A subire un furto in casa è anche Angelica Cosulich, «trintina» di bell’aspetto, da pochi mesi trasferita nella locale sede della Banca siculo-americana. A Montalbano Angelica ricorda in modo impressionante l’eroina dell’Orlando Furioso così come se l’era immaginata quando era sui banchi di scuola e si strugge d’amore per lei; ed è proprio il poema dell’Ariosto a scandire i punti salenti dell’intera vicenda che si snoda fantasiosa, emozionante, ironica, ricca di colpi di scena.
Quando però uno della banda viene trovato morto e la sfida si fa cruenta la verità si fa più vicina.
Recensione
Un'altra indagine del commissario Montalbano, che si avvicina a rapidi passi al sessantesimo compleanno.
La trama si articola intorno a una serie di furti negli ambienti della Vigàta borghese e rispettabile, dietro i quali - come spesso accade nelle storie del commissario siciliano - si agita il fantasma di un passato mai del tutto dimenticato, che invoca vendetta, anche quando si manifesta nelle sembianze angelicate di un'eroina, che in realtà di angelico, a parte il nome, dimostrerà d'avere ben poco.
A differenza di altri romanzi dalla trama poliziesca più ritmata, più complessa e fitta, che avevano anche un impegno 'politico', o quantomeno una spinta civile più forte - e che, a quanto pare di leggere in giro, piacevano assai ai lettori - gli ultimi casi di Montalbano portano le tracce di una certa rassegnazione, quasi di una stanchezza del commissario,che giunto alle soglie di quella che chiama, con timore reverenziale, 'vicchiaglia' pare rifugiarsi nella soluzione di casi più tranquilli, più tradizionali.
Quale migliore tradizione da tramandare, nella profonda provincia siciliana del terzo millennio, della vendetta famigliare, che si trasmette di generazione in generazione, che chiama occhio per occhio e sangue per sangue?
La contraddizione tra il fervore dell'odio e la pacatezza della ragione prende l'aspetto delle maschere dei pupi siciliani: Angelica, la protagonista femminile, dà corpo alle fantasie eroiche (ed erotiche) e ai ricordi adolescenziali del commissario, e insieme chiama in vita la sua cultura letteraria, presentandosi come l'omonimo personaggio dell'Orlando Furioso.
La conclusione però risparmia all'attempato funzionario di polizia la follia del leggendario paladino: il transfert catartico viene operato su un personaggio secondario, senza troppi danni per l'ego di Montalbano. Perlomeno dall'esperienza dell'età ha saputo trarre il dubbio vantaggio di riuscire a razionalizzare le proprie passioni e gli istinti 'furiosi', sublimandoli nella letteratura.
Rimangono fedeli all'alto livello di qualità sia lo stile, quel misto di dialetto siciliano e italiano, che Camilleri ha saputo trasformare in una lingua famigliare ai molti lettori e che contiene di volta in volta tutti i sapori e gli odori forti della sua terra, sia la capacità di caratterizzare un personaggio in evoluzione, il commissario Montalbano, che affronta non più i suoi problemi di coscienza, incarnati nelle puntate precedenti da un apparato burocratico (il 'signori e guistori', direbbe Catarella) paralizzante o da un contesto borghese quasi da Gattopardo (vedove petegole, storie di corna provinciali, ragionieri e impiegati del Comune insigniti della più alta rispettabilità di copertura), ma il suo rapporto con se stesso e con le proprie debolezze: la vecchiaia e la dolorosa consapevolezza che questa non comporta necessariamente il superamento delle vanità.
Rispetto ad altre vicende di questo tenore però il Montalbano che fronteggia Angelica è ormai scafato: non è più indifeso rispetto alla persistenza del proprio narcisismo, ferito ancora una volta dalla consapevolezza di essersi lasciato manovrare come un 'pupo' dall'angelica burattinaia; riesce a padroneggiare le sue reazioni e riconduce la vicenda passionale nell'alveo della professionalità, pronto a pagare il prezzo dell'equilibrio con il dolore della rinuncia, in nome del principio di realtà/lealtà.
Per molti lettori siamo lontani dai fasti dei 'Montalbano' d'antan. Ma in effetti il meccanismo della trama, tanto quanto quello dello stile, appare ben oliato... l'inghippo, forse, sta nel fatto che la serialità del giallo poliziesco non sempre si concilia a perfezione con l'evoluzione del personaggio Montalbano, che ha una sua vita e sembra quasi pretendere autonomia dall'autore.
Il che da un lato mostra una complessità nella caratterizzazione psicologica che lo rende degno di entrare a pieno titolo nelle gallerie dei personaggi letterari - e per il genere di appartenenza non è frequentissimo - ma dall'altro crea qualche problema all'ingranaggio narrativo, che nello stesso genere si vuole quasi sempre fisso e ripetitivo, seriale appunto.
Non sarà che Montalbano sta invecchiando troppo in fretta?
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il sorriso d'Angelica
- Autore: Andrea Camilleri
- Editore: Sellerio
- Data di Pubblicazione: 2010
- Collana: La Memoria
- ISBN-13: 9788838925283
- Pagine: 256
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14.00
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