Recensione
Rabbiosa cavalcata nell'abisso delle passioni.
Il viaggio parte lento ma con un'immediata stoccata ad effetto: "Ho ucciso mia moglie", dice l'anziano viaggiatore, il volto stanco e segnato, la voce grave. E così dà l'avvio al suo racconto: mentre il treno sferraglia in sottofondo e le stazioni si susseguono, la sua voce si fa vibrante, concitata, carica di astio e disprezzo, rotta da singhiozzi spezzati fino al culmine dell'orrore. Dopo qualche esitazione nei capitoli iniziali, in cui il lettore fatica a farsi coinvolgere da quello che sembra un pamphlet un po' datato sul senso del matrimonio, la narrazione semplice e fluida prende il sopravvento e la potenza del valore estetico di quest'opera portano alla fine in poche ore.
I pregi narrativi rimediano all'intento morale che appare, come dicevo, un po' datato, soprattutto nelle fasi iniziali. Nella Russia ottocentesca in cui si comincia a parlare dei diritti e del ruolo delle donne nella società, il matrimonio è ancora l'unico mezzo per dare un significato alla vita di una fanciulla, quantomeno nelle classi medio-alte. Questo, e il contrapposto libertinaggio sessuale in cui invece indulgono gli uomini in piena libertà, produce risultati catastrofici agli occhi di Tostoj.
Le ragazze vengono educate con l'unico obbiettivo di affascinare gli uomini, in una forma di prostituzione tanto vergognosa quanto ipocritamente celata dietro i vuoti ideali di un amore poetico e sublime, una comunione di intelletti che nulla ha a che fare con l'intimità fisica e caratteriale del matrimonio. Ai giovani viene invece concessa ogni libertà di sperimentazione in campo sessuale, senza obbligo di rispetto alcuno verso l'altro sesso. Essi si abbandonano totalmente al fascino femminile finché anche loro non cadono nella rete di qualche fanciulla di buona famiglia, rete sapientemente intessuta dagli smaliziati genitori di lei. Il risultato è un'unione coniugale che si risolve ben presto in una soffocante prigione, cosa abbastanza inevitabile quando ci si sposa ignorando totalmente chi sia l'altro.
Questo tipo di realtà suscita in Tolstoj un orrore senza fine, dal quale si può fuggire, nell'opinione dello scrittore, riconoscendo l'abominio e la depravazione che stanno dietro all'intimità sessuale fra uomo e donna, la quale andrebbe evitata in favore di una condotta morale casta e pura. Questo quindi non è un classico dramma della gelosia e il presunto tradimento della moglie del protagonista, ma solo un pretesto per giustificare la catastrofe finale, comunque inevitabile quando due nature totalmente estranee sono forzate ad una comunione quotidiana che è solo apparenza.
L'approccio rabbioso e disgustato con cui l'autore si rivolge al sesso, insieme ad alcune considerazioni sul matrimonio strettamente legate alla realtà dell'epoca ma oramai totalmente antiquate, rendono il libro in parte superato. Egli si interroga sullo scopo della razza umana, sul ruolo dell'esistenza ed identifica nell'atto sessuale unicamente una fonte di depravazione per l'uomo e di umiliazione per la donna. Da queste considerazioni, tuttavia, scaturiscono riflessioni ancora estremamente attuali, soprattutto quando si indaga sulla natura e sull'esistenza dell'amore, sulla diversità di intendere amore e sessualità tra uomo e donna, sulla vera natura del matrimonio e sul ruolo del sesso come fonte di piacere o mero strumento di procreazione, sul potere esercitato dal desiderio sessuale sugli uomini che li rende spesso ciechi e impotenti di fronte al fascino femminile, fascino che soggioga e spaventa tanto da portare Tolstoj a desiderare che le donne imparassero a vestirsi e comportarsi in modo da evitare di provocare nell'uomo passioni tanto forti e, a suo modo di vedere, degradanti.
Dettagli del libro
- Titolo: La sonata a Kreutzer
- Titolo originale: Крейцерова соната
- Autore: Lev N. Tolstòj
- Traduttore: Elisabetta Buzzone
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2006
- Collana: Oscar Mondadori
- ISBN-13: 9788804555155
- Pagine: 113
- Fomato - Prezzo: Tascabile - Euro 7,80
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