Recensione
Mi spiace dirlo, trattandosi di George Martin –che nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco aveva dato mostra di saper attanagliare il lettore, senza scampo, in una spirale di eventi rocamboleschi-, ma questo non è un romanzo eccezionale. Possiede senza dubbio diversi spunti non sempre egregiamente colti, e naturalmente alcuni pregi, ma certamente non è un libro che preme per essere terminato prontamente.
Ma andiamo per gradi: partiamo dalle etichette, croce e delizia di ogni commentatore e di ogni acquirente. Il genere solitamente assegnato per questo romanzo è quello horror, ma, mi spiace deludere, le atmosfere horror scarseggiano alquanto, almeno fino al finale del libro. Lo considererei più un thriller con elementi dark-fantasy, se non fosse che manca anche della sequela di azioni mozzafiato su cui solitamente un buon thriller può contare.
Cosa resta, dunque? Non chiedetemelo, perché non so darvi una risposta. E’ un libro sui vampiri, ambientato letteralmente sul corso del Mississippi nella seconda metà dell’Ottocento, in pieno scontro tra schiavisti e abolizionisti. L’ambientazione non è casuale, perché Martin coglie la palla al balzo e istituisce un continuo parallelismo tra la lotta millenaria tra la razza vampirica (sebbene questo termine venga prontamente smentito nel corso del libro) e quella umana, e il confronto tra razza bianca e razza nera.
Abner Marsh, orribile capitano con poca fortuna in affari, riceve in un momento di difficoltà finanziarie un’offerta difficile da rifiutare: Joshua York, uomo d’affari facoltoso, affascinante e di bell’aspetto, gli offre di rilevare metà della sua povera azienda con un contratto incredibilmente vantaggioso, e la promessa di costruire il battello più veloce e lussuoso che abbia mai navigato sul Mississippi. Il capitano Marsh accetta per vanità: il suo sogno è sempre stato quello di superare il battello Eclipse in velocità. D’altro canto, le condizioni poste da York sono poche e chiare: pretende discrezione e obbedienza cieca e senza domande ai suoi più assurdi ordini. Les jeux sont faits, insomma, e presto il battello Fevre Dream prende vita.
Abner sarà anche brutto come la fame, ma non si può dire che gli manchino acume e fegato: presto si rende conto che il suo socio in affari ha qualcosa da nascondere, e anche dopo essere stato messo al corrente della sua vera natura risolve di restargli amico. Il suo aiuto sarà prezioso a Joshua, che in verità ha trovato un modo per liberare la sua razza dalla Sete Rossa, che la rende fin troppo simile agli animali, e vuole condividerlo; la cosa non sembra mandare in visibilio altri esponenti più antichi e superbi di lui.
La trama è interessante, e profonde sono le digressioni morali su quale sia l’effettiva differenza tra il nutrimento che i vampiri traggono dagli esseri umani e la sottomissione dei neri alla razza bianca. Tuttavia, come dicevo, il ritmo è tutto fuorché serrato: il tempo narrativo è ora troppo dilatato, ora troppo ristretto, trascorrono ore in troppe pagine e anni in poche righe, e sono rari i capitoli del romanzo che inducono il lettore a continuare a leggere col fiato sospeso.
Martin rivela tuttavia il suo talento nella caratterizzazione dei personaggi, che bucano il foglio già non appena vengono presentati in poche righe: Abner, lo scaltro capitano; Yoshua, il corretto e pacato vampiro; Julian, perché il vampiro dandy e assatanato proprio non poteva mancare; Billy il Verme, il suo bestiale mastino che desidera l’immortalità. Altro punto forte: i dialoghi interessanti e significativi, mai gettati lì per diluire la narrazione; e apprezzabile anche la precisione di Martin nel descrivere e nominare le parti e i meccanismi dei battelli. La prosa, poi –inutile dirlo- è come sempre perfetta nel coniugare sintesi descrittiva e capacità di evocare luoghi e personaggi. Inoltre, l’epilogo è quasi commovente.
Per concludere: è un romanzo che, tutto sommato, merita di essere letto (già solo per l’accuratezza con cui è scritto), purché si tenga bene in mente che i picchi d’eccellenza sono rari.
Nota sull'edizione: la carta è sottile, e personalmente ho sempre apprezzato il biancore abbacinante (mi rende la lettura più agevole). La rilegatura sembra abbastanza robusta.
Qualcosa mi ha fatto storcere il naso, però: il numeri spesso sono scritti in cifre invece che in lettere, nei dialoghi, nelle descrizioni. E' la nuova frontiera del postmodernismo? Sono io, lettrice antiquata, a essere rimasta indietro se le ritengo un'eresia?
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Il battello del delirio
- Titolo originale: Fevre Dream
- Autore: George R. R. Martin
- Traduttore: De Crescenzo S.
- Editore: Gargoyle
- Data di Pubblicazione: 2010
- ISBN-13: 9788889541425
- Pagine: 393
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 18,00
Interessante: ho già in WL "Il trono di spade", mi sa che ci finirà pure questo ;-)
Il trono di spade dovresti assolutamente leggerlo!
Eh no caro Martin, se non ti impegni a finire Le Cronache io non ti compro nessun altro libro:D
Comunque questo l'ha scritto nel '92 se non sbaglio!