A duecento metri dalla casa di Marinella c’è un altro villino, quasi uguale a quello di Montalbano. Per anni vuoto, ora sono andati ad abitarci i Lombardo. Lui è rappresentante di computer e viaggia per tutta la Sicilia; lei, Liliana lavora in un negozio di Montelusa. Una mattina Liliana Lombardo rimane in panne: niente di più naturale che il vicino, Salvo Montalbano, le dia un passaggio. Quello dell’auto sembra un semplice guasto, ma il meccanico nota che il motore è stato manomesso. Si incrociano due storie apparentemente distanti che però finiscono per intersecarsi. Il legame tra le due vicende è il giovane Arturo Tallarita, commesso nello stesso negozio in cui lavora Liliana.
La vicinanza delle due case a Marinella, l’avvenenza di Liliana, la vicenda oscura dell’automobile manomessa, la presenza di una misteriosa Volvo nella trazzera: tutto concorre a far drizzare le antenne a Montalbano, per di più molto attratto da Liliana che sembra far di tutto per imbastire una storia col commissario.
In tutte queste storie c’è qualcosa che non funziona, una nota discordante. Come in un gioco di specchi qualcuno vuole confondere Montalbano: la bomba davanti al deposito, le lettere anonime che indirizzano verso piste improbabili, un proiettile nella carrozzeria dell’auto dello stesso commissario. Molto prima che si abbia sentore di un delitto, tutto sembra scorrere nel più normale dei modi,ma proprio in questa apparente normalità sentiamo la tensione insinuarsi con una forza mai vista nei romanzi di Montalbano.
Recensione
Montalbano invecchia come il vino di qualità: non diventa aceto ma acquista fragranze, sapori, sfumature, che le storie che si svolgono sotto il sole ardente della Sicilia non mancano di fornire in grande quantità.
Al commissario il passare degli anni aggiunge senso pratico, esperienza e anche una certa dose di cinismo. Che per uno del suo mestiere è, se non indispensabile, almeno inevitabile. Come nei migliori polizieschi seriali il contesto ambientale, la cornice del racconto, rimane immutata: il lettore sa che Catarella sbatterà la porta e storpierà i cognomi, che Montalbano litigherà con Pasquano per i referti autoptici e si farà le solite sciarriatine telefoniche con Livia, che Fazio continuerà a declinare inutili schede anagrafiche e che i pantagruelici pranzi da Enzo si concluderanno con la passiatina sul molo. E visto che ormai Montalbano è diventato vecchio anche con una chiacchierata coi granchi degli scogli, come ci si può aspettare da un vecchio.
In questa puntata della saga vigatese il commissario si trova di fronte, anzi in realtà di fianco, una vicina di casa che prende il suo ruolo alla lettera e vorrebbe avvicinarsi il più possibile al letto di Montalbano.
La vicenda si svolge in parallelo con un'indagine su intimidazioni mafiose, probabilmente legate al controllo dello spaccio di droga, che sembra coinvolgere attraverso la sfuggente figura del marito, rappresentante di una ditta di informatica, anche la piemontese Liliana, la vicina di casa bellissima, nonché falsa e cortese.
Il problema per il commissario è cercare di mettere insieme i diversi pezzi di un disegno che sembra scomposto dalla rifrazione di un gioco di specchi, dalle prospettive distorte e che rischiano di confondere i già labirintici percorsi mentali di Montalbano.
Presto emergono i retroscena perturbanti, che ormai fanno parte dell'animo siculo di Camilleri come dei fondali teatrali metafisici e ingannevoli, come i modi di fare barocchi e pirandelliani, come le passioni voraci e fatte di impulsi primordiali, come i profumi inebrianti della caponata che Adelina lascia nel frigo per l'insaziabile commissario.
Però ormai il nostro Salvo sembra aver trovato un equilibrio, una sorta di tregua con se stesso e si incammina verso l'accettazione della vicchiaglia quasi con una certa sorniona serenità: non è più preda di eroici furori moralizzatori, non si trattiene dal tradire Livia per obbligo di fedeltà ma per la convenienza delle indagini, non rimane deluso dalle sbandate coniugali di Mimì, anzi le sponsorizza visto che gli servono, con tanti saluti alla mite Beba, moglie del suddetto femminaro, in poche parole ha perso l'innocenza e ha guadagnato un po' di cinismo.
Lo stesso cinismo che, collocando il personaggio in una sorta di limbo statico, come accade a molti detective, da Holmes e Poirot a seguire, permetterà a lui di continuare a vivere e lavorare senza rodersi il fegato più del necessario, sopportando la cruda violenza con cui la sua vicina di casa viene eliminata insieme al suo amante, e ai lettori di continuare a seguire le sue paturnie e i suoi ghirigori mentali senza virare troppo sull'esistenziale.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il gioco degli specchi
- Autore: Andrea Camilleri
- Editore: Sellerio
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: La Memoria
- ISBN-13: 9788838925634
- Pagine: 255
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00
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