Recensione
"Vi sottopongo, ad esempio, il mio caso. Cosa dimostra la triste storia di quest'uomo? Un'inesplicabile diminuzione di poteri un tempo straordinari. Una riduzione degli stimoli. Una piccola morte, che egli subisce mentre ancora è in vita. Non sono forse una vittima della guerra entropica? Non sto forse sprofondando nella stasi e nel silenzio, sotto ai vostri occhi? Non è palese e cocente la mia pena? E chi sarò, quando avrò cessato di essere me stesso? Mi sto spegnendo come una stella. Per decadimento spontaneo. Una contrazione casuale delle probabilità mi sta distruggendo. E mi riduco a niente. A cenere e fuliggine. In attesa che una scopa mi spazzi."
Meraviglia, meraviglia, meraviglia! Che romanzo potente, che stile sorprendente. Lunga vita a Silverberg!
Questo romanzo, ancora una volta, è la prova di quanto possa essere ignobile il peso di un'etichetta di genere. Questo non è un romanzo di fantascienza. No. Non lo è affatto.
La telepatia, che caratterizza il protagonista, un dono inspiegabile e che in modo ancora più inspiegabile sta svanendo, non è che un espediente - come già nell'Uomo nel labirinto - per sondare le profondità dell'animo umano, per descrivere le complessità delle relazioni umane.
E' la storia di un uomo che, avanti con l'età, si ritrova a dover ricostruire la sua vita: abituato da un comodo potere extrasensoriale, ora deve reinventare se stesso, la sua vita, rivedere tutte le sue relazioni umane. E' un percorso di rielaborazione dell'io che necessariamente si snoda attraverso il contatto umano: attraverso il delicato riavvicinamento ad una sorella a lungo estranea ed odiata, attraverso la rielaborazione di anni di relazioni sentimentali finite nel nulla, frammentando così la narrazione in un caleidoscopio di ricordi sparsi.
Ma è anche qualcosa di più: a ben vedere, Silverberg vuole dimostrare una tesi che si rivela, con un abile espediente narrativo, sul finire del romanzo: che l'essere umano è prezioso, è una creatura unica in tutto l'universo, la sua stessa esistenza è una sfida al caos naturale dell'universo. Che non c'è nulla di più bello e potente della capacità degli esseri umani di connettersi, di comunicare, di amarsi.
Due parole vanno spese anche per l'originalissimo stile: perennemente pervaso da una leggerissima ironia (che è l'ironia di chi sapientemente ha compreso ed accettato il suo destino), si presenta poliedrico e ricco. Silverberg non disdegna le trovate narrative: così ogni tanto la narrazione è interrotta da digressioni letterarie e filosofiche (attraverso un espediente narrativo che le vuole tesine scritte dal protagonista, per lavoro), arricchita da continui riferimenti a monumenti letterari (su tutti, T.S. Eliot e Goethe). Ed è anche capace di sostenere un'intera critica, per quanto velata e, anche questa, piena di sottile ironia, alla società contemporanea allo scrittore: dagli anni '50 ai '70, l'autore non manca di farci sapere le sua attraverso il protagonista.
In definitiva: un romanzo totale, e imprescindibile, che compensa la sua brevità narrativa (nemmeno trecento pagine) con una moltitudine di livelli di lettura.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Morire dentro
- Titolo originale: Dying Inside
- Autore: Robert Silverberg
- Traduttore: S. Tummolini
- Editore: Fazi
- Data di Pubblicazione: 2007
- Collana: Le strade
- ISBN-13: 9788881128174
- Pagine: 287
- Formato - Prezzo: Brossura - 16,50 Euro
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