Recensione
Stephen Donaldson, scrittore fantasy americano degli anni Ottanta, in Italia non ha mai sfondato. Pubblicato per la prima volta nell'89 dalla Mondadori, che approfittò del revival del Signore degli Anelli e del traino di Terry Brooks (vi piaccia o non vi piaccia, chi leggeva fantasy a quell'epoca mi assicura che aveva i suoi tanti ammiratori anche qui in Italia), fu rapidamente dimenticato e riscattato dall'oblio solo nel 2006 da una ristampa della Fanucci, un oblio da cui però non si è salvato, dal momento che oggi l'autore è pressoché sconosciuto anche da coloro che il fantasy lo masticano abbondantemente.
Ho deciso di leggere il primo volume della saga "Le cronache di Thomas Covenant L'Incredulo", La conquista dello scettro, per conoscere questo pezzo di storia del fantasy. Adesso sono pronta a riscagliarlo nel mio personalissimo oblio.
Thomas Covenant è un ex scrittore americano autore di un popolare bestseller. La sua vita soddisfacente con carriera appena avviata, moglie devota e figlio appena nato ha avuto fine quando gli è stata diagnosticata un'improvvisa quanto inspiegabile lebbra: l'uomo ha perso non solo due dita e la sensibilità agli arti, ma anche amici, conoscenti, moglie e figlio, e qualsiasi rapporto con la società che lo scansa al suo passaggio. Durante una delle sue rare uscite in città, un'auto della polizia rischia d'investirlo; Thomas perde i sensi, e il suo risveglio non avviene in un pronto soccorso o in un'aldilà, ma nel cuore di una caverna in cui fa la conoscenza di Drool, una creatura mostruosa, e del Sire Immondo che sproloquia su scettri, poteri, predestinati, nemici finali, e gravi avvertimenti da riportare al Concilio dei Signori. Il protagonista sviene ancora una volta, e si ritrova sulla Guglia, mostruosa costruzione in pietra, dove fa la conoscenza della giovane Lena, che vede in lui la reincarnazione di Berek Mezzamano, eroe mitico. Ma non è tutto: l'uomo possiede anche l'Oro Bianco (il suo anello nuziale) che lo contrassegna come il possessore della misteriosa magia primordiale.
Eppure, per Thomas è tutto un sogno.
Thomas Covenant è senza dubbio uno dei protagonisti più spiacevoli e indisponenti in cui mi sia imbattuta in tanti anni di onorata carriera di lettrice (di fantasy o meno). Mi capita molto spesso di provare sentimenti ostili verso i protagonisti dei romanzi -più verso quelli femminili, in realtà- che vanno dalla semplice irritazione alla speranza che incorrano in un destino di morte tragica e dolorosa entro il minor numero di pagine possibili, ma il più delle volte ciò avviene nei confronti di quei personaggi talmente grondanti virtù positive di bontà, bellezza e ingenuità da risultare insopportabili.
Thomas lo è per il motivo opposto: nonostante solitamente tenda a fraternizzare e simpatizzare con gli antieroi, lui è paragonabile a una donna in perenne sindrome premestruale con l'aggiunta di tutti i peggiori difetti degli uomini. Andrebbe teoricamente compatito per l'aver contratto una malattia i cui casi accertati negli anni '80 erano circa dodici milioni -quasi tutti pediatrici e/o circoscritti ai paesi del terzo mondo- e giustificato per il suo carattere bizzoso dal momento che la sua famiglia l'ha abbandonato e la società ostracizzato. Ma Thomas, dopo essersi risvegliato nella Landa e per tutto il romanzo, non fa altro che ringhiare contro ogni personaggio che si metta sulla sua strada: Thomas si infuria quando viene ignorato, quando viene trattato con cortesia e quando viene trattato con disprezzo; la sua prima reazione in seguito alla scoperta di essere rientrato in possesso della sua virilità è, senza riflessioni prima e senza il minimo pentimento in seguito, di stuprare una ragazzina che si era dimostrata oltremodo ospitale nei suoi confronti. Sempre pronto ad alzar le mani, la sua scontrosità farebbe impallidire un pensionato che sbarca il lunario con quattrocento euro di pensione, sofferente di demenza senile, abbandonato dalla famiglia, e a cui è appena morto il gatto. Ebenizer Scrooge prima dell'incontro con gli Spiriti dei Natali passati si sarebbe inchinato al suo cospetto. Ogni qualvolta Thomas patisce un guizzo d'umanità, una punta di tenerezza, un sospetto di quasi gioia, subito si reimpongono rabbia e violenza. E dalle sue labbra emerge sempre e solo la risposta "Sono lebbroso", come se servisse a spiegare ogni cosa.
L'entità maligna suprema è detta L'Immondo, Lo Spregiatore, e un'altra mezza dozzina di appellativi analoghi; non a torto: questo potente nemico, dopo aver avvertito Thomas Covenant di riferire al Concilio dei Signori che entro cinquant'anni conquisterà la Landa se non verrà sconfitto (mi ricorda molto i ladri gentiluomini di taluni vecchi classici polizieschi, di quelli che telefonano all'ispettore di turno per annunciare un crimine e rendere così più eccitante la sfida, senonché l'intento del Grande Maligno è... seminare terrore e disperazione, naturalmente. Che altro?), si diverte a spargere morte e distruzione fini a se stesse. Eh beh, Donaldson sembra essere convinto che un Cattivo debba comportarsi così: conquistare il mondo, uccidere gli innocenti, tessere intrighi e rendere difficile la missione dei buoni; non cercate psicologia, accontentatevi della coerenza granitica.
Gli altri personaggi... cantano. Sempre. Non scherzo: ci sono dalle due alle tre canzoni per capitolo. Se sono addolorati o disperati, cantano. Se sono furiosi, cantano. Se sono felici e grati, cantano. Se qualcuno muore, cantano. Se vincono una battaglia, cantano. Cantano a cavallo, cantano in assemblea, cantano a tavola. Cantano più degli elfi di Tolkien, e, come se non bastasse, intonano strofe ridicole che ricordano le canzoncine di marcia degli scout o le canzoni di pace amore&felicità che le catechiste insegnano ai bambini. In mezzo a questo oceano di ridicolo si salva solo il personaggio del Gigante Seguischiuma, tanto simpatico quanto direttamente scopiazzato dagli Ent di Tolkien nella sua caratteristica principale: l'impiegare molto, molto tempo nel dire qualsiasi cosa.
Non aspettatevi che la trama riscatti almeno un po' simili personaggi: la stessa incoerenza o banalità nella loro costruzione la ritroviamo in un plot scontato e frammentario, con il solito eroe del nostro mondo tenuto a salvarne uno fantastico (in continuo bilico tra sogno e realtà), creature viste e straviste chiamate con nomi leggermente diversi, un Signore del Male meno credibile che mai da sconfiggere, un Concilio di Sapienti da consultare, una Quest da affrontare per sottrarre al nemico un potente Artefatto Magico, un'ambientazione dozzinale che è precisamente la prima cosa che verrebbe in mente a un ragazzino di dieci anni al pensare a un mondo fantasy. I dialoghi tra i personaggi non combaciano, così come i vari eventi della trama tra loro: se Donaldson voleva comunicare qualcosa, avrebbe fatto meglio a farlo in modo da rendersi comprensibile al lettore.
Riusciranno i seguiti a riscattare questo primo, terribile volume della saga? Ad altri l'ardua sentenza.
Nota: l'edizione che ho letto io è quella della collana Fantasy Mondadori. E' possibile che lo sfacelo che è questo romanzo sia leggermente migliorato dalla nuova traduzione Fanucci.
Nota II: Questo l'elenco complessivo dei romanzi della saga:
Le cronache di Thomas Covenant L'Incredulo
- La conquista dello scettro (prima edizione USA 1977, edizione Mondadori 1989, edizione Fanucci 2006)
- La guerra dei giganti (prima edizione USA 1977, edizione Mondadori 1989, edizione Fanucci 2006)
- L'assedio della Rocca (prima edizione USA 1977, edizione Mondadori 1990, edizione Fanucci 2009)
- Il sole ferito (prima edizione USA 1980, edizione Mondadori 1991)
- L'albero magico (prima edizione USA 1982, edizione Mondadori 1992)
- L'oro bianco (prima edizione USA 1983, edizione Mondadori 1993)
- The Runes of the Earth (2004)
- Fatal Revenant (2007)
- Against All Things Ending (2010)
- The Last Dark (previsto per il 2013)
Giudizio:
+1stella+Dettagli del libro
- Titolo: La conquista dello scettro
- Autore: Lord Foul's Bane
- Traduttore: De Dominicis R.
- Editore: Fanucci
- Data di Pubblicazione: 2006
- Collana: Collezione immaginario fantasy
- ISBN-13: 9788834711378
- Pagine: 473
- Formato - Prezzo Rilegato, sovraccoperta - 18,50 Euro
Cortesemente dissento da questo giudizio.
Donaldson è sicuramente un autore "antipatico", vedi ad esempio "La scatola della Follia", ma secondo me è un errore scartarlo affrettatamente.
Io ho riscoperto la trilogia dello Scettro a 20 anni dalla prima uscita e a fronte delle molte manchevolezze (ho una discreta conoscenza del mondo tolkeniano, che ne sta chiaramente agli antipodi da qui) gli do il merito di un lavoro psicologico straordinario. Spesso antipatico e spiacevole, ma ripeto straordinario.
Se Donaldson ha fatto un buon lavoro con la psicologia dei suoi personaggi, mi chiedo seriamente in quali: ho trovato estremamente poco approfonditi i comprimari e del tutto illogico il protagonista.