Recensione
Rose Madder dell’horror fantastico ha ben poco, ma certo non si può dire che il terrore scarseggi tra le sue pagine, un terrore molto concreto e reale incarnato in un marito violento. Un marito folle, brutale e tendente al cannibalismo.
Rose ha trentadue anni, e ha trascorso buona parte della sua vita annichilita da Norman, poliziotto in carriera. Non ha avuto il coraggio di lasciarlo nemmeno quando lui, a calci, le ha causato un aborto; ma, chissà perché, è bastata la vista di una macchia di sangue sulle lenzuola per convincerla a prendere la borsetta e la carta di credito, e ad abbandonare in fretta e furia la città.
Grazie alla gentilezza di un bigliettaio della stazione, che la indirizza alla casa famiglia ‘Figlie e sorelle’, e a quella della direttrice, Rose riesce a rifarsi una nuova vita, e il suo primo acquisto per il piccolo appartamento che riesce ad affittare è un quadro, scambiato in un banco di pegni con la sua fede nuziale, che la attrae inspiegabilmente: raffigura un paesaggio dal sapore classico, con una donna di spalle avvolta in un chitone color rosa di robbia (rose madder) che contempla le rovine di un tempio.
Grazie al banco di pegni, Rose non solo trova un bel lavoro (uno sconosciuto la assume come lettrice nella sua ditta di audiolibri), ma anche una bella conoscenza nella persona del titolare del banco, Bill Steiner, e un biglietto d’ingresso nel mondo del soprannaturale, dato che il quadro è più vivo di quanto si sarebbe mai aspettata. E la donna in chitone è l’unico aiuto su cui può contare, dato che Norman non intende abbandonare l’idea di trovarla per far quattro chiacchiere con lei.
Il mondo del quadro è un guazzabuglio mitologico, con neonate intrappolate nel labirinto del Minotauro, donne in chitone molto simili a oracoli, o forse Gorgoni, acque che causano l’oblio e antiche scalinate. King suggerisce molti particolari che potrebbero far identificare il mondo del quadro come Lud, una città del Medio-Mondo più volte incontrata nella saga della Torre Nera.
E non è forse il ka che permea questo romanzo?
Chissà?
Il risultato è un bellissimo libro, magari dall’inizio un po’ lento, ma che acquista sempre più velocità con il procedere della storia. Norman è un personaggio crudamente realistico, mentre Rosie purtroppo rappresenta una visione fin troppo ottimistica della realtà: la donna che, finalmente, trova il coraggio di fuggire, e grazie a fortuite (e a volte soprannaturali) coincidenze riesce a rifarsi una vita.
Se si esclude il modo in cui Rose prende coscienza di dover fuggire dal marito, un po’ affrettato e superficiale, l’evoluzione del suo personaggio è ben congegnata e affascinante –è una donna che non può risultare antipatica-, mentre Norman instilla la dovuta dose di furia castratrice. Sono i veri protagonisti del palcoscenico, anche se, ergendosi dalla machina, su di loro si staglia l’inquietante ombra color rosa di robbia di Rose Madder.
Consigliato a tutti, ma, se proprio volete che ve lo dica, penso che le donne ne saranno inevitabilmente più catturate, data la loro (nostra) nota tendenza alla solidarietà.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Rose Madder
- Titolo originale: Rose Madder
- Autore: Stephen King
- Traduttore: Tullio Dobner
- Editore: Sperling & Kupfer
- Data di Pubblicazione: 2002
- Collana: Super Bestseller
- ISBN-13: 9788882743932
- Pagine: 510
- Formato - Prezzo: Brossura - 11,90 Euro
una parte del tema sembra comune a "Dolores Claiborne"...
ma sulla solidarietà femminile, scherzavi, vero?!
Chissà :D