30 settembre 2010

Intervista a Roberta Borsani, autrice di "Sangue del suo sangue"

L'autrice

Roberta Borsani è nata nel 1959 a Rho, nella provincia di Milano, dove vive e insegna. I suoi interessi vertono da tempo sul folclore religioso, la fiaba, il simbolismo.
Ha esordito nel 2009 presso la casa editrice Fara con la raccolta poetica Il rosaio d’inverno. Nel 2010 è uscito il suo romanzo Sangue del suo sangue (ed. Alacran). Due racconti sono presenti nelle antologie di Lama e Trama (2009 e 2010). La rivista Le voci della luna ha pubblicato di recente alcune sue poesie.




Il libro

Ad Alice sono spuntati segni di catene alle caviglie, come stimmate. Eppure nessuno l'ha incatenata. Come puo' essere? Per simpatia, dice qualcuno: una cosa che capita spesso ai gemelli. Ma questo significa che Gretel, la sorellina rapita mesi prima e da tutti data per morta, è ancora viva. Per un mistero come questo, la polizia non basta. Ci vuole qualcuno che sia iniziato a cogliere le percezioni oscure, le tracce che gli eventi affidano agli spiriti dell'aria. Qualcuno come Manuela, la sensitiva.



L'intervista



Ciao Roberta, innanzi tutto grazie per la tua disponibilità.

Grazie a te piuttosto per avermi dato la possibilità di parlare del mio romanzo.


1. Vorrei iniziare l’intervista facendoti i complimenti per Sangue del suo sangue. Scrivere un libro in cui sono presenti molti riferimenti alla psicologia e alla percezione soprannaturale degli eventi così come colpi di scena, personaggi complessi e interessanti e riferimenti religiosi non deve essere stata un’impresa facile. Puoi raccontarci come è nata l’idea del romanzo e il personaggio di Manuela O’Connor?

Ho pensato che una donna dotata di virtù medianiche, posta un po’ al confine tra il soprannaturale e la realtà, poteva manifestare la natura profonda dell’anima femminile (che non si identifica necessariamente con la donna) che conosce e comprende la realtà utilizzando delle antenne diverse da quelle del senso comune e della scienza. Portatrice insomma di una conoscenza e di un giudizio che non uccidono né la meraviglia né la pietà.


2. Si dice che per riuscire a creare un personaggio riuscito come quello di Manuela, dotato di un’autentica personalità, capace di definirsi da solo, sia necessaria una forma di immedesimazione, vedere coi suoi occhi, reagire con il suo istinto e con la somma delle sue esperienze. Come è stata per te questa esperienza?

Immedesimazione sì, c’è stata, anche se io non sono una sensitiva. Però ho capito attraverso la lettura e la scrittura che si intuiscono le verità profonde in uno stato “alterato”, quasi di trance. Ho sentito magicamente Manuela e lei in cambio mi ha fatto sentire quanto di miracoloso si annida nella normalità.


3. “Il Corvo” è un uomo tormentato da un segreto che non osa confidare neppure a se’ stesso. Uomo rispettabile in superficie, abisso di incubi e di follia nel profondo. Eppure, leggendo Sangue del suo Sangue, ho avuto l’impressione di percepire un momento in cui la sua infanzia colpisce il lettore, suscitando un motto di commiserazione per il figlio di una “madre nera”. Quanto, secondo te, le sue sofferenze infantili possono spiegare, senza in alcun modo giustificare, le sue azioni da adulto?

Penso che certe follie nel loro abisso siano in parte incomprensibili. Però le pressioni subite dall’ambiente familiare sono importantissime, soprattutto se l’abbandono e la solitudine non permettono di elaborarle positivamente. La solitudine, diceva un filosofo, è dei matti e dei santi. Il Corvo è il matto che sogna la santità.


4. “Il Corvo” si mette spontaneamente in contatto con Manuela. E’ un motto di narcisismo oppure, inconsciamente, desidera essere scoperto?

Per fortuna la sua è una pazzia che chiede ancora di essere capita e condivisa, altrimenti non ci sarebbe nessuno svolgimento nella vicenda. Certo il Corvo vede in Manuela l’archetipo di una madre buona, non giudicante, e per questo con lei trova un canale comunicativo comunque positivo.


5. “Il Corvo” dice di cercare la purezza. Che cosa cerca in realtà?

Il potere, il controllo assoluto, raggiungibile attraverso il controllo del corpo. Deve far fronte a un tale caos emotivo, dentro, che solo la totale negazione delle pulsioni e degli istinti lo rassicura a sufficienza.


6. I riferimenti al soprannaturale e allo sciamanesimo sono molto interessanti. Come ti sei avvicinata a questo lato del sentire?

Il simbolismo e il folclore sono le mie grandi passioni. Amo molto le mitologie nordiche, non tanto quella germanica quanto quella celtica e finlandese. Una lettura straordinaria è stato per me ad esempio il Kalevala, un’opera di magia. Anche il cristianesimo ha le sue figure magiche. Le grandi sante del passato credo fossero donne dotate di potere sciamanico, a cui troppo spesso si chiedeva di dimostrare l’origine “celeste” (e non diabolica) delle loro facoltà.


7. Leone, ispettore di polizia, è un uomo straordinarimente sensibile, determinato e rispettoso. L’uomo che una donna vorrebbe incontrare.

Sì, perché spero che uomini così esistano. Di poliziotti cinici e/o depressi, amareggiati, sentimentalmente falliti, la letteratura italiana pullula. Io volevo un poliziotto diverso.


8. Il matrimonio di Manuela è finito. Suo marito è caduto nella trappola narcisistica della donna più giovane. Si dice che sia un fenomeno in aumento, nonostante esista da sempre. Persone che voltano le spalle all’affetto e al calore della propria famiglia per inseguire una dimensione che non potranno mai possedere. Quale illusione si cerca, secondo te, in qualcuno più giovane di noi?

Di poter sempre ricominciare, di non invecchiare, di non morire. Gli uomini hanno il terrore della morte. Più delle donne. E poi questa è una generazione di maschi Peter Pan.


9. Manuela, da bambina, ha passato parecchi guai a causa del suo “dono”. Leggendo il tuo libro mi sono chiesta se oltre al suo “dono” assolutamente unico Manuela-bambina rappresenta anche tutti bambini dotati di una sensibilità e di un’intelligenza superiore alla media...

Sì, ne sono convinta. La sensibilità, che è anche un aspetto dell’intelligenza, espone brutalmente all’insensibilità altrui e alla banalità dei giudizi. Credo che molti ragazzi “finiscano male” per non aver trovato davanti a sé adulti all’altezza del loro sentire.


10. Nel libro vi sono vari riferimenti agli uccelli, sia come messaggeri simbolici che come presenze incombenti e spesso poco gradite. Come è nata questa l’idea?

Dalle mie letture sul simbolismo, in particolare dai bei libri di Alfredo Cattabian ma anche dalle fiabe. E la cosa è strana. Pensavo al significato dei corvi e poi leggendo alcune agiografie mi sono imbattuta in Santa Agnese di Montepulciano, aggredita si dice dai corvi nel luogo in cui sorgeva un bordello. Molti aspetti della sua vita ne facevano la santa ideale per il mio romanzo che propone l’immagine di una catena al femminile: Agnese, Ines, Manuela. Tre gradi del sovrannaturale.


11. Alice e Gretel sono gemelle. Gretel sembra possedere la capacità di mettersi in contatto con gli spiriti dell’aria per guidare Manuela fino a sé. Alice percepisce e manifesta fisicamente i dolori patiti da sua sorella. Nei paesi del nord si parlava del fenomeno della “seconda vista” ovvero la capacità di vedere cose che accadevano molto lontano da noi. Che cos’è per te il soprannaturale?

Quello che le leggi di natura, per come le conosciamo noi, non possono spiegare. E’ un modo di sentire, e quindi anche di vedere le cose, secondo i segreti legami che Baudelaire chiama “Corrispondenze”. Purtroppo l’Occidente ha abbandonato troppo presto la via delle “Corrispondenze”, privilegiando il pensiero deduttivo e la spiegazione causalistica dei fenomeni a discapito di quella che da voi chiamano “seconda vista”, ed è una bella espressione perché mi riporta alla poesia , alla bellezza del narrare: Omero, come molti “runoia” della tradizione nordica, era cieco.


12. Nel tuo libro si parla di Sant’Agnese e dei suoi miracoli. Sant’Angese è anche uno dei simboli che portano Manuela verso Gretel. Anche la religione e ciò che essa rappresenta hanno un ruolo di primo piano?

Sì, anche se della fede religiosa ho trattato l’aspetto poetico, creativo, con cui poteva relazionarsi una donna come Manuela.


13. Puoi dirci se nella figura della Manuela O’Connor c’è qualche elemento che rispecchia qualche cosa di te?

La sua adolescenza somiglia decisamente alla mia, in effetti. E anch’io da adulta ho dovuto lottare contro la depressione e la sensazione di non valere niente, e credo che gli altri, non per cattiveria ma per superficialità, ne abbiano approfittato.


14. Manuela ama la buona cucina. Sei anche tu una buongustaia?

Non mangio molto ma mi piace variare e mangiare cose preparate con cura. La buona tavola è un piacere ma anche una forma di civiltà. Attualmente, poi, la cucina è la sola cosa di cui si possa andare fieri di essere italiani.


15. Si dice che la scrittura sia un viaggio introspettivo. Qual è il tuo rapporto con la scrittura?

Una scoperta. Non priva di incertezze e con la paura di non farcela.


16. Quali libri ti hanno ispirata di più, contribuendo alla tua formazione come scrittrice?

“Dolci le tue parole” di Nancy Richler, un bel libro al femminile. “Fantasma d’amore” di Mino Milani, “Voci” di Dacia Maraini, “Dei ed Eroi” di Lady Augusta Gregory. Adoro Dostoevskij e ETA Hoffmann, le fiabe popolari.


17. Hai in programma un altro libro? Puoi anticiparci qualche cosa?

Sì, l’ho già scritto, è in esame presso alcuni editori. Sette individui potenti e corrotti organizzano un gioco perverso che prevede una sorta di caccia all’uomo. Sto ora invece scrivendo una sorta di saggio poetico sull’iniziazione femminile attraverso la fiaba.


18. Hai un bellissimo blog in cui tratti argomenti di attualità, scrivi racconti, coinvolgi il lettore. Desideri lasciare un messaggio per i tuoi lettori?

Quello che ho scritto nel post di benvenuto, citando un verso non mio, nella speranza che il mio blog aiuti a superare i pregiudizi e ad aprire la mente: “rovesciate i mantelli! Questa è terra è di fate”.


Grazie, Roberta. Ancora complimenti per Sangue del suo Sangue e in bocca al lupo per i tuoi prossimi lavori!

Grazie a te Vittoria e a chiunque abbia seguito la tua intervista.

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