Tra viaggi nel tempo, fisica quantistica, universi paralleli e fenomeni ESP, dovrà affrontare inside e ostacoli che lo porteranno a viaggiare tra i meandri della mente umana e nelle pieghe del tempo e dello spazio.
Recensione di Tancredi
E' sempre un piacere leggere nuovi voci nel campo della fantascienza italiana. Quando ci si ritrova davanti un libro come Rewind è sempre difficile riuscire a mantenere un approccio obiettivo. Tenere delle basse aspettative, vista la scarsità quantitativa di prodotti italiani del genere? O aumentare esponenzialmente le aspettative, nella speranza di ritrovarsi tra le mani un prodotto qualitativamente superiore, e per questo ancora più raro? A ben vedere, Rewind è un romanzo che chiede e deve ottenere mezze misure: niente affatto mediocre, non è tuttavia nemmeno un romanzo eccellente; ha dalla sua una grande visionarietà ed una ventata di fresca originalità, ma porta con sé delle ingenuità di troppo e soprattutto rimane soffocato in una struttura narrativa stereotipata.
Cominciamo con gli innegabili pregi di questo romanzo: visionarietà e originalità. E soprattutto, una convincente e coraggiosa commistione di generi e topos narrativi: fenomeni ESP, viaggi nel tempo, universi paralleli, fisica quantistica e pure alieni. Questi i tantissimi ingredienti di un romanzo sorprendentemente ricco ed affascinante, sempre coinvolgente. E', certo, una sfida difficile, ma l'autore riesce a giostrare tutti questi elementi con una notevole capacità, architettando un grande romanzo nel quale ogni elemento ha il suo giusto posto. La colonna portante è, ovviamente, il connubio fenomeni ESP - fisica quantistica (con tutto quello che comporta). Dal punto di vista scientifico, la cura è ineccepibile: i reali fenomeni della fisica quantistica sono spiegati con chiarezza ed efficacia, e quelli immaginati dall'autore paiono plausibili e perfettamente integrati in un modello di universo ricco e realistico. In questo ambito c'è davvero poco da obiettare: mai, nemmeno una singola volta, l'autore cede a qualche forzatura ed ingenuità, tiene la presa anche nei passaggi più visionari ed ambigui, con l'illustrazione dello Spazio delle Fasi, la comparsa del misterioso essere pandimensionale Grishel e della misteriosa Black Box. Leggere di aura, corpo astrale, telepatia, e, dall'altra parte, di viaggi nel tempo, particelle elementari e buchi neri nello stesso romanzo è una prova ardita, e a mio avviso l'autore la supera pienamente.
Se questi sono gli ingredienti, il contenitore, per così dire, risulta essere lo schema piuttosto rigido di un romanzo thriller all'americana, più che di un romanzo sci-fi vero e proprio. Con ciò l'autore riesce a mantenere sempre un ritmo frenetico, incollando il lettore alla pagina grazie all'utilizzo di capitoli brevissimi e di continui cambi di punto di vista, ma a lungo andare lo schema narrativo risulta troppo rigido e meccanico. L'ambientazione è discreta, in particolare per quanto riguarda l'ottica americocentrica e i riferimenti alla rivalità tra gli Stati Uniti e la Russia, ormai anacronistica. Lo stesso vale per i personaggi: curato, ovviamente, il profilo del protagonista, accennati i secondari, che rimangono ancorati ai loro ruoli narrativi; nondimeno, l'autore dimostra una certa abilità di regia nel dirigere una gran quantità di personaggi differenti.
E veniamo ora a ciò che a mio avviso macchia irrimediabilmente quello che poteva essere un ottimo romanzo. Come annunciato, ci sono troppe ingenuità narrative che perdurano fino alla fine. Da imputare, soprattutto, ad una scarsa, se non assente, revisione editoriale. Lungi dal fare lezione, inopportuna in questa sede, ci sono precise regole editoriali da rispettare, dai rientri dei paragrafi alla stesura dei dialoghi. Non manca qualche refuso isolato, sicuramente dovuto ad una svista, perché l'autore ha già mostrato, sotto altri profili, la sua capacità di scrivere un romanzo, ma questa è una negligenza piuttosto amara. Al di là di questi dettagli tecnici, si può migliorare in generale la scrittura, che risulta un po' troppo semplice e povera, con frasi molto brevi ed un periodare ristretto; lo stesso vale per il linguaggio dei personaggi, un po' piatto ed uguale per tutti, mentre ci sono i presupposti per credere che alcuni di loro possano utilizzare un vocabolario decisamente diverso e peculiare. Ma l'autore può migliorare, ne sono sicuro, innanzitutto perché ha già dato prova di grande immaginazione, e perché in qualche passo isolato sembra brillare il germe di una narrazione più colorata e suggestiva: così, ad esempio, quando descrive i lembi delle tende che somigliano a canne di bambù, piegate dal vento e "senza possibilità di fuga", o nelle varie occasioni in cui l'autore dipinge l'aura delle persone, per non parlare della finale e inaspettata citazione dantesca!
In definitiva, Rewind è un buon romanzo di fantascienza, che brilla per la sua azzeccata commistione di elementi solitamente distanti reciprocamente, da consigliare a tutti gli amanti del genere, affascinante nelle sue visioni e coinvolgente nella sua trama costruita freneticamente avanti e indietro nel tempo, e che non chiede molto al lettore. Ma si può fare di più, molto di più: basta affinare un po' le tecniche narrative, eliminare gli errori più ingenui, e si potrà finalmente passare da un romanzo di genere ad un romanzo di qualità.
Giudizio:
+3stelle+Recensione di Polyfilo
Leggere un libro italiano che pare scritto da un americano è alquanto bizzarro.
Quello che c'è di piacevole è che lo stile è molto coerente e omogeneo, non ci sono crepe o incertezze: la storia di una rottura del continuum spazio temporale - ambientata in un futuro prossimo in cui la fusione tra altissima tecnologia e scienze paranormali o ESP (tra fisica e metafisica in sostanza) è una realtà pratica - si sviluppa in una corsa contro il tempo, nel senso più concreto del termine, per impedire che il loop creatosi nel flusso temporale produca danni irreparabili e per salvare un amore che rischiava di perdersi nel limbo.
La costruzione del 'multiverso' ideato dalla fisica e dalla meccanica quantistica è completa nella trama di 'Rewind'. I protagonisti, due esper che lavorano per dei centri di ricerca statunitensi, uno gestito dall'U.S. Army e uno indipendente, Al Jones e John Mills si trovano a fronteggiare con i loro poteri di 'esper', la telecinesi e la traslocazione, aiutati dalla tecnologia più avanzata disponibile, un evento noto fino ad allora solo a livello ipotetico: una 'black box', sorta di sconosciuto buco nero, che irrompe nel mezzo dell'Africa Equatoriale, in un villaggio sul lago Ciad, dove due squadre, una russa e una americana, effettuano un intervento congiunto per indagare sul fenomeno.
Durante la missione i due esper migliori, l'americano Jones e il russo Ierkov, decidono, contro gli ordini impartiti dal comando militare, di creare una sorta di rottura nello spazio delle fasi, cioè i diversi livelli dimensionali del multiverso, per evitare che la black box produca effetti imprevedibili sui vari piani dell'esistenza.
In seguito a questo incidente pilotato vengono coinvolti nel caso anche altri esper, come Mills, che aveva abbandonato l'esercito in rotta con le gerarchie e il loro modo di gestire lo studio delle neuroscienze, in un turbinio di prima e dopo che porterà alla conclusione della vicenda e alla chiusura di un cerchio.
Il ripristino del normale continuum temporale accompagna anche la chiusura di una falla rimasta aperta nell'anima di Mills da quando la sua compagna Pam era rimasta intrappolata nel 'limbo', lo spazio interfasico di sospensione delle energie che scorrono dando vita al multiverso, una sorta di nulla, un non-luogo senza tempo né spazio.
Alla storia di De Giuseppe non manca nulla: l'esistenza di centri di studio sulle intersezioni tra neuroscienze e tecnologie, organizzazioni segrete che seguono gli sviluppi del settore - un po' in stile base di Altrove, per chi è appassionato di Martin Mystère -, la concezione del tempo come una realtà che è possibile in termini quantistici percorrere avanti e indietro, l'incrocio tra saperi tradizionali come nel caso dell'esper pellerossa Jimmy Redcrow e altissimi livelli della fisica teorica creano un mondo futuribile complesso e a tratti affascinante.
Solo a tratti, però, perché orientarsi nello spazio letterario di Rewind è difficile: manca una lunghezza che permetta alla trama di distendersi spiegando diffusamente il contesto scientifico di cui si parla. E non si ha a che fare con nozioni delle quali si potrebbe presupporre un dominio comune... se invece di positroni e tachioni De Giuseppe avesse parlato di 'alabarda spaziale' e 'raggio missile' non ci sarebbe stata troppa differenza per la comprensione del lettore, che alla fine rinuncia al tentativo e tira dritto alla conclusione.
A queste confusioni e affastellamenti di nozioni e idee, magari anche singolarmente ben strutturate, si aggiunge anche la mancanza di un editing professionale, che avrebbe magari potuto dare una scansione più fluida al continuo saltare della narrazione, oltre a evitare qualche svarione (un bel 'centrano' per 'c'entrano') e alcune incertezze di stampa tra la prima e la terza persona del passato remoto (già si fa fatica a seguire i continui spostamenti di piani dimensionali e di io narrante, questi refusi contribuiscono a smarrire il lettore).
Tutto considerato, un esperimento perfettibile e interessante.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Autore: Vito Francesco De Giuseppe
- Editore: Boopen
- Data di Pubblicazione: 2011
- ISBN-13: 978-88-6581-166-5
- Pagine: 331
- Formato - Prezzo: Brossura, 13,50 Euro
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