Recensione
La mia città non si chiama Selinunte, anzi, non si chiama proprio. Si chiamava così una volta, quando alle cose corrispondevano nomi. Oggi qui non si comunica più a parole, ma a codici [...]".
Una volta a Selinunte le persone si ritrovavano al caffè la domenica mattina per chiacchierare e discutere, conoscevano la propria lingua, la propria storia. Poi qualcosa è cambiato: tutti i libri sono spariti dalla città e con essi sono volate via anche le parole. Nicolino è l'unico che ha ascoltato il libraio leggere, è "l'unico a sapere", l'unico che ricorda "i nomi e le sfumature", ma è costretto a vivere in un mondo in cui nessuno riesce a comunicare come vorrebbe. La sua ragazza, Primula, prova a parlargli dei suoi sentimenti ma non può fare di meglio che esprimersi attraverso i suoi grandi occhi, il prete del paese inventa gli episodi del Vangelo perché non ci sono testi da cui leggere, gli abitanti di Selinunte percepiscono la bellezza dei templi greci che li circondano ma non sanno tradurla in parole, amano, soffrono ma non sono in grado di dire ciò che provano. "Questo non è un regno addormentato, questo è un paese sveglio e senza memoria e senza niente che gliela possa restituire", dice il narratore, tuttavia non rinuncia alla speranza che qualcosa possa cambiare. Continua a parlare, a raccontare, a recitare: "Ma io non la smetto, non mi arrendo. Rostand, Eschilo, Neruda, Eliot, Gadda". E spera, spera che un giorno tutti quei libri che ha visto sparire a poco a poco possano tornare e riportare indietro tutte le loro parole.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il libraio di Selinunte
- Autore: Roberto Vecchioni
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2004
- Collana: I coralli
- ISBN-13: 9788806167394
- Pagine: 68
- Formato - Prezzo: Brossura - 8.00 Euro
La cultura e la sensibilità umana di Vecchioni, mi vien da dire! E quali saggi consigli!