Recensione di Sakura
In un Egitto decisamente anacronistico, Naїma, hedja della divisione del Giuncheto, viene strappata al caso della strage nel bar Palo d'Ormeggio e affidata all'elitaria squadra dei Sette. I componenti di questa particolare sezione del corpo di polizia sono noti per i loro metodi brutali e sbrigativi, e per la loro efficacia nell'individuazione e nella cattura dei rei d'omicidio.
Escluso il capitano Larissa, i Sette formano una bizzarra accozzaglia: Elin è un'anziana e malata signora che si appoggia a un bastone di cristallo; Sirah è un giovane ex-delinquente proveniente dai sobborghi che utilizza uno strano gergo; Sadou è un muscoloso guardiano proveniente dal deserto; Yannis è un arrogante libertino; Anouk è una bellissima ragazza dall'aria sofisticata. Selezionati personalmente dal capitano Larissa, in comune hanno una sola cosa: quando scendono nel serdab, nel santuario funerario scavato sotto le fondamenta della centrale, entrano in contatto con Iside e con i Giudici e consegnano loro l'anima del colpevole perché venga restituita alla vita quella della vittima. Ma ciò avviene solo se l'anima della vittima è più leggera di quella dell'assassino.
Naїma è stata scelta da Larissa per sostituire Menes, il sesto componente della squadra, che si è recentemente tolto la vita. L'ingresso tra i Sette getta la donna in un altro mondo, del tutto estraneo alla sua tranquilla vita ripartita tra lavoro e famiglia, ma ben presto il legame con i nuovi compagni diventa inscindibile, e il suo coinvolgimento nel mistero che riguarda la strana morte del suo predecessore appare inevitabile. Dietro la morte di Menes, infatti, sembra esserci la mano della sanguinosa setta dei Mitriaci...
L'Egitto in cui ci getta Clelia Farris ha dell'incredibile: ha molte delle caratteristiche del periodo pregreco, dotato però di una stravagante tecnologia che si avvale, tra le altre cose, di aracnidi che, tessendo le loro tele, fungono da radio, telefoni portatili, insegne luminose, macchine da scrivere. Riflettendo un sistema politico e ideologico bipartito che divide il mondo dall'alba dei tempi, due sono gli schieramenti che si oppongono: gli Stanziali, attualmente al potere, sono un partito di conservatori che fondano la loro politica sull'immagine di ordine riflessa dal corpo di polizia (e dai Sette in particolare) e che reprimono ogni tentativo d'innovazione (la migrazione in vista dell'imminente espandersi del deserto, la ricerca genetica, il contrabbando di farmaci); a loro si oppone il movimento dei Movimentisti (sic), che vede nel progresso e negli spostamenti l'unica via di sopravvivenza del paese. Lascio al lettore il piacere di scoprire tutte le altre caratteristiche e dinamiche di questo scenario allostorico così originale.
La storia è avvincente, e il taglio assunto dalla narrazione, più thriller che fantasy, tiene molto bene il ritmo, suscitando continuamente la curiosità di andare avanti con la lettura per scoprire come si evolveranno le vicende dei personaggi, i quali sono approfonditi quel tanto che basta perché risultino interessanti, anche se non eccelsamente.
Il bel romanzo, tuttavia, non è scevro da qualche difetto
- La focalizzazione è altalenante: spesso si perde il filo della narrazione, perché non c'è una divisione in capitoli (solo una tripartizione in sezioni) e avvengono frequenti salti da un punto di vista all'altro. Il tutto è complicato dal fatto che i nomi di molti personaggi sono simili tra loro.
- L'abbondanza di proposizioni principali nello stesso periodo, separate da una virgola (con conseguente assenza quasi totale di altri segni d'interpunzione come i due punti o il punto e virgola), rende alcuni paragrafi quasi sterili elenchi di azioni.
- Alcuni elementi chiave della storia, come la distinzione tra Movimentisti e Stanziali e la setta dei Battesimali, vengono poco approfonditi e risultano confusi. E' un vero peccato, perché l'ucronia inventata da Clelia Farris è incredibilmente suggestiva e originale, ma difficile da inquadrare proprio perché diversi elementi che ne compongono l'ambientazione sono appena accennati e quasi dati per scontati e perché talvolta la narrazione subisce improvvise accelerazioni, anche nel finale.
La prosa dell'autrice, infine, risulta scorrevole e accurata nell'utilizzo di termini di origine egiziana, uniti ad altri appositamente inventati, per identificare oggetti e usi di questo particolare Egitto steampunk.
Esclusi i difetti succitati, in definitiva, si tratta un buon romanzo ucronico che funzionerebbe benissimo come anticipazione a una saga di più largo respiro localizzata nella stessa ambientazione.
Giudizio:
+4stelle+Recensione di Polyfilo
L'inizio di questo breve romanzo fantapolitico è fulminante. Ci si trova immersi in una realtà al confine tra l'onirico e il futuro spinto, una sorta di dimensione parallela, nella quale passato e futuro si incrociano e si sovrappongono.
La 'psicostasia' o pesatura dell'anima è uno dei rituali descritto nel 'Libro dei Morti', la raccolta di preghiere e scongiuri che costituisce uno dei testi sacri della religione dell'antico Egitto: la realtà in cui è ambientato il romanzo è appunto una fusione tra un futuro possibile e il passato del mito e della storia.
L'Egitto è retto dagli Stanziali, partito di tradizionalisti e conservatori in perenne conflitto - che, ex-post, ricorda molto la primavera araba che dilaga nel Maghreb - con i Movimentisti, ed è governato da una sorta di consiglio di cinque anziani, la Medithe, divisi tra di loro in fazioni e in questa civiltà - come in quella egizia storica - ha un ruolo importantissimo il culto dei morti e delle loro rimembranze. Nei locali si beve il loto, per comunicare si usa uno strumento chiamato 'aracne', a metà tra tecnologia e biologia, che è in realtà un ragno che va nutrito e produce tela da usare come telescrivente e telefono. Le potenze straniere, con le quali la Rivoluzione Egizia è in rapporti di tensione, sono i Greci, gli Etruschi e gli Iperborei a Nord. All'interno invece l'opposizione è formata da una setta religiosa, i seguaci del culto di Mitra, che hanno loro leggi interne, favoriscono la ricerca nell'ingegneria genetica, ufficialmente vietata, e costituiscono una sorta di lobby dedita anche agli affari, come la speculazione edilizia, che cancellerebbe volentieri i luoghi destinati per legge alle Rimembranze per costruire nuovi edifici.
La Medithe ha il controllo diretto della polizia, suo braccio politico e anche della squadra speciale dei 'Sette'. Questi ultimi sono gli addetti alla 'Pesatura dell'anima', una sorta di procedimento in stile 'pre-crimine' di Philip K. Dick, che consente, tramite il contatto diretto con la dea Iside, di recuperare i casi di omicidio venendo a colloquio con l'anima delle vittime. Queste possono comunicare il nome dell'assassino che venendo così catturato e giustiziato va a prendere il posto del morto, in una specie di perfetta bilancia, un equilibrio tra vita e morte. Però Iside non rispecchia l'immagine della dea come viene raffigurata negli affreschi delle tombe dei faraoni: è una specie di enorme insetto che vive nelle fessure di un sacello funerario nella quale si raccolgono i sette. Con una specie di limo che produce essa stessa si mette in risonanza extrasensoriale con la mente di questi poliziotti dell'anima e instaura tra di loro una sorta di rapporto ultracorporeo fatto di telepatia e precognizione.
L'arrivo di Naima, un nuovo membro della squadra, dopo la morte di uno dell'equipaggio storico in un suicidio sospetto, dà l'avvio a una serie di intrighi legati al significato politico e simbolico di questa polizia metafisica.
In questo panorama Clelia Farris costruisce tutto un mondo: se le persone e i loro sentimenti sono gli stessi, cambia tutto il quotidiano, e viene costruito un sistema che necessiterebbe, per essere assimilato bene dal lettore, di un respiro più ampio rispetto a quello riservato alla stesura del romanzo.
La fantasia dispiegata dall'autrice nel creare un universo coerente e ricco di riferimenti alla storia e al presente è ammirevole e cattura il lettore; la capacità espressiva si estende in una gamma molto varia, che va dalle strutture della società Egizia alle tecnologie futuribili, dalla vita quotidiana e famigliare all'uso di miti e simboli provenienti dalla civiltà del Nilo fino all'invenzione di un gergo, una sorta di argot dei bassifondi usato da Sirah, il più piccolo dei Sette, reclutato tra le bande di un quartiere disagiato.
Tutte queste immagini dalla forte creatività si succedono con ritmo vorticoso insieme alla vicenda personale di Naima, alle vicissitudini interne ai Sette, alle dinamiche politiche sottese a un'indagine per omicidio che coinvolgerà non solo Naima, con tutti i suoi dubbi, ma anche il resto della squadra e i suoi referenti nelle alte sfere portando a dei cambiamenti molto profondi per tutto il Paese del Nilo.
Il ritmo così intenso finisce però per dare molto per scontato e a volte il lettore si orienta con difficoltà nella giungla di nomi, termini egizi, istituzioni e invenzioni letterarie; se lo sviluppo della trama fosse stato meno affrettato di sicuro leggere 'La pesatura dell'anima' sarebbe molto più semplice e più piacevole.
Menzione speciale per la scena finale, in uno scenario di spettrale desertificazione: una condanna a morte, eseguita crudamente a colpi di mannaia, fotografa il crollo totale di ogni speranza.
Giudizio:
+3stelle+Recensione di Tancredi
Recensire La pesatura dell'anima, romanzo complesso, affascinante e coinvolgente, incontra innanzitutto un alquanto antipatico ma inevitabile ostacolo di categoria: come classificarlo? A voler fare ricorso alle etichette, lo si potrebbe definire un romanzo ucronico con elementi steampunk: un ricco a variegato Egitto che presenta tutte le sue caratteristiche culturali più salienti, contaminate, tuttavia, da sbalorditive innovazioni tecnologiche e con una trama quasi da detective story occidentale. Il risultato è un prodotto davvero unico nel suo genere, credibile, coerente, privo di sbavature, di elementi fuori posto. Tutto si gioca sull'intreccio tra antico e moderno, passato e futuro, religione e tecnologia: da Iside e i Giudici che gestiscono le anime dei defunti alla manipolazione genetica. Il processo di contaminazione, inoltre, è reciproco: l'autrice riesce così a disegnare in un'ottica nuova non solo il lontano antico Egitto ma anche quello scenario ipertecnologico che costituisce l'immaginario di futuro occidentale, riscrivendo i meccanismi ed i funzionamenti del progresso tecnologico riconciliandolo con la natura (tutte le innovazioni tecnologiche che compaiono nel romanzo sono, infatti, "naturali": ragnetti come strumento di comunicazione, porte automatiche vegetali, e così via).
La storia, che pure ho banalmente presentato come una detective story in realtà può vantare una notevole complessità dell'intreccio ed una discreta carica riflessiva. Naima è una hedja, una poliziotta (uno dei tanti termini che arricchiscono il romanzo e che hanno reso necessaria la presenza di un glossario) che viene arruolata nel prestigioso ed inquietante corpo dei Sette: l'organo massimo dell'amministrazione della giustizia delle Due Terre, i Sette sono gli unici permessi al cospetto di Iside e degli Giudici. Per Naima, la cui principale preoccupazione, fino a quel momento, era di conciliare la vita familiare con quella professionale, è una svolta non priva di conseguenze, alla quale faticherà ad abituarsi - per i metodi scorretti della squadra, per il rapporto, sempre più complicato, con i membri della squadra, e per gli inevitabili conflitti etici. In un contesto sociale e culturale in irrefrenabile mutamento, tra sette di Movimentisti, Battesimali e Mitriaci, Naima cerca di aggrapparsi con forza alle salde certezze che rimangono, e che sono sempre più poche; ma sarà proprio attraverso l'indagine della morte di Menes, predecessore di Naima, che la donna scioglierà l'intrico di inganni, fino all'ultimo, il più grande, il più letale.
Una storia coinvolgente, un'ambientazione azzeccata ed un frenetico ritmo che tiene incollati alla pagina: questi i primi punti di forza del romanzo. Il background è veramente affascinante, e anche i personaggi suscitano curiosità nel lettore, tuttavia un ulteriore approfondimento non avrebbe fatto male, ma mi rendo conto di quanto sia difficile tirar fuori dalla propria mente un intero mondo immaginato. Rimane però la sensazione che il romanzo finisca lasciando molto nel regno del non-detto.
Infine, ad un livello stilistico e puramente tecnico, la narrazione talvolta cade di tono: i repentini cambi di focalizzazione portano un po' di confusione, mentre la prosa in certi passaggi densi di azione si appiattisce. Piccole ombre, comunque, che certo non guastano il piacere di leggere questo bel romanzo.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La pesatura dell'anima
- Autore: Clelia Farris
- Editore: Kipple Officina Libraria
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Biblioteca di Avatar
- ISBN-13: 9788895414263
- Pagine: 192
- Formato - Prezzo: Brossura - 15,00 Euro
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