Recensione
Avevo dunque capito donde venivo: una matassa sfilacciata di tristezza e finzione, di nostalgia e sogghigno e miseria e sussiego provinciale, di educazione sentimentale e ideali anacronistici e paure soffocate e rassegnazione e disperazione.
Una storia d'amore e di tenebra: questo il titolo scelto da Amos Oz per la sua autobiografia romanzata; un percorso tortuoso, difficile, frammentario, affollato di nomi ricordi persone eventi e sentimenti ambivalenti, perennemente intrappolato nella morsa dell'amore e della tenebra, degli affetti familiari, le amicizie, l'amore per la madre e per la patria, e degli incubi, le paure, il conflitto arabo-israeliano e infine il suicidio della madre, il grande tabù nella vita di Amos Oz.
Tutto questo c'è in questo libro di oltre seicento pagine, che si muove sconnesso avanti e indietro nel tempo, dipingendo, sempre a posteriori, i ricordi della giovinezza dell'autore. Amos Oz attinge alla sua lontana infanzia nel secondo dopoguerra, ripercorre la storia familiare attraverso le epopee dei suoi genitori e dei suoi nonni, tracciando le linee di una sua personalissima shoah, rielaborando e smascherando i misteri e le epifanie occulte che aveva vissuto. In tal modo, dice lo scrittore, apprese i "segreti della sfumatura":
"la vita è fatta di itinerari diversi. Ogni cosa può accadere così ma anche altrimenti, secondo partiture diverse e logiche parallele. Ogni logica parallela è di per sé coerente e consequenziale, a suo modo conchiusa, indifferente a tutte le altre."
Uno dei fili conduttori è indubbiamente la necessità della scrittura: al piacere della lettura era stato iniziato dal padre, grande affabulatore, poliglotta, amante dei giochi di parole, esploratore delle etimologie, collezionista di libri; alla scrittura si era dato, negato, poi di nuovo concesso durante tutta l'adolescenza, fino ad accettare, finalmente, la sua inevitabile ed implacabile vocazione. Così scrive, ad esempio:
"Questo strano impulso che avevo da bambino - il desiderio cioè di offrire una nuova opportunità a ciò che non esisteva più né mai più avrebbe avuto un'opportunità - è ancora fra le cose che mi muovono la mano, ogni volta che mi accingo a scrivere una storia."
Ad impreziosire il romanzo, dunque, tutta una serie di interventi diretti dell'autore, in cui parla dei suoi romanzi, delle analogie tra le storie inventate e quelle vissute, mostrandoci l'intricata rete di eventi e situazioni che segnarono la sua vita.
Ma questa è anche la storia di un intero paese, diviso, ancora una volta, tra l'amore e la tenebra. Preziosissima è la testimonianza diretta del piccolo Amos della nascita ufficiale dello Stato d'Israele, dell'euforia che si diffondeva come il più contagioso dei virus, dell'eccezionalità di quella notte in cui gli era stato permesso di andare a dormire in tarda notte, ancora vestito, in cui era stato testimone del più grande tabù degli uomini, le lacrime del padre. E dopo l'euforia, la disperazione. La disperazione, la tragedia della guerra, e quindi la rabbia, in cui tutti erano diventati "cellule di un unico smisurato corpo ribollente di rabbia, furente di offesa e smanioso di giustizia".
Storia di uno stato, di un popolo, storia di una famiglia e storia di una crescita: ma soprattutto, storia di un dolore occulto e senza nome. Il più importante di tutti i livelli di lettura, forse, questo romanzo è la storia dell'amore e della tenebra personale di Amos: la tragedia che visse in seguito al suicidio della madre. Lo ripete ossessivamente: mai ne parlò con il padre. Con il padre e con nessun altro. Una storia di amore e di tenebra è anche questo: l'esplorazione di una tragedia che non ha voce. Il pensiero lo sfiora sempre, il ricordo fa sempre capolino, ma sfugge via sempre. E seicento pagine gli occorrono per inchiodarlo finalmente al centro della sua coscienza, ed affrontare, con lucidità e coraggio, l'atto del suicidio della madre, in un epilogo lucido, freddo, asettico e chirurgico.
Dovendo chiudere con un commento personale, non mi resta che spiegare le ragioni del mancato pieno giudizio: perché quattro stelline? Perché è un romanzo pesante, eccessivamente frammentario, sconnesso, con tempi schizofrenici, troppo lento in certi passaggi, troppo frenetico in altri. Troppi nomi si affollano, e il continuo andare avanti e indietro nel tempo dà la nausea. Ma soprattutto, nonostante la bellezza di certi passi, l'arguzia di certe affermazioni e la tragicità di altri, il romanzo conosce un coinvolgimento emotivo a giorni alterni. Ti sa incollare alla pagina, ti appiccica sulla faccia le emozioni dell'autore, per poi lasciarti andare. E', forse, il difetto inevitabile dei romanzi autobiografici, dei memoriali, delle storie familiari. Certo non è stato capace di coinvolgermi come La scatola nera (il suo romanzo che più mi ha preso), rimane comunque un libro da leggere assolutamente, una pietra miliare, un quasi romanzo di cui c'era e c'è ancora fortemente necessità.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Una storia di amore e di tenebra
- Titolo originale: A Tale Of Love And Darkness
- Autore: Amos Oz
- Traduttore: E. Loewenthal
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: Universale economica
- ISBN-13: 9788807818578
- Pagine: 627
- Formato - Prezzo: Tascabile - 13,00 Euro
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