Recensione
Vicolo del Mortaio è considerata una delle opere migliori del premio Nobel egiziano Nagib Mahfuz, primo e unico Nobel arabo, scomparso nel 2006. Non ho avuto la possibilità di leggere molto altro di questo autore, ma sicuramente questo romanzo possiede tutte le carte in regola per essere considerato un vero e proprio "classico". E non tanto grazie al Nobel, quanto, semmai, grazie alla perfetta composizione, alla coralità della struttura narrativa mirabilmente costruita.
Il protagonista del romanzo è un vicolo che si trova nel cuore antico del Cairo (a quanto pare esiste davvero), con tutta la sua misera umanità, in un preciso momento storico: gli anni dell'occupazione britannica e della Seconda Guerra Mondiale, quando il paese era scosso dai venti del cambiamento e della modernità. I personaggi del romanzo si ritrovano nel caffè Kirsha, che è il centro, il cuore pulsante del mondo del vicolo, il luogo dal quale cominciano (la descrizione del caffè apre il romanzo) e finiscono tutte le vicende del vicolo.
Il lettore potrà scegliere, tra i vari personaggi, il suo preferito: padron Kirsha, il proprietario del caffè dalle tendenze omosessuali, lo Shaykh Darwish, ex insegnante di inglese reso folle e saggio allo stesso tempo da crudeli e tragici rovesci, la mezzana Saniyyah Afifi, a cui si rivolgono le donne del vicolo in cerca di marito, tutrice della bella Hammida (figura femminile più importante del romanzo), la quale cercherà di strapparsi di dosso rabbiosamente la miseria del vicolo per finire in un bordello (senza dubbio il ritratto più vivace del romanzo), Selim Alwan, il padrone del bazar, il più ricco del vicolo, che vorrebbe ripudiare la moglie per sposare la bella Hamida, vittima di un colpo apoplettico che spazzerà via i suoi progetti matrimoniali.
Non importa se il Vicolo del mortaio esista o meno nella realtà. Per il lettore quel vicolo si apre davanti ai suoi occhi. Così come Macondo per i lettori di Cent'anni di solitudine. Volendo fare un parallelo con la letteratura europea, il romanzo di Mahfuz è paragonabile ai grandi narratori ottocenteschi (Balzac, Dickens e Tolstoj). Il ritratto del micromondo del vicolo è privo di censure (l'autore tocca temi considerati scabrosi nel mondo arabo, come la prostituzione e l'omosessualità) e di moralismi (nel romanzo non vi sono personaggi positivi o negativi). Il lettore di Vicolo del mortaio riconoscerà quei luoghi dove il romanzo è ambientato anche senza averli visti, magari senza rendersi conto che esiste un Vicolo del mortaio in qualsiasi città che si affaccia sul Mediterraneo. Nessuno però è stato così bravo nel descriverlo quanto Mahfuz.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Vicolo del mortaio
- Titolo originale: Zoqaq al midaq
- Autore: Nagib Mahfuz
- Traduttore: Paolo Branca
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 1990
- Collana: Universale Economica Feltrinelli
- ISBN-13: 9788807811197
- Pagine: 251
- Formato - Prezzo: Brossura - 8,00 Euro
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