Recensione
"L'Altra Metà è la parola. L'Altra Metà è un organismo. La parola è un organismo."
Il biglietto che esplose, pannello centrale della Trilogia Nova, è probabilmente il più ostico dei libri di Burroughs, o almeno, il più difficile che io abbia finora incontrato.
Come nei romanzi precedenti, anche in questo i due pilastri sono inevitabilmente il corpo ed il linguaggio. Destrutturati e riassemblati una dieci e mille volte. Quel corpo che veniva visto come una macchina morbida, intossicata dall'Io-nevrosi e dal virus della droga, adesso viene letto come una prigione. L'uomo è prigioniero di se stesso, del suo corpo e anche del suo linguaggio. Perché il corpo, e la parola, che a sua volta non è altro che un organismo, imprigionano una parte dell'uomo, staccando dall'Altra Metà.
Così, l'essere umano nell'attuale forma che conosciamo viene completamente destrutturato: e il romanzo procede tra folli visioni che vedono protagonisti alieni, ragazze-orchidee, ragazzi-raganelle fluorescenti, ibridi organico-tecnologici. Potenti, ancora una volta, sono le visioni di cui si nutre l'immaginario di questo romanzo: orrorifiche ed affascinante insieme, com'è tipico di Burroughs. Impossibile, anche in questo caso, accennare alla trama: l'"Operazione Altra Metà" (invasione venusiana), la Polizia Nova, i ribelli, e tutta la girandola assurda di personaggi chiamati in causa rimandano sempre a qualcos'altro.
l vero messaggio del libro è la destrutturazione linguistica attuata attraverso il cut-up: non più confinato alla lingua scritta, ma esteso ora al linguaggio parlato, ai suoni. Al cut-up linguistico, adattamento, si ricorda, della tecnica creata da Brion Gysin nelle arti visive, si affianca quello sonoro, sperimentato personalmente da Burroughs con l'uso dei registratori: due suoni, due voci diverse, vengono tagliate e incollate insieme, con la giunzione tecnica dei nastri. L'idea di tagliare ed incollare le voci, e quindi idealmente le personalità della gente, attraversa tutto il romanzo. In un mondo in cui l'essere umano è irreversibilmente corrotto, prigioniero del corpo e del linguaggio, l'unica possibile via di fuga resta proprio il rifiuto del linguaggio omologante: il taglia e cuci delle parole, dei suoni e delle personalità.
Chicca finale, il racconto post-fazione che non poteva mancare: un lucidissimo flusso di coscienza in cui Burroughs espone le sue idee, i suoi esperimenti con i registratori e le sue teorie del linguaggio.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il biglietto che esplose
- Titolo originale: The Ticket That Exploded
- Autore: William S. Burroughs
- Traduttore: A. Tanzi
- Editore: Adelphi
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Fabula
- ISBN-13: 9788845924262
- Pagine: 227
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,00 Euro
Ho trenta anni e non ho ancora letto niente di quest'uomo (eppure, leggo abbastanza)... penso che dovrei iniziare a sanare questo handicap...
C'è sempre tempo per Burroughs! Consiglio di iniziare comunque da "Pasto nudo" (che è anche il più leggibile, grazie al lavoro di Kerouac e Ginsberg).