Recensione
Questo romanzo mi aveva incuriosita per la sua ambientazione in una cucina del tardo Quattrocento veneziano, e in particolare quella del Doge: speravo di trovare quell'atmosfera vivace e quasi magica che la storia dell'arte che sto studiando mi porta a immaginare, condita da ricette di un tempo passato su un sottofondo di chiacchiere e ordini da cucina.
Ammetto di essere arrivata all'ultima pagina con un pizzico di delusione, legata comunque alle mie aspettative: di vita veneziana c'è meno di quanto mi sarei aspettata, di cucina ancora meno, e la trama stessa prende una piega insolita.
I cuochi come depositari di conoscenze da tenere segrete e tramandare fino a quando sarà giunto il momento propizio mi fa tanto Codice da Vinci; i "buoni" sono fin troppo teneri, riuscendo poco credibili per il periodo storico in questione; i "cattivi" non sono nulla di più che le solite macchiette scontate, prevedibili quanto fastidiosi.
La narrazione vive alti e bassi, con parti avvincenti e altre più lente e noiose.
Luciano sembra una marionetta nelle mani degli altri personaggi: tonto e ingenuo con il capocuoco, insicuro con l'amico di strada Marco, svenevole quando ha a che fare con la sua amata Francesca.
Amato Ferrero è una presenza sfuggente, che non sono riuscita a inquadrare: talvolta paterno all'inverosimile, talvolta incline a un perdono che ha del surreale; descritto come uomo di polso temibile, lo è solo nella parole dell'autrice.
Marco, nonostante sia uno dei personaggi più antipatici, è forse il più riuscito: ragazzo di strada, abbandonato dalla madre che non poteva mantenerlo, vive con la speranza di ritrovare la sorella e portarla nel Nuovo Mondo. Nella sua fede condita da ingenuità per un futuro migliore, che sarà tale solo grazie al misterioso libro che tutti vogliono, arriva a tiri mancini nei confronti dell'amico Luciano: la sua gelosia è genuina, la sua invidia ben motivata, la sua temerarietà segue gli impulsi del momento e del cuore.
Il meccanismo di intrighi tra Venezia e Roma, e tra il potere veneziano stesso contro il Doge fa da legante alle vicende narrate, ma finisce in una nuvola di fumo che rivela non essere sostenuta da null'altro che un mistero per nulla speciale. Sembra che l'autrice abbia tentato un improbabile equilibrio a metà tra verità storica e fantasia, senza però riuscire convincente.
Qualche pecca la si trova anche nei termini più tecnici, come per esempio "gotico", entrato nell'uso comune solo nel secolo successivo alle vicende narrate in prima persona da Luciano.
La lettura è proseguita a singhiozzo e con un po' di fatica, alleviata da sprazzi di vivacità e di imprevisto: mi è piaciuto il modo di intitolare i capitoli, come "Il libro di...", che richiama il vero protagonista del romanzo, Il Libro, scorto solamente tra le ombre della cucina e le pieghe di un mantello.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'apprendista di Venezia
- Titolo originale: The Book of Unholy Mischief. A novel.
- Autore: Elle Newmark
- Traduttore: E. Valdrè
- Editore: Longanesi
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: La Gaja Scienza
- ISBN-13: 9788830426290
- Pagine: 380
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,60 Euro
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