L'autore
Claudio Delicato è nato a Roma il 3 marzo 1983. Roma, lato B è il suo romanzo d'esordio. In passato ha pubblicato i racconti brevi Tolleranza zero nella raccolta I Porti Sepolti, vol. VI (Aletti Editore, 2004) e Senza fiato nella collana di narrativa Logos (Giulio Perrone Editore, 2005). Giornalista pubblicista, ha un blog, Ciclofrenia, nel quale dal 2005 raccoglie i suoi deliri, il suo sguardo nevrotico sul mondo. Batterista, suona in un gruppo electrorock, gli Starlette. Ama definire Roma, lato B come un’opera a metà strada tra lo splatter e il romanzo rosa.
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Il libro
Roma sud. Cinque personaggi.
Gli angoli più polverosi del mondo, eppure ancora così convinti di poter servire a qualcosa.
Personaggi disperati alla ricerca di una risposta, topi ciechi allo sbando nel labirinto di una Roma animale dove le vite si scontrano violentemente, forse per caso, forse per destino o forse per volontà divina.
Violenza, amore, vita vissuta, rabbia e sensualità danno il ritmo serrato e intenso che caratterizza Roma, lato B: i personaggi intrecciano vite in cui nulla sembra avere un senso o una direzione, ma in cui l’amore sembra essere ancora il sentimento umano più pulito, il desiderio che fa sì che gli eventi accadano. Cinque personaggi, cinque vite, cinque forme di disperazione, cinque tentativi di riscatto, cinque storie che si incontrano e scontrano fino a giungere a un finale duro, forte ma anche carico di saggia ironia…
Roma, lato B, romanzo d’esordio di Claudio Delicato, lascia il segno in chi lo legge. Il linguaggio ironico, intenso e talvolta forte trascina il lettore negli eventi in un turbine di parole che colpiscono come schegge, che fanno ridere, piangere, riflettere sull’esistenza e che sicuramente fanno sentire vivi.
L'intervista
1. Ciao Claudio, complimenti per Roma, lato B, un libro che appassiona e che rileggerò sicuramente più volte. Come nascono i tuoi cinque personaggi?
Lo spunto è nato dall’epigrafe, di Herman Hesse: ogni uomo non è soltanto lui stesso: è anche il punto unico, particolarissimo, in ogni caso importante, curioso, dove i fenomeni del mondo s’incrociano una volta sola, senza ripetizione. Il mio obiettivo era quello di entrare nell’animo di più persone, quasi completamente sconnesse tra loro, che seguono il proprio normale corso di vita e finiscono per scontrarsi violentemente e in modo del tutto casuale. In questo senso, cerco di conciliare la sfera intima dell’uomo con dinamiche di intreccio in stile pulp e noir: Roma, lato B è una sorta di caleidoscopio di pensieri e visioni del mondo, che si sgretolano irrimediabilmente di fronte ai giochi del Fato.
2. La storia si svolge a Roma e porta il lettore fin dentro la tua città, al di là della sua bellezza monumentale. Ne parli come di una persona, una donna, con il suo aspetto esteriore, i suoi drammi, i suoi dubbi, i suoi segreti…
E direi che per un Romano è inevitabile. In questo romanzo guardo appunto al lato B di Roma, quello sporco, violento e metropolitano, ma Roma, come scrivo nei ringraziamenti del romanzo, è una madre bastarda che non sa smettere di farsi amare. Credo che nessuna delle città che ho visitato sia in grado di farti provare sentimenti così variegati e contrastanti nei suoi confronti, dalla rabbia, dal me ne vado, non ce la faccio più, che-città-di-merda a momenti di irresistibile e irrinunciabile poesia. Proprio come la donna ideale, appunto: quella che sa smuoverti l’anima, in positivo o in negativo che sia.
3. Il personaggio chiave di Danilo mi ha colpito in modo particolare. Che rapporto hai con lui? Ti somiglia in alcuni aspetti?
Tutti i personaggi di Roma, lato B, pur in misura diversa, rispecchiano lati diversi della mia persona, se si eccettua il carabiniere Carmelo Vinciguerra. Tuttavia, Danilo è senza dubbio quello che mi ricalca in maniera più fedele, e anche per questo è il personaggio più approfondito del romanzo. Danilo è la mia sfera contemplativa, riflessiva e paranoica al contempo, una fame isterica di essere tutto associata a un rapporto severo con se stesso e a una romantica concezione del bello.
4. Costanza ed Elena, due donne che sembrano essere emotivamente irraggiungibili. La prima sembra essere chiusa in suo mondo personale irrisolto, assediata da decisioni fondamentali riguardanti se stessa che non riesce a prendere. La seconda, altrettanto distante, sembra non essere invece turbata da nulla. Si presenta come un sistema chiuso, incapace di empatia, una donna che nella vita sceglierà sempre senza mai farsi coinvolgere da nulla, quasi lasciandosi passare la vita di fianco.
Hai colto. Costanza è una donna nel limbo, incapace di gestirsi tra il suo apparire cinica e indipendente e celare una personalità estremamente sensibile alle sensazioni forti, come l’amore, la rabbia e la nostalgia. Per questo motivo è l’unico personaggio del libro ad essere visto e analizzato emotivamente su due fronti, il proprio e quello di Renato.
Elena, invece, è volutamente esterna al romanzo. Sembra giacere in una teca di vetro, intoccabile, autonoma e insensibile, come hai detto tu; una sorta di feticcio che non comunica niente dal punto di vista emotivo, ma suscita irresistibile attrazione solo ed esclusivamente attraverso la sua femminilità.
5. Renato. Mi ha ricordato i famosi “vinti” della storia, quelle persone che comunque si muovano sembrano sempre avvolte da una pellicola invisibile che impedisce di muovere un passo.
Renato è la fase isterica del romanzo. Una persona che si dispera di fronte a un fato che sembra giocargli costantemente contro, fino a invischiarlo in vicende assolutamente grottesche e imprevedibili, per il solo motivo di essere l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato e soprattutto al momento sbagliato. Mi piace la tua metafora, perché Renato è esattamente così: impossibilitato a muoversi senza fare un gran casino, a causa della pellicola che il destino gli ha avvolto addosso.
6. Nel tuo libro si percepisce anche una forte spiritualità, conoscenza della vita e della sfera emotiva umana.
Be’, forse conoscenza della vita e della sfera emotiva umana è troppo!, ma posso dire che molto spesso mi è capitato di interrogarmi sull’uomo e sul modo assurdo in cui si rapporta alla vita. Da un lato, l’esigenza di provare sensazioni forti, di spingersi al limite, la costante ricerca di emozioni che ti facciano sentire vivo, dall’altro una generale tendenza ad appiattirsi sulla propria esistenza, tra lavoro e vite coniugali monotone, rinunciando di fatto alle proprie passioni, al sognare come solo i bambini sanno fare.
7. Può una forte passione cambiare il corso di tutta una vita?
Se è forte, una passione deve cambiare il corso di una vita.
8. Sei anche un batterista. Quanto ha contato la musica in questo libro?
Molto. A dire la verità, l’idea originale era di narrare la storia di un gruppo musicale romano a partire da poche ore prima dell’inizio di un concerto, presentando la storia da punti di vista differenti, con lo sguardo pulp con cui poi è stato effettivamente scritto Roma, lato B. Poi ho pensato che l’argomento circoscritto mi avrebbe impedito di spaziare emotivamente e geograficamente. Ciononostante, molta musica è rimasta presente, non solo nelle citazioni di canzoni e nel fatto che il protagonista sia un batterista, ma anche in una precisa scelta della ritmica della scrittura.
9. Nel tuo libro si percepisce molto forte la presenza del "Fato". Che cos’è per te?
“Fato” è il nome che gli uomini si rifiutano di dare a Dio.
10. Come lettore, io ho amato tantissimo Roma, lato B e tutti i suoi personaggi. Spero tanto che presto ci sia un altro libro. Quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?
Ho già scritto parecchio di quello che sarà il mio secondo romanzo, ma devo prendere alcune decisioni sull’evoluzione della storia prima di cimentarmici in maniera costante. Nel frattempo, cerco di fare in modo che Roma, lato B arrivi a più lettori possibili, avvalorandomi del mio blog Ciclofrenia e di persone come te, curiose di novità, disposte a disseminare lo sforzo di chi da solo non può arrivare a un pubblico consistente.
Grazie Claudio, un fortissimo abbraccio.
Grazie, infinite, a te.
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