Recensione
Salgo in metropolitana, tiro fuori il mio bel libro nuovo e come sempre perdo qualche minuto a studiarne la copertina (che nell'edizione in lingua originale è quella che vedete qui di lato), un po' ipnotizzata e un po' infastidita dai caratteri oblunghi e deformati che compongono il titolo, belli per il piacevole contrasto del rosso brillante sul bianco candido ma identici alla grafica di Ogni cosa è illuminata, tanto da farmi pensare con terrore: non è che questo ora scrive libri tutti uguali?
Mi strappa da queste riflessioni la ragazza seduta accanto a me che all'improvviso si presenta e mi dice: "Scusa ma ci tenevo a dirti che questo libro è stupendo, se ti è piaciuto il precedente vedrai che questo ti piacerà ancora di più!".
Beh, la degna conclusione sarebbe raccontarvi che la previsione si è avverata, ma non sarebbe del tutto vero. Credo che la scossa emotiva (proprio non mi vengono altri termini che rendano l'idea) che mi ha dato questo romanzo sia stata sicuramente più intensa rispetto a Ogni cosa è illuminata, dove tutto era più attenuato, quasi ascoltassimo da un'altra stanza.
In Molto forte, incredibilmente vicino, tutto è appunto più forte: la sofferenza, la nostalgia, i ricordi. Ma è anche tutto molto più semplice perché, diciamolo, sono in pochi a non farsi toccare il cuore da un bambino di nove anni che cerca disperatamente di sopravvivere alla scomparsa del padre, ucciso nell'attacco alle Torri Gemelle. Con questo non voglio accodarmi allo stuolo di critiche che hanno accusato l'autore di essere un manipolatore di sofferenze che sfrutta impunemente la tragedia dell'11/9 per far soldi. Il libro, al contrario, mi è sembrato sincero e molto sentito, peraltro è stato scritto nel 2005, quando oramai ci avevano propinato parecchia roba su cui era stato spalmato il dramma delle torri.
Ma JSF è così giovane con la sua faccetta da Harry Potter, e ha avuto un così grande successo col suo primo libro e scrive in quel modo così particolare, sfruttando suoni e immagini, che dargli addosso per smascherare il finto genietto è diventato lo sport nazionale. La tecnica narrativa di Foer non sarà geniale, ma sicuramente è di grande impatto e ben costruita sui personaggi, modellata sulle loro azioni e i loro sentimenti.
Il problema di questo romanzo, casomai, è che non propone nulla di nuovo rispetto al precedente. La trama è in apparenza diversa ma a ben guardare procede attraverso gli stessi schemi: il piccolo Oskar in giro per New York alla ricerca della serratura da aprire con la chiave misteriosa trovata tra le cose del padre dopo la sua morte è un po' come il Jonathan di Ogni cosa è illuminata, un eroe alla ricerca di un passato che possa aiutarlo a vivere il presente.
Nel suo pellegrinaggio porta a porta Oskar incontra varie forme di umanità dolente, tutte più o meno colpite a tradimento dalla vita.
Anche qui la narrazione principale è intervallata da voci secondarie provenienti dal passato, un passato che, di nuovo, ha origine nella vecchia Europa della Seconda Guerra Mondiale, da cui i nonni di Oskar sono fuggiti, unici sopravvissuti della loro famiglia al bombardamento di Dresda. Se il dolore di Oskar è diretto,semplice,quasi urlato, quello del nonno è più complesso, soffocato nelle mille ossessioni un uomo che la guerra ha lasciato incapace di parlare.
Di nuovo, i temi principali sono l'importanza del ricordo,la difficoltà di vivere e amare: Foer si assesta su tematiche e su un linguaggio già collaudati, senza rischiare nulla.
Ma quattro stellette se le becca comunque, perché riesce sempre a farmi ridere e commuovere come e quanto vuole lui.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
- Titolo originale: Extremely Loud and Incredibly Close
- Autore: Jonathan Safran Foer
- Traduttore: Bocchiola
- Editore: Guanda
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: Narratori della Fenice
- ISBN-13: 9788882466114
- Pagine: 351
- Formato - Prezzo: Brossura, illustrato - Euro 18,00
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