24 aprile 2011

Candidato al Consiglio d'Istituto - Massimo Cortese

E' un racconto breve, una sorta di monologo interiore in presa diretta sostenuto dalle riflessioni del prtagonista:un padre che ha a cuore l'educazione della figlia. Cronaca vivida di una vicenda grottesca che si spinge quasi oltre il limite sopportabile della normalità, e che sconfina a ruota libera nella realtà che si è costretti a vivere ogni giorno, raccontata con maestria e garbo da Massimo Cortese.



Recensione

Può un'elezione scolastica trasformarsi in un evento al limite del surreale? E' ciò che accade a Massimo Cortese, genitore attento e attivo, in occasione dell'elezione dei partecipanti al Consiglio d'Istituto della scuola frequentata dalla figlia.
Quello che è sempre stato un evento sonnolento, portato avanti tra l'indifferenza delle Istituzioni e una partecipazione un po' forzata da parte della massa dei genitori, si trasforma improvvisamente in una battaglia politica in piena regola, con tanto di campagna elettorale, riunioni che diventano comizi e un candidato imprenditore benintenzionato ma troppo propenso a vedere la scuola come un'azienda.
L'assurdità della situazione arriva come una doccia fredda su Massimo, che ha sempre interpretato il suo ruolo di genitore con passione, vivendolo come una battaglia per ristabilire il valore fondamentale dell'educazione dei ragazzi all'interno della società. Massimo non è uomo che sta a guardare, da sempre cerca di smuovere istituzioni e media verso il tema dell'educazione tramite lettere appassionate che vengono puntualmente ignorate finché, sulla scia di quanto avvenuto e della sua crescente perplessità e preoccupazione, decide di raccontare la sua personale esperienza come candidato al Consiglio d'Istituto sotto forma di diario in cui riversare i propri pensieri e la propria indignazione.

Ci ritroviamo così fra le mani questo racconto diviso in tre parti, scritto in prima persona, con molta umiltà e una buona dose di autoironia. La prima parte è quella più legata alla vicenda delle elezioni nella quale l'autore, all'interno di una cornice razionale e metodica che si propone di raccontare gli eventi col piglio di una cronaca impersonale, riversa le proprie impressioni come un fiume in piena, fortemente guidato dalla propria indignazione con un'urgenza che, se da un lato dà un tono spontaneo e genuino al racconto, dall'altro condiziona un po' la comprensibilità della vicenda. Probabilmente Cortese deve ancora trovare il suo stile e forse si fa troppo guidare dall'impulsività non rendendosi conto che non sempre ciò di cui parla è comprensibile al lettore:si saltano dei passaggi logici, non si capisce bene quale sia il punto del discorso. Pur adottando frasi brevi, l'autore riesce a divagare nel corso della stessa frase, aprendo troppe parentesi e troppi "ma". Lo stesso difetto si riscontra nelle lettere inviate a politici e giornalisti, che sono allegate al testo: anche in questo caso lo scrittore parte a spron battuto dimenticandosi a volte che ciò che è chiaro nella sua testa non sempre è chiaro al lettore.

La seconda parte del racconto include una breve parentesi sinceramente un po' superflua, in cui Massimo sembra volersi giustificare per aver deciso di scrivere un romanzo, cosa che uno scrittore, o un aspirante tale, non dovrebbe mai fare

Infine abbiamo la parte conclusiva in cui si ritorna sul tema dell'educazione con una sentita lettera da parte di Massimo a tutti i genitori. Questa è forse la parte migliore stilisticamente, perché più curata, più "sul pezzo": l'autore sembra avere più confidenza col mezzo e, pur rimanendo sincero e coinvolgente, riesce ad esprimere il suo pensiero in modo finalmente chiaro e comprensibile.

L'impressione generale è che l'inesperienza di Cortese come scrittore, gli impedisca di scegliere un registro narrativo adeguato a quanto vuole esprimere:si percepisce la volontà di proporre qualcosa di concreto e positivo per risollevare le sorti della scuola italiana, qualcosa che vada al di là delle classiche lamentazioni sulla deriva morale della società moderna. Questa volontà, tuttavia, si perde nelle continue divagazioni introspettive che se da un lato aumentano il coinvolgimento del lettore, dall'altro limitano la prospettiva del racconto. Si poteva dunque cercare di equilibrare e amalgamare meglio i due elementi, introspettivo e divulgativo, magari scegliendo di scrivere qualcosa di più corposo di un racconto breve. La capacità di narrare e appassionare il lettore c'è, va solo gestita meglio, sfruttandone pienamente le possibilità.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Candidato al Consiglio d'Istituto
  • Autore: Massimo Cortese
  • Editore: Montag
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Le Fenici
  • ISBN-13: 9788895478418
  • Pagine: 53
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 10,00

1 Commenti:

  • 26 aprile 2011 alle ore 21:53
    Anonimo says:

    Gentile Valeria, sono Massimo Cortese. La ringrazio per la recensione, che trovo molto ben fatta. Nel passare in rassegna i pregi e difetti dell’opera, mi fa piacere il suo interesse per una vicenda insignificante, quale è quella delle elezioni scolastiche, che si trasforma in una storia interessante, scritta con molta umiltà, tanta passione e una buona dose di ironia. “La troppa improvvisazione nuoce al racconto”: è una considerazione legittima, ma io credo che l’impulsività ci offra un genitore, magari con tanta confusione, che vuole provare a dire qualcosa d’altro rispetto alla solita lamentazione, a proposito di argomenti tanto importanti, quali sono l’educazione, la scuola e affini. L’autore divaga un po’ troppo, i limiti ci sono, ma servono a farci conoscere il protagonista, nelle varie vesti di sognatore: forse, per provare a cambiare le cose, abbiamo bisogno di ritornare a sognare, chissà. Sono contento che lei sia piaciuta la terza parte, alla quale tengo moltissimo, dove si parla del fenomeno del bullismo, visto attraverso gli occhi di una vittima. In “Candidato al Consiglio d’Istituto”, lo stile dello scrittore deve ancora ben delinearsi: a questo punto, attendo di leggere il suo giudizio sulla seconda opera “Non dobbiamo perderci d’animo”, raccolta di dieci racconti sulla speranza.
    La saluto cordialmente
    Massimo Cortese

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