Recensione
La vita tranquilla -anche se decisamente stravagante- della diciassettenne Lennie viene sconvolta da un'atroce telefonata: la sorella Bailey è morta per un'aritmia provando il Romeo e Giulietta con la compagnia teatrale cittadina di cui fa parte.
A Lennie, che è sempre vissuta alla sua ombra (un pony da compagnia per un cavallo da corsa, come ama dire) non resta che affrontare il dolore della sua perdita nella grande casa in cui ha sempre vissuto con la sorella, la nonna e lo zio Big, avendole la madre abbandonate quando Lennie aveva appena un anno. La ragazza fa della camera insonorizzata dalle pareti arancioni che condivideva con Bailey il sancta sanctorum dello spirito della sorella, ma non riesce a liberarsi del desiderio fisico che prova ogni qualvolta si trovi vicino a Toby, il fidanzato della defunta, distrutto dal dolore quanto lei. Eppure, tornata a frequentare le lezioni, inizia a sentirsi attratta anche da Joe, il nuovo arrivato trasferitosi da Parigi.
Occorre iniziare con un'ammissione: non mi sono fatta ancora una precisa idea se il libro mi sia piaciuto o meno. Il romanzo mi divide laddove si articola nei suoi due temi principali (che poi, a un certo livello, sono intrecciati): il lutto e l'amore.
Le pagine sul lutto sono strazianti. Si avverte tutta la sofferenza di un'adolescente che ha perso la sorella, di più, un'adolescente la cui sorella rappresentava non solo un'amica, una confidente e una rivale, ma anche una madre. Le poesie che Lennie scrive e abbandona, in un paradossale desiderio di parlare e di non essere ascoltata, sono semplici e toccanti, immediate e pungenti, e difficilmente scadono nel patetico -com'è fin troppo facile quando il tema è la morte:
La nonna passa la notte
davanti alla Mezza mamma.
Sento
la
triste
pioggia
incessante
dei suoi singhiozzi.
Seduta in cima alle scale,
mi pare di vederla
sfiorare la fredda guancia
della mamma
quasi a dirle:
Sono così addolorata...
ma così addolorata.
Penso a una cosa terribile.
Penso:
E' giusto il tuo dolore.
Penso: Come hai potuto
permettere che accadesse
una cosa simile?
Come hai potuto permettere
che mi lasciassero entrambe?
(Scribacchiata sul muro del bagno di Cecilia Pane e Dolci)
Il lutto di Lennie è molto ben gestito nella narrazione, un opposto rifiuto di comunicazione al mondo verso cui prova rabbia semplicemente per il suo continuare a esistere anche senza l'amata Bailey. Lennie si ribella al dolore con un improvviso slancio sessuale (una voglia di vivere) che non le è mai stato proprio, e cui coerentemente non darà mai soddisfazione.
Adesso veniamo a cosa decisamente non sono riuscita a mandar giù: principalmente le continue battute spiritose -alcune davvero sagaci, lo ammetto- di cui è infarcita la narrazione, come se si volesse a tutti i costi alleggerire la vicenda, risollevare i toni, per non trasformare il romanzo in un elogio al lutto che non sarebbe stato adeguato al target... l'idea in sé non era nemmeno così malvagia, ma si ha una sgradevolissima sensazione di forzato e di costruito. Il secondo elemento è il modo in cui Lennie pendola tra Toby e Joe; mi spiego: Lennie trova un gran conforto tra le braccia di Toby (una sensazione che si mescola al desiderio sessuale) perché immagina che lui sia l'unico a provare un dolore pari al suo fronte alla scomparsa di Bailey. La sua incapacità di restare lontana dal ragazzo è giusta, è coerente, così come lo sono gli inevitabili sensi di colpa che prova, la certezza di stare in qualche modo tradendo la sorella. Joe, dall'altro lato, rappresenta la vita, un amore giusto e non morboso, che però allo stato attuale non riesce a lenire il suo dolore e da cui quindi si sente attratta e repulsa. Descritta così la situazione è coerente, ma narrata da Jandy Nelson risulta di una superficialità esasperante, alimentata dalle continue battutine cui ho già accennato. Di fatto, la stessa storia d'amore che nasce tra Lennie e Joe è più raccontata che altro, posto che a Lennie di Joe sembra proprio piacere il solo aspetto fisico e il suo talento da musicista. In ogni caso, qualsiasi possibilità di una riflessione profonda e articolata viene troncata immediatamente da battutine fuori luogo.
Passando ai personaggi: Lennie, come ho avuto modo di dire, è ben costruita nel suo rapporto con il lutto e con la sorella Bailey (che rievoca perfettamente nell'immaginario del lettore), superficiale in quasi tutto il resto; di Joe, malauguratamente, il filtrato punto di vista di Lennie permette di apprezzare soltanto l'avvenenza e il talento, per il resto è estremamente piatto; Toby, se si escludono slanci di profondità nelle sue parole rivolte all'amata Bailey, viene presentato solo nella sua pulsione animale.
Paradossalmente, questo romanzo è risollevato dalle figure di secondo piano, quelle che dovrebbero semplicemente restare sullo sfondo per dare colore alla narrazione: la nonna, la meravigliosa e stravagante nonna dal pollice verde, sempre macchiata di vernice verde con cui dipinge i suoi ritratti di sirene; lo zio Big, perennemente avvolto da una nuvola di marijuana, dalle idee stravaganti e dal dal folle libertinismo; Sarah, la migliore amica di Bailey, vitale, femminista e alternativa. E' anche e soprattutto grazie alla loro presenza se un libro scontato riesce a lasciare un ricordo di sé.
Dettagli del libro
- Titolo: The sky is everywhere
- Titolo originale: The Sky is Everywhere
- Autore: Jandy Nelson
- Traduttore: Olivieri L.
- Editore: Fazi
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Lain
- ISBN-13: 9788864111438
- Pagine: 270
- Formato - Prezzo: 15,00 Euro
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