L'autore
Alessandro Marchi è nato nel 1979 a Bologna. Laureato in Storia Contemporanea, dal 1999 scrive per settimanali, riviste e quotidiani ed è giornalista pubblicista dal 2003. Si occupa di comunicazione e relazioni pubbliche. Ama la Spagna, dove ha vissuto. Parada Ópera (Mauro Pagliai, 2009) è il suo primo romanzo.
http://www.alessandromarchi.eu/
Il libro
Un giornalista italiano vive in Spagna fin da bambino. Innamorato dell'Andalusia, e avviato nella professione, decide di raccontare gli sporchi intrecci fra politica e affari nella Marbella degli anni Novanta. Gli costerà caro: verrà isolato e schiacciato psicologicamente. Sarà vittima di una campagna denigratoria che gli farà perdere la fiducia in se stesso, e l'amore per il lavoro. Forzato a trasferirsi a Madrid, si lascerà vivere fra eccessi e frustrazione professionale. Ogni mattina si sveglierà insoddisfatto di essere diventato una persona gretta e insensibile. Passerà anni cercando di scrivere un libro, oggetto misterioso di cui tutti gli amici hanno sentito senza mai vederlo. Avrà la fortuna, però, di conoscere una donna per la quale valga la pena sforzarsi di migliorare. Con estrema naturalezza, il giornalista verrà condotto da Sofia fuori dalla spirale di abbrutimento e aridità affettiva che aveva contraddistinto la sua vita nella capitale spagnola. Inizieranno un idillio fatto di cose semplici, piaceri veri, passione bruciante, e decisioni difficili. Anche il libro sembrerà sul punto di venire pubblicato.
L'intervista
1. Intanto complimenti per il romanzo, Alessandro: è riuscito ad appassionare persino me che non amo molto la narrativa generica. Com'è nato questo libro? Qual è stata la sua incubazione?
Grazie per i complimenti, Simona. Speravo saresti riuscita a dare una definizione del filone del romanzo. Ho notato col tempo che un'etichetta è fondamentale per presentarsi, altrimenti la gente non ti capisce. L'inclassificabile è difficile da ricordare.
Il libro è nato da molto lontano, prima ancora che vivessi in Spagna. In origine era sparso fra foglietti di appunti, tovagliolini da bar, quadernetti. Anno dopo anno, rimaneva sempre lì - fatto più che altro di singole scene, frasi, dettagli. Poi, un bel giorno, ho deciso che non fosse più ammissibile rimandare il tentativo di pubblicare un romanzo. Almeno il tentativo: sentivo fosse il momento giusto. Così, per prima cosa, ho trasferito su computer quegli appunti. Li ho riletti, e facevano pena. così li ho buttati. Però ormai avevo iniziato. E non mi sono più fermato per tre o quattro mesi, fino a che non l'ho terminato.
2. Ti senti soddisfatto dalla riuscita dell'esordio del tuo romanzo? Potendo tornare indietro, cosa cambieresti?
Mi ero posto l'obiettivo di finire un libro, completo, sensato, che mi soddisfacesse. Ho raggiunto questo scopo, anche se naturalmente il libro vorrei rivederlo in continuazione. Ma questo è uno degli aspetti positivi della pubblicazione: si può andare avanti e fare altro.
Tornando indietro condividerei con più persone la fase dei "giri di bozze", che è stata molto veloce per consentire al libro di uscire in autunno. D'altra parte, avevo già perso quasi un anno per cercare un editore che accettasse di rischiare su Parada Ópera senza richiedere un impegno economico da parte mia. Non avevo più tempo.
Un'altra cosa che cambierei è, probabilmente, la gestione del tempo interno del romanzo. Ci sono alcune accelerazioni esagerate, frutto forse di uno sviluppo dei personaggi interno solo a me stesso che non ho saputo trasferire su carta. Più di una persona mi ha "richiesto" di dedicare più spazio alla parentesi andalusa del protagonista, al suo passato. E' una parte del romanzo poco sviluppata, e mi ha fatto piacere che abbia suscitato interesse. Però si è trattato di una scelta: la storia è incentrata sul presente del giornalista, non su tutta la sua vita. Inoltre tutto il libro è documentato sin nel minimo dettaglio: i titoli di El Pais che scandiscono i giorni sono quelli originali, i personaggi si muovono nelle stazioni della metro madrilena, persino il tempo meteorologico di alcune giornate è stato rispettato. Sull'Andalusia - lo scandalo di Jesus Gil y Gil è cronaca vera, ovviamente - non ero abbastanza documentato. Per questo motivo ho preferito non lanciarmi in voli pindarici, o inesattezze.
Ho potuto constatare come tante volte nei confronti dell'autore esordiente ci sia la tendenza a sentirsi autorizzati a criticare le sue scelte narrative ("dovevi dilungarti qui", "dovevi cambiare il finale", ...), cosa che non ho mai sentito nei confronti di autori affermati. Penso che invece un'opera vada presa nella sua interezza, accettando le scelte fatte dall'autore e dando un giudizio sulla globalità del libro. Trovo sarebbe curioso, ad esempio, dire: "I Promessi Sposi è un romanzo bellissimo, io però non avrei messo il lieto fine!". Che senso ha?
3. Il libro manifesta a viva voce un profondo amore per la Spagna e per la sua cultura. Cosa ti piace di quel paese? Hai trasferito letterariamente nel tuo romanzo eventi che ti sono realmente accaduti durante la tua permanenza in Spagna?
Mi piace il fatto che sappiano prendere le cose con una certa leggerezza, e abbiano una netta distinzione fra il tempo del lavoro e il tempo del divertimento. Certo, a volte questa rilassatezza diventa così estrema da farti pensare che sia indolenza, ma almeno non drammatizzano tutto. La gente che ho conosciuto, inoltre, sa andare oltre le apparenze e non attribuisce all'aspetto estetico o formale delle persone eccessiva importanza.
Nel mio romanzo c'è l'atmosfera di fondo che ho percepito io in Spagna, ma non singoli episodi. Questo, infatti, NON è un romanzo autobiografico. Una cosa, a dire il vero, è comune: il tempo presente dell'azione combacia con quello in cui io vissi là con continuità: dall'autunno 2002 al marzo 2004.
4. Ogni scrittore ha i suoi modelli: quali sono i tuoi? E che generi o autori prediligi?
Questa è la domanda più difficile in assoluto, soprattutto per un esordiente. Qualunque risposta suona come arrogante, perché confrontarsi con dei grandi scrittori può apparire sacrilego. Non credo di aver copiato lo stile da nessuno, ma potessi dotarmi di magici poteri letterari vorrei la capacità di scrivere racconti di Raymond Carver, l'abilità di John Fante di rendere interessante anche i fatti più minuti, le storie di Tiziano Terzani e il successo di copie della JK Rowling (o di Stephen King, o di Dan Brown: fai tu, non sono un tipo difficile)!
5. Hai già un secondo romanzo nel cassetto?
E' già uscito dal cassetto. Ora si trova in una grossa busta chiusa, in quattro copie dattiloscritte, presso la segreteria organizzativa di un Premio Letterario. Non posso dire altro perché c'è il vincolo dell'anonimato. Stavolta vorrei provare la strada dei concorsi come trampolino di lancio, per non bussare direttamente - e senza palmares - alle case editrici. Anzi, se conosci qualche valido bando per inediti, accetto suggerimenti...
6. Tornando a Parada Ópera: perché scegliere proprio l'attentato a Madrid dell'11 Marzo 2004? Avevi già deciso in partenza che il percorso di crescita del protagonista dovesse concludersi con l'epilogo che hai preferito, o è una scelta che hai preso solo in seguito?
Dal momento in cui ho iniziato a battere a computer le prime righe del libro (era il 20 luglio del 2008) avevo chiarissima solo una cosa: l'epilogo. Sapevo dove sarei andato a finire, anche se non avevo idea di come l'avrei fatto. A differenza, per esempio, del secondo romanzo di cui ti parlavo: quello l'ho scritto quasi completamente in ordine, dal primo all'ultimo capitolo, senza sapere dove mi avrebbero portato i personaggi.
7. Si parla della possibilità di tradurre il tuo libro in spagnolo, perché venga così conosciuto anche nel paese in cui è ambientato? Come pensi che verrebbe accolto?
No, purtroppo non se ne parla, anche se quando lo scrivevo tradurlo e vederlo sul mercato spagnolo sarebbe stato il mio sogno. Per farlo il libro dovrebbe avere un clamoroso successo qui in Italia, e - forse - dovrei essere pubblicato con una casa editrice con una testa di ponte in Spagna tipo, ad esempio, il gruppo Mauri Spagnol. Ma non è così.
Diciamo che mi riservo di rispolverarlo al momento giusto, più avanti, se la mia "carriera" dovesse avere sviluppi positivi! In questo caso credo che il libro potrebbe essere ben accolto: per loro il tema delle stragi dell'11-M è ancora ben presente. Ma io l'ho trattato col massimo rispetto, quindi non credo ci sarebbero problemi.
Grazie per la disponibilità, Alessandro! Mi auguro (e auguro anche a te, naturalmente) che ci sia presto un tuo nuovo libro di cui parlare.
Grazie a te, Simona. Lo spero bene, certamente non mancherò di disturbarti quando dovessi pubblicare qualcosa di nuovo! A presto!
Si inizia col ghetto e si finisce con le marchette.
F. cosa significa?
Gli anonimi spiritosoni vivacizzano sempre l'ambiente!
Cosa significa cosa? Marchette o F.? Che in quanto ad anonimato F. dice più di Anonimo o Sakura(pensa ad un nome che inizia con la F e abbrevialo, non è poi difficile).
Poi il fatto che non mi sembrasse tanto da "Noi siamo gli emarginati per scelta..." il marchettone servito ad alessandro marchi non penso sia necessario spiegarlo meglio. Comunque pace e amore.
F., avrei preferito di no, ma bene, ti rispondo da autrice della recensione e dell'intervista [quanto all'anonimato, come vedi brutta che sia ci metto anche la faccia in quel che scrivo].
Ho letto il libro di Alessandro, l'ho recensito (e come vedi non ho esaltato e lusingato tutte le sue scelte), poi ho condotto l'intervista. Se il libro non mi fosse piaciuto avrei comunque intervistato Alessandro (che non conosco personalmente, chiariamo), magari cambiando il tono e il tipo di domande. Posto che il libro mi è piaciuto e che lo trovo migliore di molte emerite schifezze arrivate in finale al Premio Strega negli ultimi anni, cosa trovi di sbagliato se ho voluto nel mio piccolo dargli spazio su questo angolo di web -che non mi sembra così in vista da potersi permettere marchette?
^Simona o Sakura87 che dir si voglia, rintracciabile su aNobii e in decine di altri siti, sempre a volto scoperto^
Ma la gente non ha proprio niente da fare, come si fa a pensare che un blog che ha ricevuto 30.000 visite in un anno possa mettersi a fare pubblicità occulta? Mica siamo su RAI1 dove la monnezza recensita dal Mollicone a suon di bigliettoni la vedono in milioni al giorno :P