e così sarà ogni volta che tornerà dal suo viaggio, azzerando ogni volta tutte le modifiche apportate durante il precedente.
Al ha utilizzato il passaggio per condizionare il passato di una bambina che sarebbe rimasta vittima di un incidente di caccia, ma nonostante i suoi sforzi non è riuscito a influire su un evento che, se impedito, avrebbe modificato in modi imperscrutabili il presente del mondo: l'assassinio di Kennedy a Dallas in quel malaugurato 22 novembre 1963. Al avverte Jake che la missione non sarà così facile, perché il passato non vuole essere modificato, e il professore lo sperimenta a sue spese quando, in un secondo viaggio di prova, tenta di impedire che il padre alcolizzato di Harry, un anziano uomo diplomatosi grazie alle sue lezioni, stermini quasi tutta la sua famiglia a colpi di martello.
Jake si lascia convincere ad accettare l'ultimo desiderio di Al, e scende i gradini della dispensa per la terza volta, insieme a soldi, appunti di viaggio e ricerche dell'amico, e a un piano sgangherato che prevede di tallonare Lee Oswald per appurare il suo coinvolgimento nell'assassinio di JFK. Più di cinque anni, tuttavia, lo separano dal giorno dell'attentato, e Jake si ritrova immerso in una nuova vita reale quanto quella nel 2011 e persino più piacevole.
Per il suo ultimo romanzo, Stephen King utilizza dunque l'espediente del rabbit hole. Gli appassionati sci-fi forse storceranno un po' il naso, perché il tema del viaggio nel tempo è insidioso quanto un terreno minato: King è attento al cosiddetto effetto farfalla, ma tralascia altri fattori che potrebbero suscitare paradossi temporali; ad esempio, il fatto che impedire un evento nel passato per cancellarne le conseguenze renderebbe impossibile, nel futuro, effettuare la scelta di viaggiare indietro nel tempo: perché il Jake del futuro dovrebbe tornare indietro nel '63 a salvare Kennedy se questi è vivo perché è stato salvato?
C'è poco da discuterne: le pagine dedicate a conseguenze, paradossi e stringhe temporali sono esigue, dal momento che il romanzo non vuole essere una storia di fantascienza, né un compendio di storia americana ucronica (cosa sarebbe successo se Kennedy non fosse stato ucciso?), né tantomeno un'accurata analisi sul caso Kennedy. Il contesto, in questo romanzo più che altrove, è piegato all'esigenza di una storia intima: quella di Jake Epping, esule volontario nel passato, che si ritrova a vivere due vite - popolare professore nel liceo di Jodie, fidanzato innamoratissimo della bibliotecaria Sadie, e spia fai-da-te di un violento ex-marine che con tutta probabilità ucciderà il presidente degli Stati Uniti – e a dover scegliere tra la propria missione, con tutto ciò che comporta il tentativo di cambiare il passato, e la sua nuova vita.
Molti fan dell'autore – come ogni libro uscito, fosse pure una raccolta di liste della spesa dell'anno – gridano al miracolo! e a il Re è tornato, viva il Re!. Da fan dell'autore io grido invece al libro discreto, ben scritto e interessante come quasi tutti i libri di Stephen King, ma senza alcun dubbio non il più ben scritto né il più interessante. Spaventosa dev'essere stata la documentazione di King sull'America degli anni '50-'60 (marche, cultura, società, modi di dire) e sulle ipotesi relative al caso Kennedy, e di ciò gliene va reso atto, ma non è un romanzo che si lasci rievocare per originalità o suspance. I personaggi sono ben costruiti, anche se Jake è pressoché privo del lato oscuro che solitamente caratterizza le creazioni di King e per questo risulta spesso banale: si lascia amare, perché è così normalmente benevolo che non potrebbe essere altrimenti, ma non ricordare, e così accade anche con Sadie, l'altra grande coprotagonista. Non esistono altri personaggi principali, ma solo comparse e macchiette, sia pure ben costruite.
Consigliato ai fan di Stephen King, agli appassionati dell'America degli anni Cinquanta (ahimè, io non lo sono) e ai patiti del caso JFK. Gli altri vi troveranno semplicemente la storia d'amore tra un professore tornato indietro nel tempo e una bibliotecaria divorziata, traumatizzata dalle nevrosi dell'ex-marito.
Vi sembra un modo semplicistico di mettere giù la trama del nuovo romanzo di King? Eh, be', vogliamo parlare di un pagliaccio-alieno che mangia bambini, di un virus che ha distrutto il 99,5% della popolazione, di una fan pazza che tiene prigioniero il suo autore preferito, di una ragazzina maltrattata che possiede poteri telecinetici o di un albergo infestato?
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: 22/11/'63
- Titolo originale: 11/22/63
- Autore: Stephen King
- Traduttore: Roberto Bui (Wu Ming 1)
- Editore: Sperling&Kupfer
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Pandora
- ISBN-13: 9788820051358
- Pagine: 767
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 23,90 Euro
L'ho ricevuto oggi come regalo. Appena riesco comincio a leggerlo :)
E.
L'ho letto in una settimana, bellissimo!!
di solito i finali di King non mi piacciono tanto, ma stavolta devo ricredermi!
Ho intenzione di scrivere una mia personale recensione sul mio piccolo blog :-)
Grande King!
e complimenti per l'ottimo sito, vi seguirò più spesso!
veramente un gran libro, erano un bel pò di tempo che un romanzo mi prendesse così.