9 dicembre 2010

Il cimitero di Praga - Umberto Eco

Trent'anni dopo Il nome della rosa, il nuovo attesissimo romanzo di Umberto Eco.
La storia si svolge lungo il XIX secolo, tra Torino, Palermo e Parigi, si muove tra servizi segreti, agenti doppi, ufficiali felloni ed ecclesiastici peccatori.
Può accadere di tutto, anche che l'unico personaggio inventato di questa storia sia il più vero di tutti, e assomigli moltissimo ad altri che sono ancora tra noi.



Recensione

'Nomina sunt natura rerum', i nomi contengono la natura delle cose, direbbe Jorge da Burgos, pensando all'autore italiano più venduto all'estero: come non aspettarsi, dunque, da uno che si chiama Eco che nei suoi libri riecheggi a destra e manca?
Nel suo ultimo romanzo Eco riprende un tema che aveva già affrontato nel 'Pendolo di Foucault', l'idea del Piano, congiura o disegno, che sarebbe sotteso a tutto l'evolversi della storia umana, ordito da gruppi ristretti di potenti personaggi nascosti nell'ombra. Se ne aveva già trattato l'aspetto più propriamente esoterico, adesso ne affronta il significato politico, in particolare riguardo ad alcuni temi, come il Risorgimento e l'Unità d'Italia - del resto siamo in tempi di celebrazioni e uno sguardo sornione e critico non guasta - e soprattutto l'antisemitismo nella storia dell'800 visto in prospettiva ai cataclismi che avrebbe prodotto nel 'secolo breve'.

Tutto inizia e finisce nella figura tragicomica, su cui è inevitabile sospendere qualsivoglia giudizio morale, di Simonino Simonini, azzeccagarbugli, spione e falsario che ricorda i personaggi di certi film comici sui servizi segreti. Educato nella solitudine da un nonno reazionario, cresciuto nel mito del padre carbonaro, istruito da una serie di istitutori religiosi tra il laido e l'untuoso, si può fargliene una colpa se diventerà un ghiottone delatore e sicario prezzolato, misogino e schizofrenico: tutto sommato rimane un bambinone, un personaggio che si può quasi guardare con un misto di tenerezza e ironia.
Il suo percorso, in precario equilibrio in una recita tra finzioni, inganni con i servizi segreti di tutto il mondo, vecchio e nuovo, spesso doppiogiochista e sempre solitario, serve a smascherare da un lato l'origine del filone antisemita che ha pervaso - e scivola anche nel terzo millennio, verrebbe da dire - la storia del secolo breve, dall'altro a mostrare come il potere politico, quello dei governi e della classe dirigente, l'establishment senza faccia e senza nome, gestiscano e guidino con salmodiante e ripetitiva sacralità quella processione di santi e folli che è la storia umana.
Tutti i principali avvenimenti di quegli anni, dall'attentato di Orsini a Napoleone III ad altri fatti del Risorgimento italiano, dai famigerati 'Protocolli dei savi di Sion' all'affaire Dreyfus, sembrano ricondursi in qualche modo a questo personaggio di falsario pasticcione, che, spesso anche controvoglia o per ricatto, viene spinto a commettere azioni che non disturbano tanto il suo senso morale quanto la sua innata tendenza a farsi i fatti suoi, conservando se stesso e i suoi lauti pasti.
Simonini vorrebbe solo guadagnare la pace indispensabile a gustare i suoi manicaretti, le cui ricette inframezzano il racconto con accenti simili a quelli usati da Pellegrino Artusi nel suo storico manuale culinario: lui di suo non è neppure capace di tenere la contabilità dei cadaveri che ha nascosto nelle fogne sotto la sua abitazione parigina... Diciamo la verità: è un dilettante allo sbaraglio, ma fra i dilettanti professionali non sfigura poi troppo.
Eppure attorno a lui girano i servizi segreti di mezza Europa: dalla Francia all'Ochrana zarista, dai circoli massonici ai Gesuiti. Il suo capolavoro, come spesso avviene anche nella realtà, nasce da una fissazione infantile, cioè l'odio per la razza giudaica personificato nel vecchio Mordechai, sintesi di tutti i luoghi comuni e i pregiudizi sulla storia del popolo eletto: da questo piccolo spione ingordo nascono addirittura i tristemente famosi 'Protocolli dei Savi di Sion', a gentile richiesta dei governi di mezza Europa, che se ne dividono le spese.

Lo stile di questo romanzo a tema si fonde perfettamente con la materia narrativa, e questa è la sua grandezza. Eco, perfetto scrittore medievale capitato nel XXI secolo, maneggia le sue fonti con grande destrezza e immancabile ironia, si muove con agilità nel creare un centone di citazioni erudite e raggiunge l'apice del metodo autocitandosi, in un paio di punti almeno, ad esempio, da 'Il nome della rosa', e riuscendo a non sbrodolare grazie al profondo senso di ironia - e anche di autoironia - che pervade tutto il racconto.

La ricostruzione dell'ambiente e del tono del feuilleton tardo ottocentesco è perfetta e integrata anche dalle raffinate stampe che illustrano il testo di tanto in tanto: frutto di una ricerca iconografica capillare e preziosissima, di grande raffinatezza concettuale. Le atmosfere alla Dickens o alla Dumas o alla Hugo impregnano la narrazione con la verosimiglianza che solo uno scrittore consumato riesce a dare a una ricostruzione storica così complessa e ricca di dettagli.
Forse in alcuni si fa prendere la mano e risulta complicato seguire i labirintici sdoppiamenti di Simonini-Dalla Piccola? Forse in altri punti le notizie storiche si affastellano rendendo la lettura laboriosa per i non eruditi sul tema?
Sarà anche così, ma spetta anche al lettore l'accortezza di ricordare che ciò che sta leggendo è una storia narrata da quell'idiota di Simonini, fatta di strida e piagnucolii, e non significa nulla!

Giudizio:

+4stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Il cimitero di Praga
  • Autore: Umberto Eco
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: Narratori italiani
  • ISBN-13: 9788845266225
  • Pagine: 523
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 19,50

3 Commenti a “Il cimitero di Praga - Umberto Eco”

  • 9 dicembre 2010 alle ore 17:12
    Anonimo says:

    Mi piace com'è cambiato questo blog! E' più ordinato e meglio organizzato! Complimenti!

  • 9 dicembre 2010 alle ore 22:18
    Jack says:

    Simonino Simonini, per una strana forma di dislessia non curata, tendo a leggerlo Sinonimo Sinonimi. Che sia voluto? :-)
    In ogni caso, sono molto incuriosito da questo libro.

  • 16 dicembre 2010 alle ore 16:11
    polyfilo says:

    tutto c'entra con tutto, direbbe un personaggio del 'pendolo di foucault: un'assioma della filosofia ermetica!

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