L'autrice
Aislinn è l'autrice della saga del portatore di tenebra, che si compone (per ora) di due romanzi: La luce dal cielo e Le nubi si addensano. Ha ventisette anni e vive a Novara.
Il suo blog è http://aislinn.ilcannocchiale.it/
Il libro
Il mondo di Asàyra è scosso da turbinosi venti di guerra: lo stregone Vikranor, adepto del demone Vastarath è tornato e sta per scatenare i suoi eserciti di vàstamaen alla conquista delle Terre Prime. Sono passati duecento anni da quando una luce ignota ha illuminato il cielo e il Cristallo, una fonte di magia dal potere incommensurabile, è disceso nel mondo, duecento anni da quando un'alleanza di uomini, nani ed elfi è riuscita a sconfiggere lo stregone. Fra speranza, incredulità e tensioni si rinnovano vecchie alleanze e si perpetrano nuovi tradimenti, mentre i protagonisti sono intrappolati nelle spire di un destino che non sembra concedere loro alcuno scampo.
L'intervista
1. Mmm, dunque, saltando a pie' pari la questione "pseudonimo", forse sarebbe il caso di azzardare una brevissima presentazione a beneficio dei lettori. Quindi, dimmi qualcosa di te: chi sei, che cosa fai e che cosa ti piace (a parte scrivere, ovviamente).
Sono una ragazza di 27 anni che ha sempre amato sopra ogni altra cosa l'emozione di un viaggio attraverso le pagine dei libri che divorava. Da rifugio e passatempo, la lettura è diventata lo stimolo a voler raccontare a mia volta - scrivere come un modo per vivere più concretamente i miei sogni, ma anche per comprendere meglio me stessa e il mondo che mi circonda. Sono essenzialmente una persona curiosa. Detesto la noia e la banalità e scrivere mi permette di opporre a tutto questo passioni, dubbi, riflessioni, emozioni; il che non vuol dire che viva "con la testa tra le nuvole" o "fuori dal mondo". Amo scoprire, viaggiare, la musica, il teatro, le storie... mah, io sono strana!
2. Perché dici che sei strana? Cos'è per te "strano"? E cosa è "normale"?
Penso che tutte le persone interessanti siano “strane”, cioè che abbiano qualcosa di particolare, di non comune. Strano per me significa personale, unico, sincero, che si distingue in qualche modo, che non segue le “mode”. "Normale" mi sembra un parola riduttiva, quasi sinonimo di "banale".
3. Eh be', un po' lo è (pare che ultimamente abbia sviluppato questa accezione) ora, potrei chiederti che cosa hai tu di particolare e non comune, ma mi pare che andiamo troppo sul personale! Quindi, tu hai iniziato, come molti scrittori, ad appassionarti alla lettura e poi il passo successivo è stato decidere di scrivere qualcosa di tuo?
Si (quello che ho di particolare, di "mio", spero filtri dalle pagine che scrivo)
4. E, se non sono indiscreta, a quando risale il primo tentativo?
Sai qual è la prima cosa seria che ho scritto? Cioè il primo "romanzo" quasi intero, che mi ha fatto iniziare a imparare come davvero si scrive? Insomma, il salto dalle frasette semplici da scuola, a qualcosa di più?
5. No, ma voglio assolutamente saperlo!
I Visitors, te li ricordi?
6. Diciamo di sì, che me li ricordo. Ma ti svelerò un segreto imbarazzante: non li ho mai visti perché avevo paura!
Sembra una sciocchezza. però ho iniziato da loro a capire come dovevo strutturare una storia complessa, come gestire tanti personaggi, quando, per esercizio, mi sono messa a scrivere - solo per me ovviamente, non per farlo leggere in giro - una specie di "novellizzazione" della serie originale, che è diventato un esercizio fondamentale. Imparare a descrivere quello che avevo davanti agli occhi interpretare i sentimenti che gli attori volevano esprimere e "inventarmi" pensieri ed emozioni che potevano avere, notare i "buchi", le inverosimiglianze che magari in tv passano inosservate, e inventarmi un modo per giustificarle sulla carta, fare ricerche su ciò che non sapevo (in quel caso, il tipo di armi che usavano i personaggi, le città che dovevo descrivere ecc). Diciamo che questo "gioco" legato a un telefilm è arrivato al momento giusto, quando ero ormai abbastanza cresciuta da iniziare a prendere la scrittura seriamente, ed è diventato un esercizio utile: prima scrivevo ancora in modo "infantile"; dopo aver riempito quelle pagine e pagine mi sono accorta che ero migliorata, avevo acquisito più scioltezza e profondità, credo, più confidenza con la penna. Prima scrivevo in modo più casuale, meno regolare.
7. La saga del Portatore di Tenebra ha un'ambientazione che posso definire medievaleggiante, quindi hai dovuto diventare un'esperta di armi da taglio e da lancio, di tecniche di combattimento con la spada. Come ti poni nei confronti dell'annoso problema documentazione vs "mi arrangio con la fantasia"?
Non ho la presunzione di ritenermi "esperta", perché anche se ho osservato combattimenti, ho provato a sentire quanto è pesante una spada e quanto è difficile tendere un arco, certo ci sono ancora un mucchio di cose che non so, ma non ci va molto a capire che una guerriera donna non si vestirebbe in top e scosciata, ma si metterebbe le sue brave protezioni! Prima di tutto quindi occorre il buon senso di "visualizzare" quello che descrivi: è effettivamente verosimile? Poi quello che non si sa si cerca, si chiede. Un combattimento non è una "scena d'azione"; è un momento in cui si fatica, si suda, si strappano i muscoli, si muore e si viene sfregiati, è una cosa seria. Per quanto riguarda però l'organizzazione sociale, i costumi eccetera, lo studio dell'Europa medievale può fornire spunti, ma tengo a precisare che il mondo di Asàyra non è il nostro Medioevo, quindi comportamenti o concezioni che sarebbero stati inaccettabili, ad esempio, nell'Italia del Trecento, possono essere perfettamente normali nel mondo del Portatore di Tenebra.
8. Difficile darti torto! Da accanita lettrice di fantasy mi è capitato spesso di accorgermi che uno dei grossi limiti degli scrittori sta nel riuscire a gestire in maniera verosimile i grandi eserciti. Intendo dire che non si dovrebbe prescindere da qualche nozione di tattica militare. E siccome nel secondo episodio della saga iniziamo a vedere gli eserciti muoversi, come ti sei preparata a questo?
Fin da quando ho ricordi leggo tantissimo. Anche qui, buon senso, e l'interesse per la storia medievale. Non in questo libro, “La Guerra della Falce”, ma nell'ultima parte della trilogia, la battaglia finale è ispirata, nella prima parte del suo svolgimento, a una vera battaglia combattuta all'inizio del Basso Medioevo (non ti dico quale o da chi per non svelare troppo). Sicuramente, e lo dico io per prima, ho ancora molto da studiare su questi argomenti, e continuo a farlo man mano.
9. Be', ma trovo che esserne consapevoli sia un ottimo punto di partenza. Adesso vorrei passare a dire qualcosa sui due libri che sono usciti, visto che li abbiamo nominati prima. In primo luogo, vorrei che mi dicessi di che cosa tratta La saga del Portatore di Tenebra.
Una luce precipita dal cielo, un demone sceglie lo stregone cui donare un enorme, malvagio potere… Questa è l'inizio della storia, che si sviluppa poi attraverso molti personaggi e diverse vicende intrecciate. La storia di un conflitto in cui i ruoli di “buoni” e “cattivi” non sono così sicuri; e questo è anche uno dei temi che più emerge nei libri che scrivo, il fatto che spesso sia molto difficile segnare una netta linea di demarcazione tra giusto e sbagliato, bianco e nero... Ci sono molte sfumature, nelle storie che immagino.
10. La storia editoriale di questi libri un po' complicata, nel senso che sono stati concepiti con suddivisioni differenti rispetto a quelle con cui poi sono stati pubblicati. Ci spieghi?
Allora, Il Portatore di Tenebra è pensata come una trilogia, e La Guerra della Falce è il suo primo volume. La Edigiò tuttavia aveva programmato di pubblicarlo suddiviso ulteriormente in tanti volumetti brevi, e infatti il primo episodio, La luce dal cielo, è di una novantina di pagine. Fortunatamente la casa editrice è stata molto soddisfatta di come è andato, e così quando ho chiesto se era possibile rendere gli episodi più corposi, la risposta è stata positiva. Eco perché il secondo episodio, Le nubi si addensano, ha circa 240 pagine. Per completare la Guerra della Falce resta infine un ultimo episodio che prevedo avrà dimensioni analoghe.
11. Quali sono i tuoi personaggi preferiti e perché?
Il principe Andre e i vàstamaen Evar e Snorraka, perchè tutti e tre sono sfaccettati e hanno una storia complessa, o (nel caso di Andre) la sviluppano nel corso della vicenda. Evar e Snorraka non sono i classici "cattivi", secondo me, hanno delle motivazioni e un codice d'onore e anche, soprattutto Snorraka per ora ed Evar più avanti, una certa drammaticità; Andre ha luci e ombre, una personalità che lui stesso ancora non comprende e che sarà difficile da affrontare. Ciò che più amo è creare figure che abbiano una storia alle spalle, sentimenti, dubbi, pregi e difetti insieme, che siano complessi; insomma, che siano “persone” e non semplicemente “personaggi”.
12. Noto che sono tutti e tre personaggi maschili. E fra le donne?
Devo dire che, non so per quale motivo, come scrittrice in genere mi affeziono di più e mi trovo più a mio agio con i personaggi maschili; non è una cosa programmata, semplicemente accade che la maggior parte dei miei personaggi sia maschile. Tra quelli femminili, mi piace descrivere la Dea Elissa, che però non è tecnicamente una "donna", e ho una certa qual predisposizione per Katlena, perché è così ingenua all'inizio, e sembra capricciosa e viziata, ma dimostra poi il coraggio di affrontare delle situazioni difficili e per lei ignote per inseguire il sentimento: le posso perdonare certi lati più infantili perché la condurranno poi su una strada di crescita. Mi piace anche la maga Lanyra, la compagna dello stregone Tharandyr, perché è una donna che ha molto coraggio, compie il suo dovere ma non dimentica il sentimento che la lega al suo uomo. È un aspetto che ho amato molto descrivere, mostrare come anche i maghi siano persone in carne e ossa, con lati umani ed emozioni; perché mai, mi sono chiesta, non potrebbero vivere anche loro una storia d'amore? Non volevo che fossero i soliti “vecchi saggi”, superiori ai comuni mortali e quasi slegati dalla vita vera.
13. Posto che in ogni personaggio c'è qualcosa del suo autore, in quale fra tutti i personaggi (e sono molti) dei due libri sinora editi hai maggiormente trasfuso te stessa?
Allora, prima di tutto specifico che non c'è un personaggio in particolare in cui mi identifico. Spesso gli autori scelgono uno dei personaggi principali come una sorta di "alter ego" (penso a quante volte nei libri di Stephen King compare un personaggio che è a sua volta scrittore). Nel Portatore di Tenebra non c'è nessun personaggio invece che sia "Aislinn"; però in molti di loro c'è un aspetto di me, in positivo o in negativo, oppure c'è un tratto caratteriale che rappresenta un pregio che vorrei avere o, al contrario, un difetto che non vorrei possedere. Quello che forse avvicina i personaggi a me è che... pensano troppo, cosa che faccio anch'io!
14. Penso di essere nel giusto (correggimi se sbaglio) a dire che il principale “modello” cui questa saga è ispirata è Tolkien. Però, leggendo le recensioni ricevute sinora e i pareri in rete ho notato che si ritrovano spesso variazioni sul tema “ha rinnovato i modelli tolkeniani”. Io per prima condivido questa opinione, per cui ti chiedo: come sei riuscita a fare una cosa così difficile, cioè prendere le mosse da un simile mostro sacro, conservarne l'imprinting e nello stesso tempo dar vita a qualcosa di molto più moderno e originale?
Credo che sia frutto di un processo naturale. All'inizio (e intendo circa dieci anni fa, quando ho cominciato a buttare giù le prime pagine) l'influenza era molto più evidente, ma con il tempo ho modificato diversi aspetti che ricordavano maggiormente questa vicinanza. L'influenza più importante che Tolkien ha avuto per me è stata spingermi a voler concepire un mondo che fosse il più possibile completo e verosimile, e da questo deriva quella stratificazione che anche tu hai notato, con accenni alla storia, ai miti, alle leggende, alle lingue, ai costumi dei diversi popoli eccetera; cenni che ci sono nel libro, ma che ovviamente rimandano a un "di più" che io conosco e che fornisce lo sfondo. In particolare poi direi che fin da subito ho voluto coscientemente modificare quelle cose che meno mi convincevano del mondo Tolkieniano; ad esempio, gli elfi sono presenti nel mio libro, ma immediatamente ho capito che non avrei mai considerato credibili o accettabili, nel mio mondo, degli elfi che fossero perfetti, saggi, tutti bellissimi e bravissimi in ogni cosa, e addirittura immortali! Io volevo che fossero un'altra razza, diversa dagli uomini, ma reale, concreta, non "angelicata", e quindi i miei elfi hanno i loro difetti, commettono sbagli e vivono passioni molto terrene e reali, oltre a non essere affatto immortali: per quanto godano di una vita lunga alcuni secoli, alla fine invecchiano e muoiono come tutti. Ho cercato insomma di imprimere la mia voce a ogni aspetto di questo mondo, di interpretare tutto secondo quello che mi risultava più vero e congeniale, che era più adatto a esprimere ciò che volevo dire. Ogni tanto poi mi diverto a giocare con i clichè, ad esempio c'è sì un "bianco stregone", Tharandyr, che è il più importante mago buono (una sorta di Onu, lo definisce il prof. Italo Allegra, che spesso mi accompagna durante le presentazioni) ma non ha nè la barba lunga né il bastone nP i tonaconi e non veste affatto di bianco.
15. Domanda di rito. Quando uscirà il terzo volume della saga?
Risposta di rito: non lo so! O meglio, si parla del 2010, ma non ho ancora discusso della cosa con Edigiò. Diciamo che il secondo è uscito a marzo 2009, posso imaginare che ci sarà almeno lo spazio di un anno tra il secondo e il terzo. Di sicuro troverete tutte le news nei miei siti: http://aislinn.ilcannocchiale.it/ e http://www.facebook.com/pages/Aislinn/29886177225.
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