7 gennaio 2011

Intervista a Sabrina Gregori, autrice di "Tre innocui deliri"

L'autrice

Sabrina Gregori è una giovane attrice dialettale, cantante e ha lavorato nel campo della formazione come docente. Come esordiente ha pubblicato una breve raccolta di tre racconti di ambientazione 'horror'. Un genere abbastanza insolito nella narrativa italiana.








Il libro

Tre situazioni innocue, tre svolte inquietanti che trasformano la vita di tutti i giorni in un incubo ad occhi aperti. Il ritmo incalzante vi catturerà implacabile e sarete presto catapultati nell'incredibile delirio dei protagonisti.







L'intervista



1) La citazione iniziale prende spunto da una raccolta di racconti di King, il re della letteratura horror contemporanea. Che significato ha quella citazione rispetto alla scelta del genere del racconto breve e ai contenuti che hai scelto?

Amo molto quella citazione di King. È un esempio lampante della sua capacità di spiegare con parole e immagini semplici ma molto efficaci la profondità delle emozioni umane. La collego al primo racconto del libro “La lavagnetta” e alla difficoltà di Claudia, la protagonista, di esprimere il dolore e il rancore che la attanagliano, come se nessuno possa mai capirla, tenendoli imprigionati dentro di sé, fino a divorarla. Ma trovo che calzino anche per descrivere l’attività dello scrittore, che trasforma in parole le immagini e le sensazioni che vivono nella sua testa, con la paura di non riuscire a renderle nella stessa grandezza in cui si presentano alla propria mente.


2) Nel panorama italiano manca una tradizione letteraria forte legata al genere horror e in particolare alla forma del racconto breve. Perchè secondo te? Perchè tu hai fatto proprio questa scelta? Hai dei modelli di riferimento italiani per l'horror?

Non saprei dirti perché ci sia questa lacuna letteraria in Italia, io comunque non seguo particolari autori nel panorama horror italiano. Spero, però, che il fatto di essere una scrittrice che si cimenta in un genere poco sviluppato nel mio paese possa essere un punto a mio favore, nel desiderio di tracciare una nuova strada. Ma non è per questo che ho fatto questa scelta. Credo non si tratti nemmeno di una scelta: è ciò che mi sento di scrivere… direi ciò che mi viene da scrivere. La scrittura mi dà la possibilità di concretizzare e fissare sulla carta i prodotti della mia immaginazione, che difficilmente riesco a tenere a riposo. Mi piace osservare le persone e le situazioni che mi si presentano e immaginare di “andare oltre”, verso gli aspetti più singolari, nella parte oscura che si nasconde dietro a ciò che vedo…


3) I racconti di ‘Tre innocui deliri’ sembrano avere una struttura particolare, due lunghi e uno breve di cerniera, visto che il primo e il terzo sono di tipi molto diversi tra di loro: come hai pensato questa disposizione?

D’accordo con la casa editrice, abbiamo inserito per primo il racconto “La lavagnetta”, che è più introspettivo e che, a parer mio, è più incisivo dal punto di vista della scrittura. Il racconto breve, “Privato vende appartamento 54 mq”, come dici tu, fa da collegamento, mentre “Schiavi del tappeto”, che è il più lungo dei tre, chiude la lettura con una storia più articolata e fantasiosa.


4) Ci sono delle ispirazioni precise per ognuno? te lo chiedo perchè - pur non essendo un esperto del genere - mentre il primo e l'ultimo mi hanno richiamato alla mente King (anche se per opere diverse), il secondo invece mi ha ricordato seppur vagamente 'Rosemary's baby' di Levin. Intendevi fare delle citazioni?

In realtà no, non ci sono dei riferimenti precisi ad opere di grandi autori. Per ciò che riguarda i libri di King, certamente sono influenzata dal suo modo di scrivere ed è una cosa che dichiaro quasi con orgoglio, ma non mi riconduco alle sue opere per le storie. Sono una lettrice onnivora, non leggo solamente horror, ma spazio parecchio, anche dimenticando tanto, purtroppo… Sicuramente qualcosa resta a livello di subconscio, tutto questo entra a far parte del mio vissuto, di ciò che sono, e sensazioni e particolari che mi hanno colpito forse poi si “ritrovano” anche in quello che scrivo.


5) Per il secondo racconto il tema della donna incinta il cui figlio ancora non nato, soprattutto come incarnazione del male, è stato davvero cucinato in tutte le salse, da scrittori e sceneggiatori. Tu che taglio intendevi dare al tuo racconto?

Questo racconto è nato quando avevo effettivamente messo in vendita il mio appartamento e mi capitava perciò di ricevere delle persone per visionarlo. Ovviamente, in un’occasione come questa, puoi incontrare gli individui più diversi. Ho pensato: “e se un giorno arrivasse un personaggio davvero strano?”. L’idea è partita dalla volontà di trasformare una situazione comune, quale quella di accogliere interessati per l’acquisto del tuo appartamento, in un incubo causato da un gesto rapido e determinante, come far entrare un estraneo in casa propria. L’intervento dell’estraneo, poi, voleva suggerire il tarlo della proposta indecente: seppure assurda, quella della protagonista incinta può sempre essere una scelta.


6) Nel primo racconto invece è fondamentale l'evoluzione psicologica del personaggio di Claudia verso gli stati di paranoia e schizofrenia. Non trovi che la figura dell'autore dei messaggi sulla lavagnetta sia un po' troppo indefinita e che nella conclusione sia anche inaspettato che si trattava di una doppia personalità?

Voleva essere indefinita, l’avevo pensata proprio così, per lasciar spazio all’immaginazione del lettore. Mi piaceva l’idea che ognuno si costruisse il suo film intorno alle mie parole scritte. E mi piaceva l’idea che alla fine il lettore rimanesse sorpreso e anche un po’ spiazzato.


7) I protagonisti dei tuoi racconti sono praticamente tutti personaggi femminili, con l'eccezione del venditore di tappeti di Marrakech. C'è una forma di immedesimazione in loro da parte tua?

Più che una forma di immedesimazione c’è una partenza autobiografica. Con questo non intendo dire che parlo di me, perché non è così, ma che parto da semplici accadimenti, cui magari ho soltanto assistito, dai quali la fantasia prende spunto per costruire una storia inquietante. Inoltre, essendo una scrittrice esordiente, preferisco scrivere di ciò che conosco meglio, evitando di incorrere in facili trappole che potrebbero rendere le mie opere meno credibili. Insomma, inutile bleffare: è l’animo femminile quello che posso esplorare in tutte le sue sfumature!


8) Anche l'ambientazione, che del resto è molto lineare, sembra rivolta soprattutto a un paesaggio per te famigliare, quello del carso triestino. è solo una cornice esteriore o riflette un'idea più profonda, un po' come il New England di Lovecraft e King?

Ho voluto mantenere la mia città (che amo profondamente, con tutti i suoi difetti) e i luoghi che la circondano come sfondo ai miei racconti perché Trieste presenta delle caratteristiche che si prestano bene a fare da cornice a un racconto inquietante. E non nascondo che al momento ho intenzione di continuare su questa linea… quindi penso che con la tua seconda ipotesi ci hai azzeccato!


9) L'ultimo racconto, che secondo me è il più originale, ha uno spunto decisamente 'orrido', tra l'inizio e la fine, con il tema dell'aracnofobia, però poi mancano delle parti effettivamente 'disgustose' o 'splatter'. Non credi che accentuando queste sfumature l'effetto sarebbe più forte e coinvolgente sul lettore?

Sono abbastanza d’accordo con te, avrei forse potuto calcare la mano con gli aspetti horror, ma c’è una componente di psicologia famigliare molto forte in “Schiavi del tappeto” che ha avuto la meglio. Ho notato che l’aspetto di “normalità” e introspezione nell’ambientazione del racconto, questa quotidianità che prevale sui particolari orridi, ha provocato un’immedesimazione del lettore, ricordando da vicino momenti famigliari comuni un po’ a tutti. E forse, oltre all’originalità della storia, è anche questa la forza del terzo racconto.


10) In generale nel racconto sul tappeto, ma anche in quello sulla lavagnetta, tutta la trama si dipana sul climax che porta da una situazione di partenza 'normale' verso una conclusione 'straniante'. Quanto questo meccanismo ti condizione nella narrazione? trovi che sia uno strumento facile da maneggiare o poco duttile?

È uno dei fattori che amo di più in uno scrittore come Stephen King e che mi affascinano. È uno strumento che va utilizzato con attenzione, perché, se gestito bene, porta il lettore a quello stato d’ansia che subentra nel momento in cui si realizza che una nostra azione, che si sarebbe potuta evitare, porta a disastri inimmaginabili senza via di ritorno… Inquietudine allo stato puro! Quindi, facciamo le nostre scelte con attenzione!


11) Un’ultima domanda quasi laterale: la copertina ha un gusto un po’ retro ed è molto particolare, senza avere riferimenti diretti ai tre racconti. Che significato ha?

La copertina di “Tre innocui deliri” è opera di un fotografo e grafico che stimo molto, Massimo Goina, che ha saputo tradurre in immagine il senso dei miei racconti, creando un’atmosfera di carattere hitchcockiano, che inquieta e rimane ambigua: il coltello non è sporco di sangue, la tazza di the non è rovesciata, la ragazza è viva o morta? L'immagine è pensata per il libro nel suo insieme. A guardar bene, il lettore può cogliere un riferimento per ogni racconto: il coltello da cucina (la lavagnetta), la tazza di the (privato vende...), il tappeto (schiavi del tappeto), elementi di per sé innocui, ma messi assieme...


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