27 settembre 2010

La chimera - Sebastiano Vassalli

In un villaggio padano del Seicento, cancellato dalla storia, si consuma la tragica vita di Antonia, strega di Zardino. Dalla nebbia del passato riemergono situazioni e personaggi a volte comici e persino grotteschi, a volte colmi di tristezza.






Recensione

"[...] nessun inquisitore del Sant'Uffizio, in nessuna città, avrebbe accettato di considerare come risolutiva, in un processo d'eresia, una verità così volgare e grossolana da coincidere con l'evidenza stessa delle cose; e a Novara meno che altrove."

Novara, 1590: una neonata scura d’occhi e di capelli viene esposta sul torno della Casa di Carità di San Michele. La bambina, chiamata Antonia Renata Giuditta Spagnolini, viene cresciuta dalle suore e, anni dopo, adottata da una coppia di contadini della bassa (la campagna intorno a Novara) che la cresce come una figlia naturale.
Il mondo cristiano del Seicento si erge in tutta la sua brutalità: la bellezza di Antonia, le sue escursioni notturne per incontrarsi con il moroso, le maldicenze, la siccità, e infine un inquisitore ansioso di mettersi in mostra, fanno sì che la ragazza -a soli vent'anni- venga denunciata, imprigionata, torturata e stuprata, e infine bruciata sul rogo come strega.

Con La chimera Sebastiano Vassalli si è aggiudicato il Premio Strega nel 1990. A torto o a ragione non posso dirlo, non conoscendo gli altri contendenti, ma sicuramente è un romanzo storico accuratissimo che vale la pena di leggere. Il lessico di Vassalli è ricercato e perfettamente mimetico: se il narratore non s’introducesse spesso con commenti che rimandano ai giorni nostri, paragonando questa o quell’usanza al mondo moderno, potrebbe quasi sembrare un romanzo dell’epoca.

Il limite (o il punto di forza, è un elemento molto soggettivo) di questo libro è che non è la storia di, ma un romanzo su: Antonia ne è fulcro, ma non protagonista; che è invece il Novarese a cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo: e in particolare Zardino, una piccola società di campagna con tutto ciò che ne consegue –la lotta tra le superstizioni contadine e quelle religiose, i pettegolezzi, le invidie e le faide tra vicini, le imposte al prete, i risaroli costretti a vivere in condizioni insalubri e miserevoli, le grida dei reggenti spagnoli, le invasioni di lanzichenecchi, …

Antonia è il pretesto per un’analisi storica dettagliata del periodo in cui la violenza della fede cristiana ha mietuto più vittime, fede cristiana scissa nelle sue due forme dell’epoca: quella pagano-medievale, ancorata ai riti contadini, e quella scolastica, ferocemente repressiva.

Il narratore onnisciente, lungi dal seguire Antonia da vicino, è continuamente presente nel riportare grida, documenti, atti di processo, fare un salto avanti per mostrare come un determinato episodio inciderà negli eventi futuri, digredire su personaggi che rappresentano i caratteri più rappresentativi dell’epoca: le monache del convento delle esposte, l’esposta tornata al convento dopo essere stata venduta ed essersi ridotta alla prostituzione, il vescovo in lotta con il papa, il quistone (prete senza licenza) che alleva in chiesa bigatti per sbarcare il lunario, il nuovo prete giunto dalla città e deciso a riportare la comunità sulla retta via attraverso il terrore, le comari, il vecchio camparo a riposo, il don che si fa abbindolare con una falsa vendita di corpi santi, l’inquisitore con i suoi aiutanti, il boia, e poi lei, la bella Antonia, capro espiatorio delle paure di un’intera, malata società.

In realtà, del processo che ha portato la comunità a sospettare che Antonia fosse una stria, a partire da coincidenze casuali, si dice ben poco. E pochi sono gli episodi che riguardano Antonia in prima persona, almeno finché il romanzo non tocca il climax con la narrazione degli interrogatori preliminari al processo. L’ultimo capitolo, subito prima dell’epilogo, con tinte fosche dipinge splendidamente il viaggio di Antonia verso la Zardino in cui ha trascorso la sua breve vita e in cui essa avrà fine, quella stessa Zardino che l’ha cresciuta e che adesso grida la sua morte: un capitolo lirico nella sua semplicità e tristezza.

Per concludere: un libro non semplice da leggere, né scorrevole, ma che illumina su una barbara superstizione che solitamente, nell’immaginario comune e nella letteratura, viene attribuita principalmente alla Francia prerivoluzionaria, alla Spagna dell’Inquisizione, all’America puritana, ma che, senza scomodarci troppo, è appartenuta anche al nostro paese.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La chimera
  • Autore: Sebastiano Vassalli
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2005
  • Collana: Einaudi Tascabili
  • ISBN-13: 9788806129378
  • Pagine: 308
  • Formato - Prezzo: Brossura - 11.00 Euro

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