Recensione
Scompiglio a casa Malaussène (più del solito, sì): Clara, la dolcissima Clarinette, l’adorata metà di Benjamin, la sorella preferita, sta per convolare a nozze. Sta per sposare un uomo che non solo si chiama Clarence di Sant’Inverno (Clara e Clarence, sembra una barzelletta), ma ha anche cinquantotto anni ed è secondino in un carcere modello in cui si trasformano i detenuti in artisti.
Dopo aver finalmente trovato il coraggio di rassegnare le dimissioni alla Regina Zabo, Benjamin e l’intera tribù, che adesso, oltre al Piccolo con gli occhiali cerchiati di rosa, al pestilenziale cane Julius, alla sensitiva Thérèse, al teppista Jéremy, conta anche la neonata Verdun perennemente avvinghiata all’imbracatura dell’ex ispettore vietnamita Van Thian, si reca in pompa magna al carcere di Champrond, nella cui cappella la coppia celebrerà la cerimonia.
Ma tanta è la felicità in attesa del lieto evento (di tutti eccetto Benjamin, che si vede strappare dal nido la sorella preferita da un secondino che ha il triplo della sua età), tanta è la tragedia non appena giunti a destinazione: Clarence è stato brutalmente assassinato e seviziato da una sommossa dei detenuti.
E non è tutto qui: Clara è incinta, così, per assicurare un avvenire facoltoso al nascituro, Benjamin deve accettare un nuovo incarico appositamente studiato per lui dalla Regina Zabo: prestare il volto al riservato scrittore di bestseller JLB, di cui nessuno, eccetto la proprietaria delle Edizioni Taglione, conosce l’identità. Ma quando un ignoto cecchino decide di far saltare la testa di Benjamin durante la prima conferenza stampa gli avvenimenti precipitano. Eppure, nonostante il coma del fratello sia stato dichiarato irreversibile e ci sia già chi vorrebbe staccare la spina, Thérèse è tranquilla, così come pure l’intera famiglia Malaussène: Benjamin morirà nel suo letto a novantatré anni. Tutti sereni, eccetto Julie, che ha assistito all’esecuzione del fidanzato.
Sottotono, assolutamente.
Non si può dire che Benjamin sia assente dalla narrazione, in quanto anche dal coma si esprime brillantemente, ma senza dubbio lo spazio lasciato alla famiglia e al protagonista è oltremodo ridotto: gran parte della narrazione è nelle mani della giornalista Julie, o dei poliziotti Van Thian e Rabdomant. Inoltre, una lunga –in proporzione alla lunghezza del romanzo- digressione è dedicata all’infanzia della Prosivendola, che altri non è se non la Regina Zabo, per bocca di Loussa, un impiegato delle Edizioni Taglione nonché amico d’infanzia della proprietaria. La digressione in sé è interessantissima e dona spessore alla figura della comica Isabelle, ma nell’economia del racconto è inutile, e avrebbe potuto trovar posto in uno qualsiasi degli altri romanzi della saga. Sebbene alcuni personaggi ci lascino per sempre, altri prendono il loro posto (alcuni temporaneamente, altri no): Clarence di Sant’Inverno, il ministro Teston, il già citato Loussa, e ancora il nuovo neonato di casa Malaussène: E’ Un Angelo (sì, avete letto bene).
Dopo aver attaccato la società perbene (ne Il paradiso degli orchi) e le istituzioni (ne La fata carabina), questa volta Pennac attacca l’apparato editoriale e, con mia grande gioia, si scaglia anche contro la religione: Clara, infatti, con sommo disappunto di Benjamin, decide non solo di sposarsi in chiesa –per accontentare Clarence-, ma anche di approfittare dell’occasione per battezzare Verdun. Van Thian, inoltre, non perde occasione per recriminare la scelta dell’adorata figliastra di ritirarsi in convento. Pennac, tuttavia, pare ridimensionare quest’espressione di agnosticismo nell’epilogo.
Ho notato una certa stanchezza nella narrazione, sia pure originale e folle come sempre: conoscendo lo schema degli altri libri, ho provato a indovinare cosa si nascondesse al centro della ragnatela che come sempre lega avvenimenti apparentemente slegati tra loro, ipotizzando folli conclusioni, ma inutilmente: Pennac mi frega sempre. Eppure c’è una nota stantia, in questo terzo romanzo, forse un forzato appiattimento di personaggi e situazioni, che spero di non riscontrare anche nei successivi.
La prosivendola, sebbene sia stato stampato dalla Feltrinelli come secondo, è in realtà il terzo romanzo dell'amatissima saga di Pennac (ogni volume è comunque leggibile singolarmente senza particolari difficoltà); segue l'elenco dei libri di cui si compone, tutti pubblicati dalla Feltrinelli:
- Il paradiso degli orchi
- La fata Carabina
- La prosivendola
- Signor Malaussène
- Ultime notizie dalla famiglia
- La passione secondo Thérèse
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: La prosivendola
- Titolo originale: La petite marchande de prose
- Autore:Daniel Pennac
- Traduttore: Mélaouah Y.
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 2002
- Collana: 9788807812446
- Pagine: 304
- Formato - Prezzo: Tascabile - 8,00 Euro
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