Recensione
Fai scorrere il dito sulle costine di uno scaffale. Si ferma su un titolo che non comprendi: La formula del professore. Magari anche tu, da ragazzo/a, hai avuto un rifiuto per la matematica, e la figura del professore si erge ancora minacciosa tra tutti i ricordi del liceo.
Leggi la quarta di copertina. Solitamente, per quanto povera o errata, riesci a farti un’idea della storia, dei toni dell’opera, del messaggio dello scrittore. Ma cosa mai puoi aspettarti dal connubio tra numeri e formule, baseball, una giovane governante senza marito, un bambino dalla testa piatta soprannominato Rūto (‘radice quadrata’), un professore in pensione la cui memoria dura esattamente ottanta minuti? Il tutto scritto da una giapponese? Ti rigiri quel volume tra le mani, nell’indecisione. E lì scatta il trucchetto magico: apri pagina sessantanove e leggi. Pagina sessantanove, guarda caso, è l’inizio del capitolo quattro:
Ciò che il professore amava di più al mondo erano i numeri primi.
Certo ne conoscevo l’esistenza, ma non avevo mai pensato che potessero diventare un oggetto di amore. Anche se rivolto dunque a un oggetto un po’ bizzarro, quello del professore aveva le caratteristiche dell’autentico sentimento amoroso. Trattava quei numeri con tenerezza, con una devozione incondizionata e con rispetto. A volte li coccolava, altre volte si prostrava dinanzi a loro, ma non si allontanava mai dal suo oggetto d’amore.
In sole otto righe gli occhi meravigliati della giovane governante ti mostrano, con stile semplice e quasi poetico -forse un po’ infantile- il personaggio del professore.
A questo punto il libro finisce sottobraccio.
Una giovane ragazza madre, che per mantenere il figlio lavora come governante presso un’agenzia specializzata, viene assegnata a un professore di matematica in pensione che, a seguito di un incidente stradale avvenuto negli anni Settanta, non riesce a tenere le cose a mente per più di ottanta minuti. Ricorda perfettamente tutto ciò che è avvenuto fino alla data dell’incidente, ma, allo scadere dell’ottantesimo minuto, la sua memoria relativa agli ultimi trent’anni si resetta. Per arginare il problema, il professore trascrive le informazioni più importanti su foglietti che si appunta all'abito. Quello più usurato è: "La mia memoria dura esattamente ottanta minuti". Ogni mattina il professore si risveglia, prende coscienza della sua dolorosa condizione, poi si accorge del disegno stilizzato di un viso di donna accompagnato dalla scritta "La nuova governante". Ogni mattina rivolge alla donna le stesse domande, in più varianti: "Qual è il suo numero di telefono? Qual è la sua data di nascita? Qual è il suo numero di scarpe?", trovando poi un significato o un teorema matematico per ogni cifra.
Il professore, inoltre, è animato da uno straordinario amore per i bambini: venuto a conoscenza dell'esistenza del figlio della governante, che trascorre da solo a casa i momenti in cui non è a scuola, insiste affinché lo conduca con sé al lavoro. I due intrecciano una deliziosa complicità, grazie anche all'amore comune per il baseball.
Questo libro non vi aiuterà a conoscere il Giappone. Non imparerete nulla, o quasi, di matematica, né tanto meno di baseball. Non vi vezzeggerà gli occhi con uno stile particolareggiato, non vi strabilierà per la profondità dei personaggi. Non vi permetterà di riempire il vostro quadernetto di citazioni con aforismi, né, forse, vi farà riflettere a lungo non appena voltata l'ultima pagina.
Eppure è quel libro che mette un sorriso sulle labbra per ragioni che non si comprendono. Sarà per la purezza del legame tra uno sfortunato e solitario anziano e un bambino cresciuto senza la figura paterna. Sarà perché, più che raccontare una storia, vuole giustapporre brevi episodi di una poeticità disarmante: una partita di baseball, una festicciola in casa, un incidente domestico. Sarà perché è un romanzo che scorre tranquillo come acqua fresca, senza pretendere di essere nulla di più che una lettura distensiva e tranquillizzante: non vuole imporre un messaggio, non vuole offrire massime su una giusta condotta di vita, e certamente non vuole insegnare nozioni matematiche. Si accontenta di delineare discretamente una storia malinconica che intreccia le solitudini di tre persone, in toni garbati e senza sensazionalismi.
Particolare, delicato, tutt’altro che pretenzioso. Da scoprire.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La formula del professore
- Titolo originale: Hakase no aishita sushiki
- Autore: Yoko Ogawa
- Traduttore: De Petra M.
- Editore: Il Saggiatore Tascabili
- Data di Pubblicazione: 2010
- Collana: Narrativa
- ISBN-13: 9788856501896
- Pagine: 202
- Formato - Prezzo: Brossura - 9.00 Euro
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