Recensione
1811. Siamo a Cadice, città portuale dell'odierna Andalusia, uno degli ultimi baluardi della resistenza spagnola contro le truppe francesi che sperano di insediare sul trono ispanico Giuseppe Bonaparte. Mentre sui tetti della città sotto assedio -che si tiene in piedi grazie all'alleanza con gli inglesi- fischiano le bombe nemiche, l'Assemblea Costituente si accinge a proclamare la prima Costituzione Spagnola, che vedrà la luce nel 1812. Contemporaneamente le colonie spagnole d'oltreoceano, partecipando dell'ondata liberale seguita alla Rivoluzione Francese, cercano di rendersi indipendenti, danneggiando irrimediabilmente l'economia ispanica che in buona parte si basa sui proventi delle Americhe.
Cadice, oltre alle bombe che aggiustano sempre più il tiro, al sovraffollamento dovuto all'immigrazione di chi si rifugia in città per non morire di fame, ai corsari francesi che attaccano le navi commerciali che giungono da oltremare, alle spie e alle diserzioni, deve anche fare i conti con un assassino seriale di giovani donne, che vengono rinvenute con la schiena squarciata fino alle ossa da impietose frustate.
In questo scenario prendono vita sei storie parallele: Tizón, ispettore spagnolo dai modi piuttosto sbrigativi, è sulle tracce del giocatore occulto, colui che, come in una partita di scacchi, sta giocando tra le caselle della città di Cadice eliminando vittime precisamente dove le bombe francesi hanno impattato -o impatteranno; Desfosseux, capitano dell'artiglieria francese, è occupato in complicati studi per migliorare la gittata e la qualità delle bombe, che non riescono a raggiungere tutte le zone di Cadice; Mojarra è un arruolato per necessità tra i fucilieri delle fila spagnole, e tenta di sopravvivere per poter provvedere al sostentamento della famiglia; Fumagal, inquietante imbalsamatore spagnolo, vende ai francesi informazioni sulle zone d'impatto delle loro bombe; Lolita Palma, ricca e giovane armatrice, porta avanti l'azienda di famiglia; e infine Pepe Lobo comanda la Culebra, brigantino corsaro al servizio dell'impresa Palma.
Un romanzo ben scritto che, di tanto in tanto, si sbilancia sfiorando l'illeggibilità. Mi spiego: qualcuno lamenta che Tolkien si soffermi a descrivere persino la caduta della foglia, ma almeno lui lo fa con una terminologia che chiunque può capire. Il giocatore occulto, invece, pur non utilizzando periodi troppo lunghi e complessi, risulta talvolta indigeribile per il massiccio utilizzo di termini tecnici, appartenenti all'ambito nautico, commerciale, bellico, balistico,… Come se non fosse abbastanza, in alcuni capitoli ai tecnicismi si accompagna uno dei più incredibili infodump in cui mi sia mai imbattuta, non esagero se affermo che probabilmente è riuscito battere in corsa I Pilastri della Terra di Ken Follett: d'una donna che passeggia per la propria casa diretta al giardino, Pérez-Reverte scrive quattro -quattro- pagine, premurandosi che il lettore conosca la squisita fattura delle sue ciabatte, la provenienza dei quadri alle pareti, la qualità del legno di cui i suoi mobili sono fatti e la precisa descrizione dei soprammobili, nonché il timbro di voce della cameriera che lavora cantando nella stanza affianco, le varietà dei fiori piantati in giardino, il fruscio della sua vestaglia di seta e, naturalmente, dove tale tessuto è stato acquistato. Questa tendenza, che rallenta enormemente la lettura della prima metà del romanzo, sembra assottigliarsi con il procedere dei capitoli -senza mai sparire del tutto, però. In ogni caso, è evidentissima nello scrittore la cura certosina con cui ha ricostruito la Spagna dell'Ottocento, e mette in luce un lavoro di ricerca a dir poco titanico.
La cornice del romanzo, dunque, è ottima: la stessa cura nel dettaglio la ritroviamo nei personaggi, per nulla prevedibili nei loro comportamenti. Salta all'occhio Tizón, personaggio certamente negativo per i suoi modi brutali e per la sua mancanza di compassione, che tuttavia si finisce per considerare con occhio indulgente. Lolita Palma resta impenetrabilmente rigida fino alla fine, sebbene di tanto intanto sia illuminata da un raggio di umana fragilità. Pepe Lobo, affascinante corsaro e, tutto sommato, personaggio positivo, dà talvolta prova di cruda durezza, così come Desfosseux, fanatico artigliere francese apparentemente interessato solo alle sue bombe, sa mostrarsi dotato di umanità. Non c'è un odiato manicheismo, in questo romanzo estremamente realistico anche in certe scelte strutturali che lo allontanano dai normali canoni della finzione che impongono che tutto venga a coincidere: è una poetica già sfruttata da Pérez-Reverte anche nel suo altro romanzo che ho letto, Il Club Dumas. Non ci sono tipi, a muoversi sulla scacchiera di Pérez-Reverte, ma uomini senza dubbio perfettibili e inclini all'errore e alla morte.
Il limite più evidente di questo romanzo è l'affastellamento di storie flebilmente collegate tra loro: la parentesi tra Lolita Palma e Pepe Lobo avrebbe potuto trovar posto in un altro romanzo, alleggerendo la lettura ed eliminando parte della troppa carne al fuoco. E' senza dubbio un romanzo gradevole e interessante, in ogni caso, a patto che si abbia la pazienza di predisporsi a imparare, perché molti dei termini e dei concetti chiave non sono nel bagaglio culturale di tutti.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Il giocatore occulto
- Titolo originale: El asedio
- Autore: Arturo Pérez-Reverte
- Traduttore: Bovaia R.
- Editore: Tropea
- Data di Pubblicazione: 2010
- Collana: I narratori
- ISBN-13: 9788855801454
- Pagine: 638
- Formato - Prezzo: Brossura - 20,00 Euro
Io trovo il romanzo molto godibile (alcuni limiti nella traduzione: Marcotropea migliorabile nella correzione delle bozze!)