1 settembre 2011

La vetrina degli incipit - Agosto 2011

L'incipit in un libro è tutto. In pochi capoversi l'autore cattura l'attenzione del lettore e lo risucchia nel vortice della storia. Oppure con poche banali parole lo perde per sempre...
Quanti libri, magari meritevoli, giacciono abbandonati dopo poche righe sui comodini di ogni lettore? E quanti altri invece sono stati divorati in poche ore perché già dalle prime righe non siamo più riusciti a staccare gli occhi dalle pagine? Anche questo mese vogliamo condividere con voi gli incipit dei libri che stiamo leggendo, perché alcuni di voi possano trarre ispirazione per le loro future letture e perché altri possano di nuovo perdersi nel ricordo di personaggi e atmosfere che già una volta li avevano rapiti...






***

«Il vento ululava. I lampi pugnalavano la terra a casaccio come inefficienti assassini. Il tuono rombava e rimbombava attraverso le oscure colline sferzate dalla pioggia.
La notte era nera quanto le viscere di un gatto. Era il genere di notte, potete crederci, in cui gli dei spostavano gli uomini come fossero pedine sulla scacchiera del fato. Al centro di questa tempesta di elementi c'era un fuoco che ardeva, tra i cespugli di ginestra gocciolanti, come la follia nell'occhio di una donnola. Esso illuminava tre figure accovacciate. Mentre il calderone ribolliva, una voce anziana gracchiò:
«Quando ci incontreremo di nuovo noi tre?»
Ci fu una pausa.
Alla fine, un'altra voce, con un tono ben più normale, rispose:
«Be', potremmo fare martedì prossimo.»
»
Sorellanza stregonesca, di Terry Pratchett - Sakura

«Era da minimo du’ ure che sinni stava assittato, completamenti nudo come Dio l’aviva fatto, supra a’na speci di seggia che assimigliava perigliosamente a ’na seggia lettrica, ai polsi e alle cavigli gli avivano attaccato dei braccialetti di ferro dai quali si partivano ’na gran quantità di fili che annavano a finiri dintra a un armuàr di mitallo tutto dicorato all’esterno di quatranti, manometri, amperometri, barometri e di lucette virdi, russe, gialle e cilestri che s’addrumavano e s’astutavano ’n continuazioni. ’N testa aviva un casco priciso ’ntifico a quello che i parruccheri mettino alle signore per la permanenti, ma questo era collegato all’armuàr con un grosso cavo nìvuro dintra al quali c’erano arrutuliati cintinara di fili colorati.»
Il gioco degli specchi, di Andrea Camilleri - Pythia

«Le famiglie felici si somigliano sempre l'una con l'altra: ogni famiglia infelice lo è in un modo particolare. »
Anna Karenina, di Lev Tolstoj - Heleonor

«Nella cittadina di Willowsville, Stato di New York, popolazione 5640 abitanti, diciassette chilometri a est di Buffalo, vi fu un tempo in cui ogni ragazza tra i dodici e i vent’anni (e molte altre in segreto) era innamorata di John Reddy Heart. John Reddy fu il nostro primo amore. E il primo amore non si dimentica mai.
E nel caso in cui John Reddy non era stato veramente il primo amore (poichè le nostre madri avevano senz'altro amato i nostri padri prima di lui, nell'imperscrutabile abisso del tempo prima della nostra nascita) lui aveva sostituito quel primo amore e addirittura il suo ricordo.
»
La ballata di John Reddy Heart, di Joyce Carol Oates - Livia Medullina

«Si guarda intorno un po’ spaesata. Oggi il mondo sembra essere terribilmente silenzioso. Accende il sole perché il crepuscolo, anche qui, le mette tristezza.
Se avesse del denaro, se ne andrebbe in giro a cercare qualche vestito nuovo, oppure comprerebbe quella pelle che le piace tanto, invece è costretta a rimanere seduta su questa stupida sedia per tentare di tirar su almeno una decina di linden dollars.
In giro non c’è nessuno con cui chiacchierare, solo un sacco di sconosciuti immersi in conversazioni private.
Il suo umore sta scendendo precipitosamente sotto i tacchi.
Sbuffa sconsolata valutando l’ipotesi di mollare tutto, quando una voce la fa sobbalzare: «Ehi! Non ti avevo vista!» dice a Sellylù.
«Come sei bella».
«Ho cambiato pettinatura».
«Dove l’hai trovata?»
«Se vuoi ti ci porto. Hanno un sacco di roba carina!» «Assolutamente».
Adhara si smaterializza. Si guarda ricomparire in un pulviscolo di luce e sorride; le è sempre piaciuto spostarsi così. Molto più che volare. Smaterializzarsi le dà un senso di leggerezza incredibile.
È come essere in Star Trek, solo che qui è molto meglio perché non ci sono macchinari da utilizzare, né luoghi in cui andare per farlo. Qui tutto le appartiene e lei appartiene a tutto.
»
Una pelle bellissima, di Laura Bottazzi - Vittoria A.

«Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo.
A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.
Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la maggior parte dei suoi abitanti erano infatti afflitti da una quasi costante infelicità. Per risolvere il problema di questa infelicità furono suggerite varie proposte, ma queste per lo più concernevano lo scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente strano, visto che ad essere infelici non erano i pezzetti di carta verde, ma gli abitanti del pianeta.
E così il problema restava inalterato: quasi tutti si sentivano tristi e infelici, perfino quelli che avevano gli orologi digitali.
»
Guida galattica per gli autostoppisti, di Douglas Adams - Morwen

«Quando conobbi Neal mio padre era morto da poco... Ero appena guarito da una malattia grave della quale mi limiterò a dire che aveva certamente qualcosa a che fare con la morte di mio padre e la mia atroce sensazione che tutto fosse morto. Con l'arrivo di Neal cominciò davvero quella parte della mia vita che potremmo chiamare la mia vita sulla strada. Prima di allora avevo sempre sognato di andare nel West, vedere il paese, ma erano sempre progetti vaghi e non ero mai partito. Neal è il compagno perfetto per la strada perché ci è nato sulla strada, mentre i suoi genitori erano di passaggio a Salt Lake City nel 1926, su un'auto scassata, in viaggio per Los Angeles.»
On the road, di Jack Kerouac - Tancredi

«Nel settembre del 2004, il 7 settembre del 2004, ho venduto l'azienda tessile della mia famiglia. nata come tessitura negli anni venti, era diventata lanificio subito dopo la guerra, col nome piuttosto impegnativo di Lanificio T.O. Nesi & Figli S.p.A. Dietro di me mentre scrivo è appeso l'ingrandimento di una foto in bianco e nero della tessitura, datata 1926. Tre telai giganteschi sono circondati da uomini, donne e bambini che fissano attenti l'obbiettivo della macchina fotografica.»
Storia della mia gente, di Edoardo Nesi - Polyfilo

«Un giorno in cui voleva fare il cattivo, Mister Coniglietto sbirciò oltre la siepe e vide che l'orto del Contadino Fred era pieno di lattuga fresca e verde; Mister Coniglietto, invece, non era pieno di lattuga per niente. E ciò gli parve un'ingiustizia.
(Da l'avventura di Mister Coniglietto)

Rincorsero i cani e uccisero i gatti, e...
Ma la cosa non finiva lì.
Come diceva il prodigioso Maurice, era più che altro una storia di topi e di persone. E il difficile stava proprio nello stabilire chi fossero le persone e chi fossero i topi.
Malicia Grim, invece, sosteneva si trattasse di una storia che parlasse di altre storie.
»
Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori, di Terry Pratchett - Daniele

«Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla si particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andare dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare.»
Moby Dick, di Herman Melville - Desian

«Il semaforo è rosso.
Gli occhi camminano seguendo un rigagnolo che va a morire al bordo del marciapiede.
Ero seduta lì da bambina, facevo cerchi nell'acqua con un bastoncino, aspettando che mia nonna uscisse da quella casa. A volte il sorriso le rimaneva impresso per ore, a volte aveva lo sguardo indispettito di chi non ha ottenuto quel che cercava. E così mi strattonava fino a casa, maledicendo, tra i denti, tutta l'ultima sua generazione, mentre io continuavo a fissare la pozzanghera fino a perderla di vista completamente. Mi chiesi per anni cosa andasse a fare lì.
»
Quando le volpi si sposano, di Rossana Carturan - Lorem Ipsum

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