Recensione di Tancredi
Posso dire con certezza quasi assoluta, e con una buona dose di soddisfazione, che questo è uno dei più riusciti romanzi adolescenziali. Adolescenziali, lo ripeto, lo ribadisco, perché sia chiaro a tutti che ci si trova davanti ad un romanzo un po' di genere, un bildungsroman fortemente americano, stretto in uno spazio-tempo codificato (l'anno scolastico, la famiglia, la scuola, e poco altro). Eppure, è un romanzo capace di parlare a tutti.
L'autore, al suo primo romanzo, può vantare una notevole abilità di scrittura, che pur toccando temi molto forti, spesso abusati, riesce a mantenere fino alla fine una scrittura semplice, spontanea, leggerissima, in linea con il carattere del protagonista. Charlie ha quindici, sedici anni, racconta la sua vita e la sua esperienza del primo anno delle superiori ad un destinatario senza volto e senza nome, e sorprende il linguaggio semplice e un po' ingenuo col quale descrive ogni cosa, tutte le prime volte (la prima cotta, la prima sigaretta, la prima canna, la prima sbronza). Non fatevi ingannare così facilmente, perché Charlie non è un ragazzo normale, il suo carattere si è forgiato sul dolore, sul senso di colpa, su macchie indelebili che soltanto alla fine vengono a galla. E straordinaria è la sua caratterizzazione, davvero un bel personaggio a tutto tondo.
Con altrettanto abilità l'autore riesce a muoversi in territori che hanno visto milioni di scrittori avventurarvisi: anche quando parla delle cose più scontate, anche quando mette in scena personaggi che possono sembrare i più stereotipati (la figa della scuola, il figo della scuola, il professore alternativo, il quarterback segretamente gay), dalla scrittura di Chbosky traspare sempre qualcosa di più. Ci sono temi forti e controversi, e stupisce la naturalezza e l'ingenuità con cui il giovane e innocente Charlie si avventura nel mondo della droga, nell'omosessualità sofferta del migliore amico Patrick, nel sesso senza limiti, senza misteri e senza segreti; lungi dallo stupire e sconvolgere, Chbosky arriva dritto al punto e riesce a parlare a tutti. Credere in se stessi, nelle proprie convinzioni, rimanere se stessi anche nelle circostanze più sfavorevoli, e l'amicizia, e l'amore, sono tutti temi fondamentali, ai quali viene dato il giusto peso.
Insomma, sarà pur sempre un romanzo adolescenziale, con limiti inevitabilmente ben precisi, ma è capace di lasciare veramente qualcosa.
Giudizio:
+4stelle+Recensione di Valetta
Se siete fra i pochi che ancora non hanno letto questo libro avrei una preghiera: leggetelo molto attentamente, senza fretta e prestando attenzione ad ogni parola e magari leggetelo anche fino alla fine, soprattutto se siete ancora adolescenti e poco abituati a cogliere tutte le sfumature. Anche se le sfumature occupano un libro intero. Anche se le sfumature sono la chiave di comprensione dell'intero racconto.
Potrà sembravi che io sia impazzita e stia dicendo una cosa scontata, non dovrebbe essere necessario ricordare alla gente di leggere i libri fino alla fine eppure il mio girovagare su internet mi ha fatto ricredere. Ho infatti scoperto che esiste un'altissima percentuale di lettori che giura e spergiura che questo sia uno dei libri più belli che abbia mai letto senza aver assolutamente capito qual è l'evento cardine della vita del giovane Charlie, che l'autore svela, non in modo diretto ma tramite un'allusione nient'affatto velata, nell'ultimo capitolo del romanzo, e che occupa l'intero epilogo del racconto. Ora, io odio parlare per enigmi ma ancora di più odio gli spoiler anche perché ritengo che certe rivelazioni vadano lette nel momento in cui l'autore decide di svelarcele, non prima e non dopo, per cui mi limiterò a ribadire caldamente il mio consiglio: leggete bene il libro altrimenti l'essenza di Charlie e dell'intero racconto potrebbe sfuggirvi e questo libro sarà per voi solo una bella collezione di poetiche frasi fatte da scrivere sulla vostra pagina facebook.
Charlie infatti non è un ragazzino come tanti, nemmeno un ragazzino timido come tanti, nemmeno uno "sfigato" come tanti e questo è evidente fin dalle prime pagine di questo romanzo epistolare in cui il giovane protagonista si rivolge ad un immaginario interlocutore per raccontare il suo primo anno di scuola superiore, la sua ricerca di un'amicizia sincera, i suoi primi comici e disastrosi tentativi con l'amore. Il suo modo di esprimersi denota una semplicità e una mancanza di malizia decisamente inappropriate per un ragazzino di quasi 16 anni, tanto che alcuni lettori hanno ipotizzato fosse affetto da una qualche forma di autismo. Personalmente non sono d'accordo con questa teoria, non solo perché Charlie dimostra una capacità di empatia e una preoccupazione per la felicità del prossimo che di solito le persone affette da questo disturbo non hanno ma anche perché a mio parere sminuirebbe l'importanza e il senso dello sviluppo finale dell'opera. Sia come sia, scegliendo un protagonista così adorabilmente ingenuo l'autore ha adottato con furbizia uno dei metodi più sicuri per scrivere un romanzo di successo, ovvero quello di mettere in bocca ad un personaggio semplice e un po' stralunato osservazioni estremamente profonde sulla realtà che lo circonda, che proprio grazie a questo espediente arrivano direttamente al cuore del lettore.
La voce che ci parla, infatti, è quella di Charlie, ma le parole sono quelle di Chbosky, un adulto quindi che si rivolge a degli adolescenti e li invita ad avere il coraggio di prendere in mano la propria vita, a uscire dagli schemi, a smettere di preoccuparsi di cosa pensano gli altri, di cos'è figo e cosa non lo è. Ma è anche un adulto che si rivolge ad altri adulti e li spinge a riflettere sulla propria adolescenza per capire se l'hanno mai davvero superata, se hanno imparato a lasciare andare il passato e hanno saputo fare qualcosa della propria esistenza.
Certo se leggiamo questo libro con gli occhi di un adulto ci accorgiamo che Chbosky ha forse un po' voluto strafare nel suo intento didascalico: l'emarginazione di chi non è cool, gravidanze indesiderate, abusi, omosessualità, qualunque dramma adolescenziale che vi passa per la testa in questo libro è in qualche modo toccato. Però devo ammettere che la storia nel suo complesso funziona, il presentare il tutto tramite gli occhi innocenti di Charlie e la sua involontaria ironia dà al libro sia leggerezza che credibilità, per cui il lettore riesce sinceramente ad empatizzare con gli eventi narrati senza avere l'impressione di trovarsi di fronte all'autore che tenta di impartire una lezioncina moraleggiante.
Insomma Chbosky è stato furbo nell'accezione più positiva del termine: il suo racconto è struggente al punto giusto, i personaggi stereotipati al punto giusto, tanto da risultare perfettamente naturali, i libri che Charlie legge nel corso dell'anno sono "cult" imperdibili al punto giusto e perfino la colonna sonora che accompagna gli alti e bassi della vita di Charlie è alternativamente "cult" al punto giusto. Impossibile non farsi coinvolgere.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro (edizione italiana)
- Titolo: Noi siamo infinito. Ragazzo da parete
- Autore: Stephen Chbosky
- Traduttore: C. Brovelli
- Editore: Sperling & Kupfer
- Data di Pubblicazione: 2012
- ISBN-13: 9788820053222
- Pagine: 271
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 16,90 Euro
Dettagli del libro (edizione inglese)
- Titolo originale: The Perks Of Being A Wallflower
- Autore: Stephen Chbosky
- Editore: MTV books
- Data di Pubblicazione: 2010
- ASIN-13: B003TSEEDY
- Pagine: 213
- Formato - Prezzo: Kindle ebook - 6,66 Euro
Sarà che dopo queste due recensioni positive mi aspettavo un gran bel romanzo, ma il mio parere è decisamente diverso - anche se mi viene il dubbio di non averlo capito davvero.
Il linguaggio così semplice e scarno, le virgolette anche su termini non così astrusi, l'ingenuità disarmante e le lacrime (mioddio, le lacrime!) li ho digeriti proprio male.
La storia è condita di troppo di tutto e l'evento clou è relegato alle ultime pagine.
Io gli darei due stelle e mezza. Il mondo è bello perché è vario, no?
Nel frattempo l'ho letto anch'io, e non l'ho recensito perché concordo, sia in giudizio che in opinione, sia con Valetta che con Tancredi. Non è un capolavoro, ma secondo me è un'opera sincera, che avrebbe avuto poco valore se scritta oggi, ma nel '90 si è fatta portavoce di una generazione.
Oggi temi come l'omosessualità, la droga, il sesso, i disagi psichici vengono trattati in modo inflazionato e banale. Chbosky ne ha scritto in tempi di tabù, e secondo me questo merito gli va riconosciuto.
L'ho letto con piacere e contemporaneamente un vago senso di malessere, credo che con me abbia colpito nel segno.
La lettura sempliciotta e ingenua ha disturbato anche me, ma poi risulta giustificata; oltretutto temo che nella traduzione italiana sia stata peggiorata.
Per il resto, de gustibus :P
Non ho idea di come sia la versione italiana, sicuramente anche nell'originale lo stile quasi infantile è un po' fastidioso e incomprensibile per la maggior parte del libro, tanto che continuavo a ripetermi: "non è possibile che un quindicenne parli e scriva in questo modo!". Come diceva però Tancredi tutti si spiega alla fine e, col senno di poi, l'eccessiva immaturità del portagonista dovrebbe essere un grosso campanello d'allarme per il lettore che dovrebbe sospettare che in Charlie ci sia qualcosa di più di quanto non dica.
Al di là di questo, come si diceva, de gustibus :)
Concordo sul fatto che la lettura di questo romanzo sia piacevole ma concordo anche su chi trova il modo di ragionare del protagonista troppo ingenuo. Se non fosse che l'autismo tende a non far empatizzare con il prossimo si sarebbe potuto dire che Charlie è proprio affetto da quella sindrome.