Recensione di Polyfilo
Forse il peccato originale dell'ispettore Ravera è quello di avere un padre che fa il suo stesso lavoro?
Per quanto l'ordine non sia quello corretto e ci siano dei cambiamenti nel senso di una maggiore fluidità della lettura nella seconda avventura dell'ispettore triestino, il primo episodio, "Sette fine" presenta delle durezze stilistiche.
La vicenda dell'inchiesta poliziesca unisce diversi filoni, l'omicidio di una ragazza, il traffico di droga tra Italia ed Ex Jugoslavia, la deriva dei servizi segreti balcanici dopo il crollo dei regimi comunisti: un conglomerato di tanti ingredienti forse non sempre cucinati nelle giuste dosi. Risulta difficile tenere insieme i filoni paralleli della trama, anche se l'ambientazione è davvero molto realistica, sia nel contesto delle Forze dell'ordine sia in quello triestino. Si sentono forti il fascino mitteleuropeo della storia nei viottoli della città asburgica e l'amore dell'ispettore per la sua terra. Una terra di confine in cui le storie, le vite e le passioni si intrecciano al riparo della Bora e si riscaldano nella calda penombra dei bar e delle locande.
Così anche la figura di Ravera da un lato rimane superficialmente caratterizzata nel ruolo dell'eroe giustiziere e sciupafemmine, anche perché il romanzo è davvero troppo affollato di nomi e personaggi di cui è laborioso ricordare i nomi e i ruoli, soprattutto nelle gerarchie poliziesche - almeno per i non addetti ai lavori -, mentre i personaggi secondari, compresi i compagni di scorribande di Ravera non riescono a emergere oltre una caratterizzazione appena abbozzata e spesso poco credibile.
Si crea quasi un paradosso per cui mentre la parte 'poliziesca' è fin troppo dettagliata e realistica invece il cotè propriamente romanzesco è meno solido e sarebbe auspicabile un equilibrio più armonioso tra i due elementi narrativi. Soprattutto perchè gli spunti sembrano interessanti.
Giudizio:
+2stelle+Recensione di Pythia
Andrea Ribezzi fa proprio il consiglio, solitamente rivolto agli aspiranti scrittori, di trattare argomenti noti, creando un ispettore di polizia con alle spalle trascorsi da pompiere e ambientando le sue avventure nella propria città, Trieste. Da un lato, i suoi romanzi sono precisi e corretti nella descrizione delle procedure delle forze dell'ordine, dall'altro però mostrano il difetto di dare per scontato ciò che invece risulta poco familiare al lettore medio.
La Trieste di Ribezzi/Ravera è una terra di confine, non solo dal punto di vista geografico con il suo meltin' pot di cultura italo-slava, ma anche in senso temporale, con un passato che ancora permea il presente in cicatrici indelebili. Un senso di inquietudine trapela dalle vicende che si intrecciano con la Storia, portato sulle turbinose ali della Bora che non lascia scampo. Si ha l'impressione di ritrovarsi in un mondo a parte, dove le regole del vivere quotidiano hanno pieghe proprie e non rispondono alle consuetudini cui siamo abituati: in questo mondo accadono fatti altrettanto oscuri, spesso coperti dalla politica del dopo guerra - e verrebbe da chiedersi quale guerra, e se effettivamente si possa parlare di un "dopo". Questa Trieste affascinante e misteriosa incuriosisce chi vi si trova a confronto per la prima volta, e non solo, ma a fine romanzo questa curiosità non è stata pienamente soddisfatta. Speravo di trovare in questo primo lavoro le spiegazioni di tutti i punti che erano rimasti in sospeso durante la lettura del secondo, ma sono rimasta quasi a bocca asciutta.
Ancora una volta sono stata messa in difficoltà dai dialoghi serrati, spesso poco plausibili per i toni e le scelte lessicali che non hanno molto a che vedere con il parlato, e dalla quasi totale assenza di descrizioni utili a contestualizzare l'azione. Il numero dei personaggi non aiuta a chiarire le idee e il fatto che compaiano tratteggiati rapidamente per poi essere nominati come vecchie conoscenze confonde ancora di più; ulteriore confusione è creata dalla tendenza a coinvolgere più caratteri nello stesso dialogo, senza specificare chi effettivamente stia parlando, costringendo il lettore a uno sforzo mentale per capire chi dice cosa.
La lettura lascia senza fiato per la velocità della narrazione che non concede pause di riflessione per lasciar sedimentare quanto appreso. A romanzo ultimato resta poco, come se le maglie del proprio colino della memoria fossero comunque troppo larghe per afferrare la sabbia finissima che Ribezzi ci offre: resta sì una grande confusione e l'impressione che la propria fame di lettore non sia stata saziata affatto.
Si sente infine la mancanza di un buon lavoro di editing, che avrebbe potuto tra l'altro ridurre la ridondanza di puntini di sospensione e dei punti esclamativi decisamente stucchevoli.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Sette fine: la prima indagine dell'ispettore Ravera
- Autore: Andrea Ribezzi
- Editore: Ibiskos Editrice Risolo
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Anthurium
- ISBN-13: 9788854605695
- Pagine: 324
- Formato - Prezzo: Brossura - 12,00
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