Un rumore inconsueto che proviene da un appartamento stravolge improvvisamente il loro destino: il vicino di casa, un liceale che le quattro amiche chiamano il Vermiciattolo, ha ucciso la madre ed è scappato con la bici e il cellulare di una di loro. In fuga dalla polizia, il giovane assassino inizia a contemplare affascinato il proprio volto riprodotto in innumerevoli fotografie e servizi televisivi, assapora l’improvvisa visibilità mediatica, il racconto della sua vita riscritto da giornalisti e reporter, e asseconda l’ossessiva curiosità collettiva intorno alle ragioni che lo hanno spinto a uccidere. Il pigro distacco del giovane si trasforma progressivamente in una consapevolezza crudele: insensibile alle conseguenze del suo crimine, vuole che le ragazze scrivano per lui un manifesto filosofico che giustifichi ed esalti la lucida follia delle sue azioni…
Immerse in una vita di chat, messaggi sul telefonino e Reality TV, le quattro adolescenti scoprono un mondo scabroso e brutale, in cui la propria esperienza e le proprie inclinazioni diventano fonte di tensioni e minacce. Una realtà popolata di bambini e ragazzi in attesa di una guida, di un esempio, di un salvatore che li riscatti dalla noia invincibile di un sistema incapace di comprendere la loro diversità, la radicale distanza che li separa dai genitori e dalle generazioni che li precedono. E il loro profeta può essere chiunque, anche un assassino. Basta che sia capace di ribellarsi, in nome di tutti loro.
Recensione
Che cos'è il real world? Me lo sono chiesto non appena voltata l'ultima pagina di questo libro. Se ci si limita a valutare la trama si tratta di una storia di gioventù allo sbando, nemmeno troppo originale. Di una critica alla società che non è in grado di supportare questi giovani dando loro ciò di cui hanno davvero bisogno, e, in particolare, di un feroce atto d'accusa alla società giapponese, che soffoca ogni minimo anelito di individualità in nome di un carrierismo portato all'eccesso, che inizia praticamente dalle scuole elementari. Dalla scuola che frequenti si capisce che cosa diventerai in futuro: una scuola pubblica poco prestigiosa, un liceo nel quale possono entrare tutti preclude allo studente le future possibilità di lavoro. E così questi ragazzi non possono permettersi di essere giovani nel vero senso della parola, perché le loro vite sono scandite da continue prove: esami di ammissione, doposcuola, medie tenute sotto stretto controllo, genitori che ti scaricano addosso le loro aspettative frustrate. "Ho studiato fino a sputare sangue e sono riuscita ad alzare la mia media di ben dieci punti", dice la motivatrice del doposcuola a Toshi, che tace ma si chiede: "Sei scema? E chi te lo fa fare?"
Quel che mi piace della narrativa giapponese è lo sguardo acuto, che va oltre l'apparenza delle cose e ne coglie il significato profondo. Così, dietro alla storia del Vermiciattolo e delle quattro amiche c'è il problema della definizione di sé e della propria identità. Forse è quello il real world? La vera essenza, il "sé" nudo e crudo, privo delle finzioni con le quali proteggiamo i nostri segreti più intimi, quelli che non vogliamo mostrare a nessuno, quelli che non vogliamo ammettere con noi stessi?
E come ci si rapporta con le persone che stanno al di fuori del nostro real world? Sono "reali" anch'esse? O sono come i personaggi di un cinema al contrario, ci guardano dallo schermo di celluloide mentre proiettiamo a loro uso e consumo un'immagine falsa? E, in questo caso, siamo moralmente responsabili se le feriamo, le uccidiamo, le facciamo uscire dal real world? Sono come comparse di un videogioco sparatutto, che vengono abbattute senza pietà e senza remore nella corsa alla meta, quale che sia?
L'azione brutale del Vermiciattolo - che in una torrida mattina d'estate uccide la madre - incrina e finisce per distruggere il mondo delle quattro ragazze. Questo mondo adolescenziale, quasi da shojo manga, è tutto tranne che reale. La loro amicizia, per quanto sincera e sentita, è affetta dai segreti, come una mela sana all'apparenza e che nasconde i vermi dietro una buccia lucida, e finirà per esserne divorata. Toshi che si nasconde dietro l'identità di Hori Ninna; Terauchi, la più intelligente, che si finge stupida per non essere ferita; Yuzan, che lotta per nascondere la sua identità sessuale e nello stesso tempo è incapace di non manifestarla; e Kirarin dalla doppia faccia: tutte loro, una dopo l'altra, saranno costrette a buttare giù la maschera e a fare i conti con se stesse. Il risultato sarà tragico, ma porterà a una nuova accettazione di sé e del proprio essere.
Questo è il secondo libro della Kirino che leggo (il primo è stato l'assai più corposo Le quattro casalinghe di Tokyo) e mi è piaciuto davvero molto. L'autrice usa il punto di vista dei personaggi, uno per capitolo, in modo da svelare al lettore il real world di ogni personaggio pur mantenendolo nella più stretta riservatezza. Lo stile della Kirino è molto secco, crudo e nello stesso tempo elegante. La storia va avanti spedita, man mano che ci si addentra nei meandri della psicologia dei cinque protagonisti. E alla fine ti porta a chiederti: "Ma qual è il mio real world?"
Dettagli del libro
- Titolo: Real World
- Titolo originale: Riaru Warudo
- Autore: Kirino Natsuo
- Traduttore: Gianluca Coci
- Editore: Neri Pozza
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Bloom
- ISBN-13: 9788854503533
- Pagine: 256
- Formato - Prezzo: Brossura - 15.50 Euro
Davvero molto originale la trama...e anche un pò macabra questa nuova consapevolezza dell'assassino...
UN saluto!