Recensione
Giappone: la Sensei (non ci è dato conoscerla con altro nome), superba cinquantenne che soffre della comune solitudine della mangaka, da dieci anni ormai disegna una storia di enorme successo, La leggenda di Moeru, manga che ha consacrato il suo successo e che le ha assicurato un impressionante numero di lettori. Manga che, la notte della Luna di Ghiaccio, viene portato a termine.
Italia: Ivy, adolescente sovrappeso che condivide con molte delle sue coetanee una profonda insoddisfazione della vita ma è troppo pavida persino per l'autolesionismo, tende troppo spesso a rifugiarsi nei sogni e nelle fantasticherie.
Cos'hanno in comune le due donne, che non si conoscono e non si conosceranno mai?
Vivono in bilico, come tutti noi, tra due realtà egualmente concrete. E se il sottile velo che le separa si squarciasse?
Cosa accadrebbe se la realtà immaginata rifiutasse il suo ruolo di subordinazione e insorgesse per rivendicare i suoi diritti? Se il destino che il Dio Creatore (la Sensei) ha preparato per i suoi personaggi non fosse ciò che realmente essi desiderano e uno di loro, l'inconfessabile debolezza dell'arcigna Sensei, sfruttasse il rituale dell'Esbat per persuaderla a modificare ciò che ha in serbo per loro?
Il bellissimo Hyoutsuki, potente demone dagli artigli di madreperla, con il suo sangue puro e freddo, con la sua indistruttibile superiorità, la sua estrema certezza della manichea divisione tra bianco e nero, si rivelerà incapace di comprendere le sfumature del grigio, e la potenza che possono generare le feroci passioni dell’animo umano, e rimarrà suo malgrado invischiato nel sordido ricatto di una donna ossessionata dal desiderio e pronta a qualsiasi sacrificio pur di ottenerlo. Perché è questa la potenza dei ningen: essi desiderano. E una tranquilla signora di mezza età può anche trasformarsi in un serial killer pur di offrire alla Dea del sangue sacrificale.>L'autrice si dichiara grande fan di Stephen King, e in effetti compare più di una citazione dei suoi personaggi nel romanzo, in cui fa anche uso (voluto o causato da un'inconscia assimilazione) di alcuni stilemi del grande scrittore americano: alcune brevi frasi spezzate, il dialogo della protagonista con una voce interiore che rappresenta una controparte soffocata, l'uso del presente storico. Ricordano Stephen King (ma non sono certo di sua invenzione) anche alcuni dei temi del romanzo: la suggestiva concretezza della realtà immaginata, tanto che, in casi rarissimi, può sfiorare il nostro mondo ed entrarvi, e l'idea di un serbatoio onirico da cui attingere per crearla.
Tralasciando ispirazioni e un evidente ipercitazionismo, in ogni caso, lo stile di Lara Manni è straordinariamente poco amatoriale: la raffinatezza delle sue espressioni, la sua ottima padronanza del linguaggio, l'efficacia di alcune scelte strutturali e dei cambi di scena rendono difficile credere che si tratti di un'esordiente.
Sulla prima metà del romanzo pesa un eccessivo ancoraggio all'opera da cui è tratta la fanfiction che poi è stata riadattata a romanzo. Chi ha già letto il manga Inuyasha dell'autrice Rumiko Takahashi, infatti, non potrà fare a meno che immaginare i personaggi con fattezze e le movenze di quelli originali, sebbene, per ovvie ragioni, l'autrice abbia dovuto modificare alcune delle loro caratteristiche fisiche, oltre ai loro nomi e ad alcuni elementi della trama. Chi è all'oscuro del manga, invece, non risentirà affatto delle lacune e potrà godersi ugualmente il romanzo.
Con il procedere della storia, i personaggi fortunatamente si libereranno di buona parte delle loro spoglie, assumendo un’identità autonoma. Lara Manni, inoltre, ne crea di nuovi, conferendo loro un'ottima caratterizzazione: la Sensei, che definitivamente perde le sue sembianze di Rumiko Takahashi (nella realtà donna tranquilla e riservata) e, perdendo gradualmente la sua sanità mentale, si trasforma in un mostro accecato dalla passione, disposta a sacrificare il sangue proprio e altrui per appagare il suo desiderio, fino alla sua stessa autodistruzione; Ivy, che del desiderio non ha ancora esperienza, dotata dello stesso potere della Sensei se solo la sua insicurezza le permettesse di coglierlo, ed eppure sarà proprio la sua paura a impedirle di perdersi, com'è successo all'altra; Sasaki, un hikikomori: il termine indica una pericolosa sindrome molto diffusa in Giappone che porta i giovani oppressi dalle pressioni del mondo esterno a confinarsi nel proprio appartamento con la sola compagnia di un computer.
Esbat è un un tributo al potere dell’immaginazione, alla forza del desiderio, una favola macabra sul modo in cui i sogni troppo vividi conducano all'autodistruzione, sui pericoli della bellezza… e sul destino a cui va incontro chi si lascia accecare senza criterio dalle sue seduzioni. Perché è veramente facile lasciarsi sopraffare da quel compagno segreto, l'Ombra, di cui parlava Conrad.
N.B. Piccola nota finale da professorina: Conrad era polacco, non ucraino (come viene riportato nel romanzo).
Lara Manni, dopo aver pubblicato Esbat con Feltrinelli, è recentemente passata a Fazi: lo scorso 11 febbraio, infatti, è uscito il secondo volume della trilogia, Sopdet. Esbat, in ogni caso, è perfettamente autoconclusivo.
Ricordiamo che è già comparsa un'intervista all'autrice qui, poco dopo l'uscita di Esbat.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Esbat
- Autore: Lara Manni
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: I canguri
- ISBN-13: 9788807702105
- Pagine: 276
- Formato - Prezzo: Brossura - 16,50 Euro
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