Recensione
Non sono un’estimatrice di Palahniuk (è il suo primo libro che leggo) e non sono un’amante del genere pulp, che in questo caso specifico può riassumersi come ‘sesso-violenza-droga-perché-io-sono-contro-la-società-capitalistica-yeah’. Andiamo, Palahniuk, tu e i tuoi personaggi i sedici anni li avete superati da un pezzo, no? E’ finita l’età del remar contro perché questo mondo fa schifo e del comportarsi contro le regole per metterlo a soqquadro, cazzo, dico, sbaglio?
Fight Club, per buona pace del mio giudizio, si sovrappone solo in parte a questa definizione, e riesce a raggiungere una sua unità e genialità di fondo grazie a scelte narrative impeccabili. La prima metà, però, non riesce a staccarsi il bollino che le ho appiccicato.
Il primo capitolo, ben lungi dall’essere comprensibile, mostra il protagonista (che narra in prima persona) nell’ultimo atto della storia: sarà il resto del romanzo a spiegarci gli antefatti, fino al momento della ricongiunzione con l’incipit. La parte iniziale del libro è pressoché incomprensibile: conosciamo il protagonista e il suo lavoro, conosciamo una certa Marla che non si capisce cosa faccia e cosa voglia, conosciamo un certo Tyler apparso di punto in bianco, intuiamo l’andazzo del romanzo: personaggi depressi, insonni, drogati. Ci vorranno decine di pagine per entrare nel vivo, collocare ogni apparizione al suo posto, capire chi abita dove e con chi, chi lavora con chi, superare (almeno nel mio caso) l’insofferenza verso chi deve far del male a sé e agli altri perché sì.
Poi arriva l’illuminazione: il Fight Club. Finalmente, qualcosa nel romanzo inizia ad acquisire un senso, ed entriamo lentamente nei meccanismi dell’opera: il Fight Club è un luogo dove staccare la spina, dove darsi alla violenza e basta. Togliti la camicia, sfilati le scarpe e picchia più forte che puoi. In un crescendo di violenza e di repulsione (sapone creato con il grasso degli scarti da liposuzione, disgustose ‘aggiunte’ nei piatti di un ristorante, orrende ustioni nella pelle a mo’ di marchi causate con la liscivia, incubi fuorvianti e repellenti castrazioni), il Fight Club fondato dalla mente malata trova la sua naturale evoluzione nel Progetto Caos: sovverti ogni regola, danneggia, uccidi, metti a soqquadro, finché…
Finché? Finché il Progetto Caos non diventa un’organizzazione con quelle stesse regole che si tentano di eliminare nella società capitalistica? Quando si è annullato l’ordine, non è forse il disordine il nuovo ordine?
Un libro irritante e disturbante, da leggere e interpretare, capace (inaspettatamente e banalmente) di far riflettere, nel bene o nel male.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Fight Club
- Titolo originale: Fight Club
- Autore: Chuck Palahniuk
- Traduttore: Tullio Dobner
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2004
- Collana: Piccola Biblioteca Oscar
- ISBN-13: 9788804508359
- Pagine: 223
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 8,80
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