Recensione
Nei paesi dell'America latina, e prevalentemente in Messico, il due novembre si celebra il Giorno dei Morti in modo analogo a come la festa è vissuta nell'Italia meridionale. In Sicilia la paura della morte viene esorcizzata con dolci e regali per bambini il cui dono viene attribuito ai cari estinti; in Messico si festeggia il ritorno dei morti tra i vivi per ritrovare l'affetto familiare, una cerimonia cristiana con radici precolombiane. Cortei, epitaffi divertenti dedicati ai defunti (ma anche ai vivi), doni portati alle tombe e agli altari, dolci a forma di teschi e decorazioni grottesche (soprattutto scheletri truccati e vestiti da abitanti del luogo) mettono al bando ogni timore per il Tristo Mietitore.
E' proprio nel Giorno dei Morti che il romanzo di Kent Harrington è ambientato, in un'afosa Tijuana degli anni '90: alla vigilia del día de los muertos, Vincente Calhoun, corrotto poliziotto impiegato alla DEA, viene ingaggiato da uno strozzino cui deve una gran somma di denaro a causa della sua passione per le corse dei cani funestata da un lungo periodo di malasorte. Da tempo Calhoun, per sostenere le spese delle sue scommesse, si occupa del cosiddetto carico umano, ossia di trasportare clandestini paganti oltre il confine con gli USA per conto del delinquente Slaughter. Con addosso una dengue -detta anche “febbre spaccaossa”- in stato degenerativo che gli annebbia il cervello e lo squassa di tremori, Calhoun si avvia all'alba della giornata più lunga della sua vita, che inizia con un vis-à-vis con la donna che gli ha rovinato la vita quando, giovane di belle speranze, desiderava intraprendere la carriera dell'insegnamento.
Un romanzo non troppo lungo che risulterebbe godibile se non difettasse di un elemento molto semplice: una trama solida che da un punto A conduca a un punto B. Il genere noir è spesso caratterizzato dalla mancanza di una trama rilevante, ma nove decimi del romanzo di Harrington semplicemente descrivono la giornata di Calhoun, i suoi incontri con i creditori, con i complici, con i clienti che trasporterà alla frontiera, in un ritmo serrato -questo sì- e quasi delirante (come il protagonista affetto dalla dengue) che si conclude al termine del giorno festivo. La giornata di Calhoun si configura come il culmine della sua vita da fallito, da delinquente, da giocatore d'azzardo nelle corse e nella vita stessa, senza però, di fatto, costituirsi come un percorso narrativo che risulti significativo. Il ritmo è così serrato da lasciare incredulo il lettore che tutti gli avvenimenti siano accaduti in un unico giorno (agnizioni, sesso, sparatorie, corse clandestine, rapine, fughe rocambolesche, ...) e la sola, vera protagonista degna di nota resta la città di Tijuana, la cui afa opprimente viene resa in modo spettacolare dallo stile dell'autore, perfetto per un noir. Tutto il resto (avvenimenti e protagonisti) è purtroppo troppo frenetico per lasciare un segno duraturo sul lettore.
Ritengo che il ritmo del romanzo sia più adatto a una versione cinematografica, ma penso che un divoratore del genere potrebbe apprezzarlo ugualmente (alcuni pareri sul web considerano Día de los muertos una perla inspiegabilmente celata); per tutti gli altri c'è Tijuana.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Día de los muertos
- Titolo originale: Día de los muertos
- Autore: Kent Harrington
- Traduttore: Bagnoli Katia
- Editore: Meridiano Zero
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Meridianonero
- ISBN-13: 9788882371647
- Pagine: 206
- Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro
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