Recensione
Reputo decisamente una fortuna aver incontrato un libro come questo, di quelli cioè non sostenuti da una major della distribuzione e che deve avvalersi perciò del sottile lavorìo dell'artigianato per arrivare ad incontrare un pubblico di lettori. La stessa casa editrice, nell'interpretare alla perfezione l'idea del "piccolo è bello", è una di quelle dove la ricerca del libro, la cura (quasi il cullarsela) nello svezzare la storia e l'autore, il fiuto nello scovare l'universale in storie che a prima vista sembrano tarate su interessi e memorie locali, svelano i grandi talenti della passione e del gusto applicati all'editoria.
Perché il romanzo di Luigi Pilo, giornalista per tanti anni al Tirreno, ha subito attivato alcune sinapsi e mi ha riportato ad altri grandi romanzi della memoria storica, del nostro passato, tra Seconda Guerra e Resistenza Partigiana. I primi legami che mi sono venuti in mente (ma davvero i primissimi) sono il grande Calvino dei Sentieri dei nidi di ragno oppure il Cassola della Ragazza di Bube, Fenoglio e Il partigiano Johnny. Insomma, siamo dalle parti della letteratura che resta, di quella che fa memoria e, in parte, storiografia.
Il primo elemento che salta agli occhi è lo spessore memorabile di alcuni personaggi che Pilo tratteggia in maniera esemplare, da narratore consumato (tanto da arrivare a pensare che certi caratteri e certe figure siano stati vissuti direttamente dall'autore), senza che nessuno di questi prenda il sopravvento sugli altri: il grande respiro del libro è infatti quello della narrazione, del racconto arioso e articolato dove i personaggi interagiscono, anche a distanza tra i capitoli che seguono un loro filo, non necessariamente cronologico, a comporre il mirabile disegno della vicenda. L'autore, in questo cercando una sponda molto più modesta della realtà, lo considera un giallo, un intreccio in cui l'epica del mistero da risolvere debba essere scopo e soluzione della lettura. Io lo considero piuttosto una dimostrazione lampante della potenza della memoria storica, quella delle persone e delle rispettive esistenze ma anche e soprattutto quella con la "s" maiuscola. La Storia, s'incontra in questo libro e non soltanto perché i fatti narrati fanno riferimento ad un periodo fondamentale del Novecento ma proprio perché Pilo ne sfiletta il cuore, la parte che oserei definire eterna. Quella della memoria, appunto, del senso delle radici. Non il come eravamo allora, ma il "che cosa" abbiamo fatto, dove siamo transitati, quali comportamenti, quale etica ci hanno portato fino all'oggi. O fino all'epilogo della storia che, tra le altre cose, sorprenderà per forza e taglio originale.
Trattandosi di un romanzo corale, molti sono i personaggi che risaltano dalle pagine (ne ricordo solo un paio, il Rosso e Tullio Mazzei) e che si fanno specchio di altrettante vicende umane tratteggiate con dovizia e gran mestiere: con l'umana partecipazione che, come già detto, rimanda a classici ormai consolidati della nostra letteratura novecentesca. Non sarà facile, per un libro così discosto dal mercato caotico di questi tempi, trovare l'attenzione che merita e che sicuramente ripaga della lettura: il peccato più grande sarebbe l'oblio (il titolo ammicca), soprattutto per coloro che non potranno incontrarne le pagine.
Dettagli del libro
- Titolo: Echi dall'oblìo. Cronache di uomini soli
- Autore: Luigi Pilo
- Editore: Edizioni Erasmo
- Data di Pubblicazione: 2008
- ISBN-13: 9788889530153
- Pagine: 396
- Formato - Prezzo: Brossura - 16,00 Euro
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