Recensione
E' il primo libro che leggo della Vargas e sinceramente sono perplessa, mi aspettavo qualcosa di più. Ciò che più ho apprezzato è lo stile: originale, scorrevole e ironico, così come i personaggi, tutti un po' surreali, impegnati a dialogare secondo canoni che vanno al di là della normale logica.
D'altra parte proprio i personaggi rappresentano uno dei punti deboli di questo libro perché, se da un lato sono abbastanza strambi da suscitare simpatia, dall'altro sono decisamente poco approfonditi, e diventa difficile per il lettore comprendere certe loro reazioni e affezionarglisi, con il rischio che restino delle semplici macchiette. In particolar modo le conversazioni tra i protagonisti sono spesso molto nervose, soprattutto nella prima parte del libro, dove il protagonista Ludwig è pronto a scattare aggredendo il proprio interlocutore per un nonnulla. Questo rende la lettura poco piacevole, perché comunica un senso di irritazione e nervosismo assolutamente sproporzionato rispetto a quanto sta accadendo.
Un altro punto che mi ha convinta a metà è la trama gialla, anch'essa in partenza abbastanza originale: un serial killer che sembra essere già noto dalla prima pagina, difeso da un'anziana prostituta in pensione un gruppo di detective dilettanti composto da un ex poliziotto riciclato come traduttore e tre storici in perenne bolletta. Il problema è che il vero colpevole si intuisce abbastanza in fretta e il fascino del giallo perde un po' di consistenza.
Il risultato finale è quello di un libretto simpatico che si fa leggere in paio di giorni ma che, una volta chiuso, si dimentica abbastanza in fretta.
Dettagli del libro
- Titolo: Io sono il Tenebroso
- Titolo originale: Sans feu ni lieu
- Autore: Fred Vargas
- Traduttore: Maurizia Balmelli
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2006
- Collana: Stile libero - Noir
- ISBN-13: 9788806182649
- Pagine: 254
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 12,50
"Io sono il tenebroso" è il secondo romanzo della (per ora) trilogia degli Evangelisti: non so come mai tu abbia deciso di cominciare proprio da questo, ma non è stata una scelta felice, proprio perché ti manca tutto l'antefatto. Leggere un romanzo che fa parte di una serie senza aver affrontato i capitoli precedenti è come guardare un quadro in parte nascosto: lo si può apprezzare ma non comprendere del tutto.
I personaggi che tu temi restino al livello di semplici macchiette lo sono proprio perché non ha senso ripetere quanto già scritto in precedenza: restano epidermici solo per chi non li conosce già. Non si può pretendere che un autore parta da zero ogni volta che affronta un seguito: Luca, Marco e Matteo sono già ben delineati in "Chi è morto alzi la mano", e tanto basta. Che Einaudi abbia pubblicato i romanzi con un ordine che non sta né in cielo né in terra è un altro paio di maniche, oltre che un'assurdità.
Ludwig è brusco per sua natura, ha la testa piena di pensieri e vorrebbe occupare il suo tempo in modo più costruttivo che fare da balia al figlioccio di una vecchia amica sospettato di omicidio: non ho avvertito quella spiacevole tensione che ti ha irritata.
Riguardo alla soluzione del giallo intuibile abbastanza presto, non lo trovo un difetto così eclatante: la Vargas ha il dono di saper tirar fuori un mondo intero da un nonnulla. E se il lettore ha chiaro abbastanza presto chi possa essere il colpevole, potrà comunque farsi incantare da una scrittura elegante e insolita, rara in un mondo in cui gli autori di thriller hanno come principale modello Deaver e pongono l'azione in primo piano, sempre e comunque. A questo proposito, la Vargas è una maestra nel costruire una storia verosimile perfino da un ossicino cacato da un cane: "Un po' piò in là sulla destra" è un nulla di fatto per tre quarti, eppure resta il mio preferito per come pian piano la trama si snoda in un crescendo sempre più fitto di legami inaspettati.
Prima di dimenticare questo "libretto simpatico", quindi, ti consiglierei di dedicare altri due giorni del tuo tempo al primo romanzo della serie: poi, credo, potrai dare un giudizio più preciso e soprattutto più completo a un'autrice che merita molto più di quanto scrivi.
Per quanto riguarda l'ordine di lettura hai ragione, non conoscendo l'autrice mi sono basata sull'ordine di pubblicazione in Italia e ho scoperto solo successivamente che il libro non era il primo della serie, comunque ho già acquistato Chi è morto alzi la mano, così potrò farmi un'idea più precisa sui personaggi.
Detto questo, a mio sindacabilissimo giudizio, l'isteria del personaggio di Ludwing rimane irritante e non trovo una qualità positiva in un giallo il fatto che a metà libro già si capisce il colpevole; la mia opinione si riferisce al romanzo che ho letto che, avendo una trama a sé stante, mi sento libera di definire simaptico ma che si dimetica in fretta.