Recensione
Devo innanzitutto dire che mi sono avvicinato all'universo "Harry Potter" con molti pregiudizi, sia sulla storia sia sull'autrice. Non avevo mai letto un libro né visto un film e, vuoi perché non ho mai avuto una reale voglia di leggerlo, vuoi perché trovavo il fenomeno Harry Potter sopravvalutato o vuoi perché sono un fan sfegatato di Sir Terry Pratchett, ho cominciato a leggere il primo libro non per curiosità ma più che altro per vedere se i miei pregiudizi fossero fondati.
Ho cominciato con il primo, "Harry Potter e la pietra filosofale" (letto in inglese, da buon scettico, proprio per vedere come scrive J.K. Rowling), e l'ho trovato un libro carino, ma niente di straordinario. Il mio scetticismo, però, ha cominciato a vacillare. Vuoi vedere che il maghetto non è poi così male? Quindi ho preso il secondo, "Harry Potter e la camera dei segreti" (letto stavolta in italiano, ma con la traduzione, come spesso accade anche con i libri di Pratchett, molto del cosiddetto "English humor" viene perso in frasi banali), ma, letta l'ultima pagina, tra i trionfalismi del mio lato diffidente, ne sono rimasto poco soddisfatto.
Quindi eccomi alla "prova del tre", il terzo capitolo della saga, "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban". Premetto: penso sia un libro veramente bello, nonostante una traduzione della Salani quantomeno superficiale, soprattutto con i congiuntivi (e non mi riferisco solamente al voluto modo di parlare di Hagrid). J.K. Rowling è maturata moltissimo nello stile e non scrive poi così male, anche se a volte scade in frasi banali. La storia si fa leggere con piacere, cominciano anche a trapelare delle tematiche un po' più adulte e in alcuni momenti mi sono perfino sentito col fiato sospeso prima di girare le pagine. Però sono i personaggi secondari la vera forza di questo libro: primi fra tutti Sirius Black, (che fa, con i dovuti paragoni, un po' come Marlon Brando in "Apocalypse Now"; si vede solamente alla fine, ma con la sua presenza illumina tutta la storia!), e il professore di difesa dalle arti oscure Lupin. Trovo invece ancora un po' fermi, piatti e didascalici i personaggi principali. Infine, finalmente, le partite di quidditch sono descritte per bene e restituiscono quel sano pathos da evento sportivo che mancava nelle altre partite nei precedenti libri.
In conclusione, "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" è di gran lunga il libro migliore dei tre della serie che ho letto e spero che questa crescita possa esserci anche nel capitolo seguente, con buona pace del mio lato scettico.
Dettagli del libro
- Titolo: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
- Titolo originale: Harry Potter and the Prisoner of Azkaban
- Autore: J.K. Rowling
- Traduttore: Beatrice Masini
- Editore: Salani Editore
- Data di Pubblicazione: 2000
- ISBN-13: 9788877828521
- Pagine: 366
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 18,50 Euro
Sulla traduzione concordo: molto english humor si perde e, in genrale, si rende il linguaggio molto più per bambini rispetto all'originale inglese. Detto questo Il prigioniero di Azkaban è secondo me il migliore della saga, anche se forse Il calice di fuoco non è da meno..
Ho notato anche in altri libri della Salani una certa "superficialità" nelle localizzazioni dei libri. Questo è un parere personale e non voglio parlare male dell'operato dei traduttori perchè si possono capire facilmente le difficoltà alle quali si và incontro con le opere inglesi, però certe scelte, esempio ravenclaw=pecoranera, sono quantomeno discutibili. Comunque ammetto, come già detto nella recensione, che il maghetto comincia ad appassionarmi, anche se più per l'universo che gli gravita attorno che per il protagonista stesso, e quindi credo che la saga me la leggerò tutta e spero che comunque si mantengano più o meno su questi standard anche gli altri libri...
Mega OT: solo a me le illustrazioni italiane per i libri fanno cagare?
beh, in effetti non sono bellissime, tanto per usare un alitote...