L'anno Duemila vede comparire nelle sale cinematografiche nipponiche un film destinato a divenire un cult, e non soltanto nella terra del Sol Levante: Battle Royale (バトル・ロワイアル, Batoru Rowaiaru), diretto da Kinji Fukasaku (Il fango verde, 1968; Tora! Tora! Tora!, 1970) e basato sull'omonimo romanzo di Koushun Takami.
Film di spaventosa e crudele violenza, Battle Royale mette in scena, tra il gore e lo splatter, uno scenario distopico quasi apocalittico: una non meglio precisata Repubblica Asiatica, in realtà dittatura orwelliana nelle mani dell'Egemone, ha operato una violenza e massiccia chiusura nei confronti del mondo occidentale. La criminalità dilaga, soprattutto quella giovanile che si sviluppa conseguentemente ai continui atti di repressione delle più semplici libertà personali, e il governo ha varato il Millennial Educational Reform Act, che altro non è se non un estremo tentativo di schiacciare i giovani in una morsa di terrore; annualmente viene sorteggiata infatti una classe di terza media, che viene sequestrata durante l'obbligatoria gita scolastica, e costretta a partecipare a un gioco al massacro malamente mascherato da esercitazione di autodifesa: i ragazzi sorteggiati dovranno combattere tra loro per tre giorni, finché non ne resti solo uno (il nome Battle Royale, infatti, deriva da un tipo di competizione wrestling tutti-contro-tutti). Costantemente monitorati da collari bomba, che salteranno in aria al minimo tentativo di manomissione, sono costretti allo scontro dall'aumentare orario di zone off-limits, entro le quali i collari bomba esploderanno. Fuggire è impossibile a causa della stretta sorveglianza dell'esercito, così come pure rifiutarsi di partecipare. Crudelmente, il film (così come pure il romanzo) identifica gli studenti con il numero con cui sono elencati nel registro di classe, numeri che vengono barrati man mano che i ragazzi in gioco vengono eliminati.
Shuya Nanahara, finito in istituto in seguito al suicidio del padre disoccupato, è il protagonista di questa crudele pellicola: egli desidera semplicemente proteggere Noriko, la compagna di cui il miglior amico -eliminato ancor prima dell'inizio del gioco- era segretamente innamorato. Separatamente si muovono tra gli altri -amici o nemici- Shinji, genio dell'informatica che sta cercando un modo per disattivare la
Una delle scene iniziali del film |
Il film diverge in più momenti dal romanzo, di cui il manga (disegni di Masayuki Taguchi) rappresenta una più fedele trasposizione.
Takeshi Kitano nel ruolo del professore Kitano |
Oltre all'interpretazione di Takeshi Kitano (sceneggiatore, attore, scrittore, ma anche regista di validi film come Hana-bi, Brothers, Dolls, Zatoichi) nel ruolo del professore Kitano, nel film recitano Tatsuya Fujiwara (protagonista dei tre film di Death Note) come Shuya Nanahara, Aki Maeda nei panni di Noriko, Chiaki Kuriyama (Ju-on, Kill Bill 1) come Takako Chigusa. La colonna sonora è particolarmente d'effetto, e contiene brani di musica classica del calibro del Requiem di Verdi, la Marcia di Radetzky e il Valzer del Danubio Blu (Strauss), l'Auf Dem Wasser Zu Singen di Schubert, la Suite per orchestra n. 3 di Bach.
Kinji Fukasaku, il regista |
Kinji Fukasaku decise di dirigere la trasposizione cinematografica del romanzo di Koushun Takami perché impressionato dalla crudeltà dell'opera, che gli aveva riportato alla mente la sua infanzia in una fabbrica di munizioni durante la Seconda Guerra Mondiale: nel 1945, a quindici anni, venne infatti sequestrato da militari, insieme alla sua classe, e costretto al lavoro in fabbrica senza alcuna possibilità di fuga e sotto perenne pericolo di morte; lui e i sopravvissuti dovettero anche occuparsi dei cadaveri dei compagni morti. Proprio come i giovani del romanzo, Fukasaku sviluppò un violento odio nei confronti del Governo giapponese e degli adulti che permisero tutto questo. Il messaggio principale del film, infatti, è mostrare i dannosi effetti sui giovani di una società malata e dell'incuria dei genitori che li lasciano a se stessi, problema reale particolarmente pressante in Giappone. Nonostante le scene particolarmente sanguinose e la violenza -fisica e psicologica- che permea il film dall'inizio alla fine, il messaggio è decisamente antiviolento e non mancano momenti quasi poetici, come un incontro -che sfuma tra il ricordo reale e il sogno- tra la giovane Noriko e il professore Kitano, sulla riva di un fiume.
Il film (ospitato dalle sale due volte: la prima nel 2000 e la seconda, una Special version, nel 2001), ciononostante, è stato osteggiato a lungo nella stessa patria in quanto gratuitamente violento e dannoso, e fatto pretesto di lunghe polemiche sulla pericolosa influenza della violenza dei media sulle giovani menti. Ciò,
Immagine tratta dal manga illustrato da Masayuki Taguchi |
Del film esiste un discutibile seguito, Battle Royale II: Requiem, che lo stesso Kinji Fukasaku iniziò a dirigere prima di morire di cancro nel 2003. Il figlio, Kenta Fukasaku, diresse il sequel, e lo dedicò interamente allo scomparso padre.
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