Recensione
Mentre stanno per celebrarsi le nozze tra Corrado, figlio del principe Manfredo, e Isabella, figlia del marchese di Vicenza, i servi accorrono ad annunciare una disgrazia: Corrado è morto, schiacciato da un enorme elmo di cui nessuno sa spiegarsi l'esistenza. Manfredo, terrorizzato, ricollega l'elmo a una profezia che da sempre grava sulla sua testa: perderà il castello quando "l'autentico possessore sarà diventato troppo grande per abitarvi". Si affretta dunque a convocare Isabella, e a proporle di sposarlo in luogo del figlio dopo l'annullamento del suo legittimo matrimonio con Ippolita; non avendo altri figli se non una fanciulla, Matilda, Manfredo spera così di evitare che la sua discendenza muoia con lui. Isabella, disgustata dal suo proposito, fugge nel vicino convento attraverso un passaggio segreto nei sotterranei del castello, aiutata da un misterioso giovane che aveva già attirato su di sé le ire del principe, e si mette sotto la protezione di padre Girolamo.
La trama prosegue attraverso agnizioni, apparizioni di spettri e giganti, ulteriori profezie, galanterie, assassinii, fino al terminare, com'è ovvio, con l'adempimento della profezia che ristabilisce un equilibrio.
Il castello di Otranto comparve a Londra nel 1764, fatto passare per la traduzione di un manoscritto italiano del 1529 ritrovato dall'autore. Il grande successo con cui l'opera fu accolta lo spinse a ripubblicare il romanzo a suo nome.
Walpole intendeva dichiaratamente unificare “le due anime della narrativa, l'antico e il moderno. In principio era tutto immaginazione ed improbabilità: in seguito, la natura è sempre stata copiata con successo...”, ovvero la tendenza sovrannaturale e quella realistica. Di fatto fondò un nuovo genere, il romanzo gotico, i cui frutti vennero prontamente colti da Clara Reeve, e successivamente, da M.G. Lewis, Ann Radcliffe, Mary Shelley, Polidori e Maturin.
I riferimenti a un Medioevo fantasticamente connotato, con i suoi imponenti manieri nei cui sotterranei -ricchi di passaggi segreti- si aggirano spettri e creature sovrannaturali, le sue profezie, i suoi spogli conventi oscuri, i suoi crudeli tiranni e le atrocità cui davano luogo, nonché le sue caste vergini in pericolo e ovviamente i suoi cortesi paladini, non sono casuali: il genere gotico per due secoli è stato il bacino in cui convogliare il represso, il desiderio di proibito e le pulsioni sessuali irrisolte, allontanandoli in un altro geografico e temporale.
Non fa eccezione Il castello di Otranto, ambientato nell'XI secolo in Italia, e stipato di tutti gli elementi precedentemente elencati. E' però vero che tali elementi verranno sviluppati con risultati senza dubbio migliori (anche stilisticamente) dai suoi successori: il romanzo non ha un plot coerente e lineare, è un affastellamento di agnizioni e colpi di scena; i personaggi sono fortemente stilizzati, e il protagonista, Manfredo, sembra soffrire di un disturbo bipolare nel suo cambiare atteggiamento da un paragrafo all'altro; lo stile, inoltre, è aspro, e le descrizioni sono ridotte all'osso. Si tratta, in definitiva, di un abbozzo cui attingeranno romanzieri molto più capaci di Horace Walpole.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il castello di Otranto
- Titolo originale: The Castle of Otranto
- Autore: Horace Walpole
- Traduttore: Chiara Zanolli
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2002
- Collana: Oscar Classici
- ISBN-13: 9788804503323
- Pagine: 281
- Formato - Prezzo: Paperback - 8,50 Euro
Anche a me era sembrato un'allucinante accozzaglia di "goticherie" :)