Recensione
Sullo sfondo di un conflitto internazionale, a seguito di un incidente aereo, un gruppo di bambini si trova nella necessità di dover sopravvivere autonomamente su un'isola deserta, che ai loro occhi appare come un vero e proprio Paese dei Balocchi, in cui potersi scatenare senza il controllo degli adulti. A nulla valgono gli sforzi di Piggy, reietto e maltrattato proprio perché voce della razionalità, latore di idee troppo civilizzate per poter essere ascoltate, e quelli di Ralph, leader del gruppo, che tentano di far sopravvivere un minimo d’ordine per garantire la sopravvivenza di tutti. I bambini, inizialmente, tendono a imitare le istituzioni adulte costituendo assemblee democratiche, ma ben presto tutti, con la sola eccezione di Ralph e Piggy, abbandoneranno le incombenze più noiose e necessarie come tenere acceso il fuoco o costruire rifugi per seguire Jack, il cacciatore, in cui emergono sempre più istinti brutali e con cui costituiranno infine una sorta di tribù selvaggia e sanguinaria. Sarà l’arrivo degli adulti a terminare il gioco… un gioco che è culminato in tragedia.
Questo è un romanzo crudele, nel perfetto significato della parola. Pessimista fino al midollo, i suoi personaggi immolano metaforicamente sulla pira il buon selvaggio tanto amato dai primitivisti.
Golding crea un romanzo che suffragi la sua tesi sull'innata malvagità insita nell'essere umano, e lo fa scegliendo l'immagine che dovrebbe essere pura per eccellenza: quella dei bambini. Ben lontani dalle tesi rousseauiane dell'Emilio, le quali pretendevano fosse la società a corrompere l'animo umano, i bambini di Golding, costretti a una convivenza forzata in un ambiente ostile, privi di figure di riferimento e di un contesto sociale che possano indicare loro i comportamenti da seguire, vedono prevalere in sé istinti brutali che degenereranno sempre più, fino a portare alla totale dimenticanza dell'educazione precedentemente ricevuta. A che pro mantenere l'emulazione di una società adulta che si è sempre considerata oppressiva e monotona, quando i bambini possono scatenarsi a ricreare una società tribale totemica?
Detto questo, senza voler svilire il genio di Golding, la resa lascia alquanto a desiderare, come pure era accaduto con il genialissimo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury: lo spazio in cui si svolge l'azione è descritto sommariamente e risulta difficoltoso seguire gli spostamenti dei personaggi in un'isola deserta approssimativamente abbozzata. Il bambini, inoltre, parlano per mezze frasi spesso incomprensibili, la qual cosa sarei portata a spiegare, vista la quasi totale assenza di condizionale passato (pensò che sarebbe una buona idea), con una traduzione d'anteguerra mai svernata piuttosto che con una precisa scelta stilistica dell'autore.
Un romanzo pressoché indispensabile nella propria libreria grazie ai suoi contenuti, ma siate ben consapevoli che non è stilisticamente un capolavoro.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il signore delle mosche
- Titolo originale: Lord of the Flies
- Autore: William Golding
- Traduttore: Donini F.
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2001
- Collana: Oscar classici moderni
- ISBN-13: 9788804492467
- Pagine: 250
- Formato - Prezzo: Brossura - 9,00 Euro
Ciao!
Mi trovo sotto ogni punto di vista d'accordo con te.
Anche a me era piaciuto molto per la trama ma ho fatto fatica a leggerlo per come è stato scritto.
Complimenti per l'analisi^^
Grazie!