Recensione
...a metà con il giallo-giudiziario, in cui si ha un mistero da scoprire, delle prove archiviate come reperti, delle testimonianze e tante teorie da supportare o confutare...
...a metà con la tragedia classica, in cui il mito è ormai noto e i contenuti hanno un significato catartico che aiuta a purificarsi dal male...
...a metà con il teatro pirandelliano, in cui spettatore e attore si confondono continuamente, e uno entra nella scena dell'altro, con le sorelle che sembrano recitare inconsapevoli per il loro pubblico di adolescenti e invece alla fine sono questi ultimi a scoprirsi marionette guidate dalle sorelle...
...a metà con un mito, con la sua forma di racconto corale, con la sua voce narrante che sembra giungere dal passato dell'umanità, che sembra investita del ruolo quasi sacro di tramandare la storia delle Lisbon ai posteri...
Indietro, attraverso i generi letterari questo romanzo ci ha condotto alle radici del nostro essere Uomo, partendo da una storia che sembra così ben radicata nel suo momento storico e culturale, in un'America agli albori del capitalismo, in cui cominciavano a farsi spazio le lotte dei lavoratori, in cui l'unità sociale non è l'uomo da solo ma la famiglia e la comunità intera. Eugenides sa bene che una storia universale non può esistere e per questo la fa raccontare con una prima persona collettiva da chi vi ha preso parte: è necessario un filtro che guardi agli avvenimenti di quell'anno "maledetto" con la storicità e le convenzioni e i pregiudizi a cui ogni essere umano è soggetto.
Ma se andiamo a togliere questo filtro ci resta una storia collocata in un non-luogo (classica ambientazione neutra, in cui il qui e l'altrove sono compresenti) e in un non-tempo (un tempo in cui è negata la più naturale delle contingenze, la morte, a causa dello sciopero dei necrofori), in cui le sorelle Lisbon sono paradigma dei tormenti dell'uomo, delle pulsioni rimosse più profonde: perché vivere? perché soffrire?
E' Cecilia a rivelarcelo sin dall'inizio: "Vivono soltanto ventiquattr'ore. Nascono, si riproducono e schiattano. Non hanno neanche il tempo di nutrirsi." Ai suoi occhi la vita è una corsa verso la Morte e lei decide di andarle incontro, come un animale sacrificale, come una vergine che si immola sull'altare della divinità.
E' la Morte quindi la sola protagonista del romanzo, Cecilia è la sua sacerdotessa e le sorelle sono solo le seguaci di questo culto antico come il mondo.Un culto pericoloso perché mina alla base il concetto stesso di istinto di sopravvivenza, un culto che la coscienza lucida e razionale deve ignorare.
E le sorelle Lisbon per questo vanno dimenticate: perché hanno ceduto al richiamo dell'oscurità, alla pace eterna, all'immobilità. Perché hanno dato voce ad un malessere comune a tutti, hanno dato una risposta alla domanda che tutti, in silenzio, ci poniamo.
Dettagli del libro
- Titolo: Le vergini suicide
- Titolo originale: The Virgin Suicides
- Autore: Jeffrey Eugenides
- Traduttore: Cristina Stella
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 1993
- Collana: Contemporanea
- ISBN-13: 9788804459934
- Pagine: 257
- Formato - Prezzo: Brossura - 9,00 Euro
Bellissimo commento e bel film =) il libro non so, ci farò un pensierino.
Grazie mille!! Il film non l'ho visto, rimedierò presto, sono curiosa di capire come si può sceneggiae un romanzo in cui i dialoghi sono quasi inesistenti!!